lunedì 5 giugno 2023
Secondo ActionAid non bastano i fondi stanziati dal governo e dal Pnrr ma è necessaria una riforma complessiva del "sistema orientamento". Il tasso di dispersione in Italia è del 12,7%
«Contro l'abbandono scolastico servono politiche più efficaci»
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Tra il 7 e il 16 giugno, secondo il calendario su base regionale stabilito dal ministero dell’Istruzione e del Merito, termina l’anno scolastico. Torna così alla ribalta un’altra emergenza: il fenomeno dell’abbandono con i numeri allarmanti che si ripresentano come sempre ad aule chiuse. Con un media nazionale del 12,7%, l’Italia è il terzo Paese in Europa per interruzioni del percorso di studi, preceduta solamente da Romania (15,3%) e Spagna (13,3%). Per contrastare la piaga della dispersione, e quindi della povertà educativa con le diseguaglianze che ne derivano, servono politiche efficaci di orientamento degli studenti, ad ogni livello. Lo sostiene ActionAid Italia, l’organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della povertà che quest’anno ha sottoposto ai docenti delle secondarie di primo e secondo grado di Palermo, Siracusa e Reggio Calabria un questionario dal quale sono emerse diverse criticità del sistema di orientamento: carenza di iniziative, scarsa informazione sugli indirizzi che si possono scegliere, dialogo insufficiente con le famiglie, poca collaborazione e progettazione comune fra i soggetti coinvolti nel settore. Ma anche i ragazzi lamentano un disagio su questo versante.

«Oggi noi non veniamo aiutati nel creare una prospettiva progettuale sul nostro futuro, conosco molte persone che dopo la scuola non sanno che fare poiché non vengono aiutate nell’orientarsi su un lavoro o studio futuro» afferma Valentina, 19 anni, studentessa dell’Istituto Tecnico Commerciale Insolera di Siracusa. La scelta della scuola, però, è quasi sempre legata al territorio e ai retroterra culturali esistenti. «Se si proviene da una zona che permette di poter sfruttare le risorse presenti e la famiglia ha una visione ampia il ragazzo riuscirà a decidere più consapevolmente. In altri casi purtroppo questo non accade e quindi necessariamente si viene influenzati dalle scelte del gruppo dei pari piuttosto che da quelle familiari che derivano anche da necessità economiche» spiega Lucia Boscia, educatrice per ActionAid nei programmi di orientamento a Palermo.

A dicembre il ministero dell’Istruzione e del Merito ha adottato, dopo otto anni, le nuove linee guida per l’orientamento accompagnate, nella legge di Bilancio 2023, da uno stanziamento di 150 milioni di euro per il “Fondo finalizzato alla valorizzazione del personale scolastico con particolare riferimento alle attività di orientamento, inclusione e contrasto alla dispersione scolastica”. Di orientamento, poi, si parla anche nel Pnrr con un fondo specifico di 1,5 miliardi. Potrebbe bastare così? Per Actionaid è necessaria una riforma complessiva del sistema. «La politica promossa dal ministero è debole e rimane ancora troppo legata a una logica meritocratica e non diretta a eliminare le disuguaglianze e gli ostacoli che impediscono ai giovani di accedere a percorsi che valorizzino le loro competenze e aspirazioni – commenta Maria Sole Piccioli, responsabile area education per ActionaAid Italia -. Inoltre, la gestazione della “riforma” sull’orientamento è avvenuta internamente al Ministero, senza minimamente coinvolgere il mondo della scuola né altri attori, pubblici e privati, attivi nel settore». Insomma, ciò che manca, e che le linee guida del ministero sembrano ignorare, secondo l’organizzazione internazionale diretta dall’italiano Adriano Campolina, è soprattutto un rapporto con gli altri protagonisti della vicenda, come il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, le Regioni, i Centri per l’impiego e la formazione professionale. Ma vengono denunciate altre “problematicità”, come il ruolo attribuito ai tutor scolastici e l’importate fase del monitoraggio e della valutazione che non sarebbe sufficiente ad individuare con completezza il fenomeno in tutti i suoi aspetti.

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