martedì 13 dicembre 2016
Caritas: aprire le porte di casa ad un «clochard». Per condividere il pasto della festa. Ma vanno bene anche Capodanno, l'Epifania o un qualsiasi altro giorno, in questo tempo
A Natale? Invita un povero a pranzo
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«Il pane spezzato è più buono dell'aragosta». Parola di Caritas Ambrosiana. Che per la quarta volta lancia una proposta davvero speciale a tutti gli abitanti della diocesi di Milano: aprire le porte di casa a Natale, o a Capodanno, o all'Epifania - o in uno qualsiasi dei giorni delle prossime festività natalizie - per condividere il pranzo o la cena con un clochard o con altre persone in difficoltà.

Partecipare è semplice. Per segnalare la propria disponibilità basta mandare una mail al Servizio Accoglienza Milanese (sam@caritasambrosiana.it) entro mercoledì 21 dicembre. Saranno poi gli operatori di Caritas Ambrosiana a informare di questa possibilità le persone che usufruiscono dei servizi di assistenza e accoglienza della rete Caritas, quindi a mettere in contatto famiglie e invitati.

Con questa iniziativa non si dà risposta ad un bisogno di cibo ma, anzitutto, di accoglienza e incontro. A Milano, nella città metropolitana come nel vasto territorio della diocesi, la povertà materiale spesso si intreccia alla povertà relazionale, la fatica di arrivare a fine mese con la deriva della solitudine che si fa emarginazione. Chi ha aderito all'iniziativa negli anni scorsi, ha potuto sperimentare incontri sorprendenti. Che a volte hanno generato amicizie. Si è soliti pensare a poveri, clochard e via dicendo come fossero una categoria sociologica. Li si invita, li si incontra, si condivide con loro il pasto e il tempo della festa nello spazio della vita familiare, e si scopre come dietro la "barriera" di una categoria astratta c'è una persona, un volto, un nome, una storia. Una ferita nascosta. Una speranza di riscatto.

Chiuse le Porte Sante nelle diocesi del mondo, il Giubileo della Misericordia è ormai terminato. Ma la fame di misericordia e la sete di giustizia, accoglienza, riconoscimento della propria dignità, non si sono estinte. Non resta che aprire la porta di casa. E integrare nella dimensione della quotidianità le opere di misericordia e la loro profezia di un mondo diverso. Di «un cielo nuovo e una terra nuova».

LO SCENARIO: EMARGINAZIONE IN CRESCITA

L'ultimo «Rapporto Povertà» di Caritas Ambrosiana, presentato nelle scorse settimane, denuncia l'aumento della «grave emarginazione» nel territorio diocesano. Una situazione che non riguarda solo gli immigrati stranieri. In un solo anno, fra il 2014 e il 2015, il numero dei senza dimora che si è rivolto al Servizio Accoglienza Milanese è cresciuto del 21,3%. «Un incremento che riguarda gli italiani, essendo dedicato a loro questo servizio specifico, e che trova conferma nell'aumento complessivo dei nostri connazionali che ormai rappresentano il 40% degli utenti dei centri d'ascolto parrocchiali», rende noto un comunicato diffuso da Caritas Ambrosiana. Uno scenario che a livello nazionale ha trovato conferma nei numeri dell'Istat, secondo cui nel 2015 è stato registrato il picco di povertà assoluta più alto degli ultimi dieci anni, con quattro milioni e mezzo di persone (un milione e 582mila famiglie) che non riescono ad accedere al paniere dei beni e servizi essenziali.

Chi cade nella povertà - è l'esperienza di Caritas Ambrosiana - inoltre fa sempre più fatica ad uscirne, rimanendo «intrappolato» nel circuito dell'assistenza. Un dato eloquente: «Nel 2015 le persone tornate per almeno due anni di seguito nello stesso centro di ascolto per chiedere aiuto sono state oltre la metà degli assistiti (51,2%), mentre all’inizio della crisi, nel 2008, erano meno di un terzo (32,1%). La povertà - spiegano ancora in Caritas - condanna i più deboli in una condizione di disagio che si protrae per sempre più tempo. Nel 2015 le persone senza lavoro continuano a essere la maggioranza degli assistiti (56,2%), ma ciò che colpisce è l’incremento delle persone con problemi di reddito, che dall’inizio della crisi sono passate dal 40,5% al 53,4%».

«La crisi è stata un terremoto sociale: ha aperto una faglia dentro la quale sono finiti quelli che avevamo definito "equilibristi", persone che stavano sospese sulla soglia delle povertà - sottolinea il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti -. Oggi sono proprio loro, in genere italiani ultracinquantenni, a fare più fatica a risalire dal baratro in cui sono caduti. Costoro sono anche le persone che hanno maggiori difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro e per questo vanno aiutate a recuperare il reddito. Subito dopo vengono i giovani che hanno lavori tanto precari e intermittenti che non riescono a sostenere i costi degli affitti, tantomeno accendere un mutuo, specie nelle aree urbane. Per loro andrebbe fatta innanzitutto una politica della casa all’altezza della situazione».

Per saperne di più: www.caritasambrosiana.it.

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