sabato 9 ottobre 2010
All’indomani della discussione sulla proposta di limitare l’obiezione di coscienza per l’interruzione di gravidanza e l’eutanasia (finita invece con una solenne riaffermazione di tale diritto), l’analisi di chi si è opposto a un abuso che sarebbe stato «un vulnus inaccettabile» con i princìpi che costituiscono le nostre radici più profonde.
- Il silenzio degli incoscienti di Gianfranco Marcelli
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«È possibile far vincere il pieno rispetto dei diritti umani,della sovranità nazionale e del buon senso anche con i numeri». Luca Volontè, capogruppo del Ppe del Consiglio d’Europa, riflette sullo straordinario risultato conseguito giovedì pomeriggio nel Palazzo d’Europa di Strasburgo, quando l’assemblea parlamentare ha ricevuto dalla commissione Affari sociali una risoluzione che voleva cancellare l’obiezione di coscienza in materia sanitaria (aborto e eutanasia) e l’ha trasformata in un documento che invece la tutela e la riafferma solennemente in Europa. Cosa è successo dunque?A fronte della assurda e pervicace volontà della ideologia pro-aborto e di un femminismo radicale, dopo un anno di inviti da parte dei Popolari e Cristiani democratici al Consiglio di Europa per aprire un confronto di merito, siamo stati costretti a mettere in votazione e cambiare totalmente quel rapporto.Cosa affermava il documento della McCaffertyGià nel titolo era tutto una contraddizione, non é possibile infatti pretendere di regolare la coscienza delle persone, a meno che non si voglia cadere nel ridicolo e nel macabro esercizio delle ideologie totalitarie. Per un anno intero, noi popolari abbiamo chiesto di fermarsi a riflettere, di ascoltare le organizzazioni dei medici, di chiedere pareri ai Comitati di Bioetica e valutare i dati con i singoli Stati. Nulla, tutto si é negato perché si voleva approvare una ideologia basata su un diritto assoluto dell’aborto a scapito degli stessi diritti umani. Ma siamo a 60 anni dalla firma della Convenzione…Infatti. Proprio nei giorni precedenti, l’assemblea aveva commemorato il 60° anniversario di quella solenne Dichiarazione europea dei Diritti umani, nella quale non solo si ribadisce il diritto inalienabile alla vita, ma si promuove ovviamente anche la libertà di coscienza, religione e pensiero. La stessa Convenzione, così lungimirante, mette in guardia sul pericolo che gli organismi internazionali e il dibattito contemporaneo vivono: l’abuso dei diritti. La risoluzione per regolare l’obiezione effettuava un tale abuso?Questo era il suo scopo. Era stata costruita a tavolino nelle stanze dell’ufficio legale delle lobby pro aborto europee e statunitensi. Infatti, nel dibattito di ieri, la stessa McCafferty si é lasciata sfuggire, dopo l’approvazione dei nostri primi emendamenti, che quel rapporto era molto atteso da tutti coloro che volevano affermare l’aborto come “diritto umano”, compresi i “giudici della Corte”. Vorrei sottolineare queste parole della McCafferty. Tutte queste agenzie e istituzioni erano pronte, come riteneva la parlamentare socialista, a basare le loro decisioni future sulla risoluzione? Speriamo che lo facciano ora che quel rapporto contiene tutti gli elementi necessari per promuovere i diritti e le libertà della Convenzione.In che chiave dunque celebrare il 60° della Convenzione?L’ha indicata chiaramente Benedetto XVI nell’ultimo incontro con il Bureau della assemblea parlamentare. Si deve sviluppare la validità di questi diritti e la loro inviolabilità, inalienabilità e indivisibilità. Avremmo voluto convincere i colleghi socialisti e molti colleghi liberali delle nostre buone ed evidenti ragioni. Lo ha impedito la caparbietà della relatrice e dei suoi fans, che hanno negato la possibilià del confronto fino alla fine, fino alla bocciatura della richiesta di tornare in commissione. Lei e coloro che si sono opposti a quella impostazione, cosa avete pennsato?Che quel Rapporto originario avrebbe portato a tagliare le radici del Consiglio (artt.9 e 14) della Convenzione, la Carta dei diritti fondamentali della Ue, l’art.18 della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici e ovviamente, la Dichiarazione Universale del 1948. Ed anche avrebbe violato la legislazione dei 47 Paesi membri. Sarebbe stato un vulnus inaccettabile per i principi di sussidiarietà e sovranità.  Il gruppo del Ppe non poteva tacere, avrebbe negato la sua Carta dei valori. Insieme a noi hanno votato colleghi di altri gruppi Parlamentari. Hanno capito se non altro che era in gioco il buon senso. Con questo voto, che molti hanno definito storico, abbiamo rafforzato il lavoro nel Ppe ma anche l’amicizia politica con molte ong cristiane e laiche in molti paesi del Consiglio, oltreché i tanti laici, ortodossi, islamici e protestanti di ogni Paese. È stata una battaglia molto impegnativa?Sì, ma non eravamo soli. Giovedì era la festa della Vergine del Rosario.
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