mercoledì 16 ottobre 2019
Da Cagliari a Como, da Napoli a Catania a Milano, buone pratiche in campo in chiave anti-dispersione. I progetti puntano sulla “bellezza”, potente fattore di cambiamento sociale
Abbandono la scuola. Anzi, no
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È la bellezza, la principale alleata della scuola, nella lotta alla dispersione che, in Italia, colpisce il 14% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, ma supera il 20%, se si considera anche la “dispersione implicita”. Quella cioè che, secondo la definizione dell’Invalsi, interessa i giovani che, pur avendo completato le scuole superiori, arrivando a conseguire il diploma, sono ben lontani dal raggiungimento dei traguardi minimi previsti dopo tredici anni di istruzione. Con tutte le difficoltà e le fatiche che questo comporta per l’inserimento nel mondo del lavoro.

«La dispersione riduce la possibilità di sviluppo personale»

Dunque, proprio la bellezza (ma anche il coraggio, la fantasia e la generosità di tanti insegnanti, educatori e filantropi), è stata l’elemento più ricorrente nelle testimonianze ospitate a “Presenti... inclusi”, evento promosso ieri a Milano da Intesa Sanpaolo, con la Fondazione Lang Italia, per presentare alcune buone pratiche di inclusione scolastica. «La dispersione scolastica colpisce i giovani, riduce le possibilità di sviluppo personale e l’autostima», ha sottolineato Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo, che nel triennio 2016-2018, attraverso il Fondo di beneficenza, ha investito 27 milioni di euro (e altri 13,5 milioni quest’anno), in opere di carattere sociale e culturale.

Abbandoni già alle elementari

Come il progetto“Proud of you”, attivato alle Vele di Scampia, periferia degradata di Napoli, dall’associazione Next-Level di Torino, in collaborazione con l’Università “Luigi Vanvitelli”. Attraverso una didattica innovativa, centrata molto sul gioco e sulla collaborazione tra i ragazzi, il progetto ha coinvolto gli alunni dell’Istituto “Virgilio IV” e le loro famiglie. «Qui si parla di dispersione scolastica già alle elementari», ha ricordato Caterina Corapi, fondatrice di Nexy-Level, sottolineando i risultati ottenuti dal progetto: gli scolari sono passati da una media del “4” a “7” in Matematica e anche le assenze sono crollate in modo verticale. E pure le mamme, al 90% disoccupate, hanno avuto l’opportunità di riqualificarsi, frequentando un corso di pasticceria.

La bellezza che sconfigge la mafia

Sugli artisti ha puntato Antonio Presti, imprenditore e mecenate, che ha ridisegnato, in senso letterale, il quartiere Librino, confinante con l’aeroporto di Catania, dove vivono 700mila persone e ci sono nove scuole. «Con la politica della bellezza abbiamo scardinato il potere mafioso», ha sottolineato Presti. Che nel suo progetto ha arruolato gli studenti, molti dei quali a rischio dispersione, ai quali ha fatto ridipingere il cavalcavia della tangenziale, oggi diventata “Porta della bellezza”. Sui muri dei vecchi casermoni di cemento, ha poi affisso le foto degli abitanti del quartiere, diventato così il “Cantico del Librino”.

Da detenuti a imprenditori

Anche l’ex-Mercato civico di Cagliari è una periferia dimenticata del Sud. Qui opera “Domus de luna”, cooperativa sociale fondata da Ugo Bressanello, che, attraverso il progetto “I buoni e i cattivi”, dà lavoro a 48 ragazzi, tra cui anche alcuni ex-detenuti, altrimenti destinati a disperdersi nella grande periferia urbana. Oggi, invece, gestiscono attività di ristorazione, con un fatturato di 1 milione di euro all’anno. E sull’inserimento lavorativo punta anche l’associazione Cometa di Como, che ha il 62% di studenti con una certificazione Bes (Bisogni educativi speciali), che, però, per il 75% trovano lavoro entro sei mesi dal diploma. «Attraverso la bellezza, noi pratichiamo l’accoglienza e offriamo educazione », ha raccontato il direttore generale Alessandro Mele. Annunciando che, presto, i ragazzi della scuola, una delle pochissime in Italia specializzata nell’inserimento dei drop-out, gestiranno un negozio di articoli di moda nel centro del capoluogo lariano. Sul recupero dei “ritardatari” punta, infine, il progetto “Scuola bottega” dell’associazione “La strada” di Milano. In accordo con le scuole del territorio, ogni anno vengono formate due classi per portare alla licenza media, una trentina di ragazzi tra i 14 e i 18 anni, che altrimenti finirebbero anch’essi nel limbo dei dispersi.

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