venerdì 7 febbraio 2020
Il leader di Italia viva è pronto a non votare l'accordo raggiunto ieri a Palazzo Chigi e attacca: «Senza noi mancano voti in Auila». Bonafede: si va in Cdm con questo testo. Conte: basta rinvii
il ministro della Giustizia all'uscita del vertice di maggioranza ieri sera a Palazzo Chigi

il ministro della Giustizia all'uscita del vertice di maggioranza ieri sera a Palazzo Chigi - Ansa/Claudio Peri

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Accordo, ma non troppo. O meglio non con tutti. Sulla prescrizione la maggioranza continua a vacillare e anche il vertice di ieri sera a Palazzo Chigi non ha sciolto tutti i nodi, con Italia viva che continua a puntare i piedi ed è pronta anche a lasciare il governo. Il partito guidato da Matteo Renzi, infatti, sa che non sostenendo la mediazione portata avanti dal premier Conte in Consiglio dei ministri (forse ce ne sarà uno straordinario lunedì) l'esecutivo potrebbe non avere i numeri necessari in Aula. Mentre però stamane il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ribadisce che non ci sarà alcun lavoro ulteriore sul lodo Conte bis e si andrà in Cdm con il testo uscito dal vertice di maggioranza di ieri sera, Matteo Renzi continua a scalpitare.

«Questo accordo a tre, a mio sommesso avviso, non ha la maggioranza in Parlamento», dice il senatore di Scandicci. E a chi gli chiede se Conte potrà trovare 50 centristi pronti a sostenere il governo ribatte: «Io non ho problemi su questo, se lui trova i voti nel mondo della destra io sono contento per loro, un po' meno per il Paese, ma noi non lo faremo. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti, rischiano di fare un pasticcio». Ma la prescrizione potrebbe essere il nuovo inciampo anche per la durata dell'esecutivo Conte bis. «Un appoggio esterno significherebbe che dovremmo far dimettere i nostri ministri, spiega ancora Matteo Renzi, ricordando che «Bellanova è la numero uno sull'agricoltura, Bonetti sta lavorando bene, il sottosegretario Scalfarotto è l'unico che capisce di export. Noi non vogliamo lasciare. Poi se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d'ora». Poi dopo gli attacchi arrivati fa più fronti via Twitter replica: «L'accordo di ieri Pd-5s produce "danni devastanti" per gli avvocati. Non capisco perché insistano a dire no al lodo Annibali. Forse perché loro non amano essere definiti garantisti. Noi invece sì».

Tuttavia dal governo si va avanti. «Stiamo riflettendo su diverse ipotesi» sullo strumento con cui approvare il lodo Conte-bis
sulla prescrizione, «tra cui il decreto legge», ha sottolineato a margine di un evento a Firenze Alfonso Bonafede, rispondendo poi a chi gli chiedeva se il lodo Conte-bis sulla prescrizione fosse ancora perfezionabile con parole chiare. «No. Poi, per carità, c'è il Parlamento che è sovrano e ci sono ancora i passaggi parlamentari - aggiunge - però diciamo che abbiamo fatto otto vertici, ora si va in Cdm su quel testo, poi chiaramente, a seconda di come si deciderà di portare il Conte-bis, allora a quel punto il Parlamento avrà la possibilità di esprimersi».

Duro anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «Se a volte si dice che si attacca il Matteo sbagliato, qualcuno è ossessionato e ha attaccato questa mattina il partito sbagliato». Sulla prescrizione è evidente, secondo il responsabile dei dem, che sono stati fatti sostanziali passi avanti e «il ministro ha sostanzialmente cambiato posizione. Questa è la verità, tutto il resto è propaganda di chi piccona alleati e non avversari, di chi porta avanti una posizione che sta diventando ambigua». Non tarda ad arrivare la replica di Italia viva, per bocca del coordinatore nazionale Iv Ettore Rosato: «Paradossali le parole di Nicola Zingaretti. Noi siamo gli unici a difendere le cose fatte con il Pd, riforme importanti e serie». Poi il vicepresidente della Camera dei deputati aggiunge: «Difendiamo la Orlando, noi. Sulla prescrizione si può stare con avvocati e magistrati o con Bonafede e Travaglio. Noi abbiamo scelto».

Ma è a tarda mattinata che interviene su Facebook anche il premier Giuseppe Conte. «Ai cittadini non interessano le formule astratte, gli schieramenti pregiudiziali. Ai cittadini interessa che il sistema giustizia offra un servizio efficiente, adeguato, giusto». Per questo si sta lavorando per «accelerarne i tempi», sia sul fronte della giustizia civile che penale. Poi un messaggio ai partiti che compongono il governo: «Confido che tutte le forze di maggioranza riescano a condividere la medesima ragionevole posizione. Nel frattempo andiamo avanti, non possiamo e non c'è tempo da perdere. Il Paese vuole correre, e noi abbiamo l'obbligo di scandirne il ritmo».

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