lunedì 31 maggio 2021
Ieri come oggi i piloti del 4° Stormo si danno appuntamento alla “vetreria”. Un segno di augurio e di speranza per dire “missione compiuta”
Un'inedita foto aerea di un Macchi 202 Folgore del 4° Stormo durante la Seconda Guerra Mondiale

Un'inedita foto aerea di un Macchi 202 Folgore del 4° Stormo durante la Seconda Guerra Mondiale - Aeronautica Militare

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Novant’anni vissuti tra looping, picchiate e duelli aerei, sulla scia delle imprese aviatorie di Francesco Baracca, Pier Ruggero Piccio e Fulco Ruffo di Calabria. Una storia che parte dall’inconfondibile stemma del “cavallino rampante” che contraddistingue in volo e in pista i velivoli del 4° Stormo Caccia dell'Aeronautica Militare nato il 1° giugno del 1931. Memoria e tradizione fanno da sfondo a uno dei più antichi reparti dell’arma azzurra con i primi diciotto Fiat CR.20 Asso della 84a e della 91a Squadriglia che decollarono da Ciampino sud alla volta di Campoformido, in provincia di Udine, sede a quel tempo del 1° Stormo. Proprio la 91a "Squadriglia degli Assi" durante il primo conflitto mondiale rimase celebre con 60 velivoli nemici abbattuti, tre Medaglie d'Oro assegnate proprio a Baracca, Piccio e Ruffo di Calabria, 16 Medaglie d'Argento e sette di bronzo. Tutti temerari che verranno raccontati dai giornali del tempo e ricordati negli annali dell’aviazione italiana, anche per via di quel “cavallino rampante” che Baracca impresse nella fusoliera degli aerei su cui volava, compreso lo Spad S-VII. Un simbolo che la madre dell’asso di Lugo di Romagna diede personalmente a Enzo Ferrari e che oggi è sinonimo del made in Italy in tutto il mondo. Lo stemma del reparto, in origine era quello dell'uomo alato, ma ebbe vita breve. Nel 1933 venne sostituito proprio dal “cavallino rampante” in quanto i due Gruppi Volo avevano adottato i cavallini, bianco su nero e nero su bianco, rispettivamente per il IX e per il X Gruppo. Il nodo sabaudo a cornice dello stemma, sormontato dalla corona ducale comparirà in seguito in onore del Duca Amedeo D'Aosta, comandante e capo carismatico del 4° Stormo nel periodo 1933-1934.

Ma la storia del 4° Stormo è legata anche alla Seconda guerra mondiale con i primi Fiat CR.42 e poi nel 1940, con gli aerei MC.200 “Saetta". Nel 1941, il IX e il X Gruppo vengono impiegati sul fronte jugoslavo, successivamente il IX Gruppo si addestra sul nuovo velivolo Macchi C.202 "Folgore”. Lo Stormo, poi, partecipa in prima linea durante la Battaglia di El Alamein e prende parte, nel 1943, alla difesa della Sicilia e della Calabria. Ed è in questi anni che nascerà l’augurio della 'A Vitriaria in uso proprio tra i piloti del 4° Stormo di ieri e di oggi. Un’usanza che trae origine da una parola che in dialetto siciliano significa “alla vetreria” e che diventò subito significato di fratellanza, amicizia, speranza e ricordo di chi aveva sacrificato la vita in una guerra assurda.

Uno dei 18 Fiat Cr20 del 4° Stormo a Castelformido

Uno dei 18 Fiat Cr20 del 4° Stormo a Castelformido - Aeronautica Militare

Era l'aprile del 1942 quando il 4° Stormo venne nuovamente dislocato in Sicilia per operare nei cieli di Malta. Il IX Gruppo operava da Sciacca. Il Gruppo confratello, il X operava invece da Castelvetrano. Erano momenti difficili sia per l'attività che per il tributo di sangue che pagavano gli italiani. Gli inglesi si difendevano a denti stretti e tornare a casa sani e salvi era davvero una scommessa. I Macchi C-202 non avevano radio assistenza, o perlomeno era molto limitata. Per questo, al termine dei combattimenti aerei, i piloti, stanchissimi e fiaccati anche dal caldo e con la respirazione appesantita facevano ritorno alla base.

A Castelvetrano a poca distanza dall’abitato c’era una vecchia vetreria che ammucchiava fuori i capannoni pezzi di vetro e bottiglie rotte per poi essere riutilizzate nella fornace per le lavorazioni successive. Questi cumuli di detriti al sole brillavano ed erano visibili alla lunga distanza. Per questo, i piloti decisero di prendere come punto di riferimento la vetreria ed i cumuli di vetri luccicanti, ben visibili in volo. Da qui iniziò la tradizione di confermare, alla fine di quelli che oggi si chiamerebbero briefing, l’appuntamento per il rendez-vous proprio “alla vetreria”, che in dialetto siciliano si dice ‘A Vitriaria! Darsi appuntamento “alla vetreria” diventò presto l’augurio di potersi rivedere e magari brindare al fatto che una missione era giunta a conclusione. Vedere dall'alto i cumuli di vetro luccicare al sole significava essere tornati a "casa", essere sopravvissuti, avercela fatta. Da allora pur lasciando la Sicilia per l’Africa Settentrionale, nel maggio del 1942 per una nuova campagna nel deserto, l’espressione in dialetto siciliano divenne sinonimo di approdo fortunato, di ritorno sicuro a casa e di riposo, dopo attimi difficili, di sacrifici.

Una fotografia storica dei Fiat CR20 durante una parata aerea del 1930

Una fotografia storica dei Fiat CR20 durante una parata aerea del 1930 - Aeronautica Militare

Ci sono “così tante differenze eppure così tante similitudini – racconta oggi un pilota del 4° Stormo -. Nel 1942 i nostri Gruppi Caccia erano rischierati a Castelvetrano e proiettavano la loro azione nell’ignoto del mare, laddove cielo e acqua si confondono, dove i riferimenti scompaiono e spesso l’umidità sfuma quella linea altrimenti perfetta che è l’orizzonte, e lo rende più oggetto della sensazione che della vista. Tutto sfuma nel blu, dal turchese al cobalto. Nel 2019 i nostri Gruppi Caccia, così come oggi, sono stati rischierati in Medio Oriente e proiettano la loro azione nell’ignoto del deserto, laddove terreni accidentati e sabbia finissima portata dal vento si confondono, dove i riferimenti scompaiono e spesso la desertica polvere sfuma quella linea altrimenti perfetta che è l’orizzonte, e lo rende più oggetto della sensazione che della vista. Tutto sfuma nel giallo, dall’ocra all’ambra. Una distanza nel tempo, dunque, e nello spazio – aggiunge il pilota dell’Eurofighter - non da meno, poiché quell’operazione era nel mediterraneo e oggi oltre 3000km separano quel mare da quello del Golfo Persico. Eppure mi sembra di vederli quei piloti, col cavallino rampante cucito sul petto, che preparavano la loro missione con concentrazione e dedizione”.

Lo stemma del Cavallino Rampante in primo piano in uno degli aerei del 4° Stormo

Lo stemma del Cavallino Rampante in primo piano in uno degli aerei del 4° Stormo - Aeronautica Militare

Dopo l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio dell’Italia con gli anglo-americani, il 4° Stormo partecipa alle operazioni sui Balcani a fianco delle forze alleate sino al termine del conflitto, a bordo dei Macchi C.205 e successivamente gli aerei americani P-39. Nel 1944, in seno allo Stormo, si ricostituisce il XII gruppo con la 73a e la 91a Squadriglia prelevate dagli altri due Gruppi, ma dopo poco, nei mesi post-bellici il XII Gruppo viene sciolto e le Squadriglie riassorbite dai due Gruppi. Nella metà del 1946, al 4° Stormo viene assegnato il velivolo americano P-38J "Lightning” che porterà a un miglioramento dell'efficienza del Reparto. Nel 1947 lo Stormo viene trasferito a Capodichino e, dopo poco, arrivano i primi P-51D "Mustang", definiti i migliori aerei da caccia della Seconda Guerra Mondiale.

Con l'ingresso dell'Italia nella NATO comincia un nuovo periodo non solo per l’Aeronautica Militare ma anche per il 4° Stormo. Da lì a due anni arrivano al reparto i primi aviogetti DH.100 "Vampire", con i quali viene fondata la prima pattuglia acrobatica italiana del dopoguerra. Nell'agosto 1953 viene ricostituito il XII Gruppo e, nel giugno del 1956, con la riorganizzazione dell'Aeronautica, il "Quarto" si trasforma in Aerobrigata e si trasferisce a Pratica di Mare per iniziare la conversione su l’F-86E “Sabre”, all'epoca il miglior caccia a reazione disponibile e con il quale viene istituita una nuova pattuglia acrobatica. Nel novembre del 1962, la bandiera del Reparto viene portata da Pratica di Mare a Grosseto, da quel momento sede stabile dell'Aerobrigata. In questo periodo il IX Gruppo si prepara a lasciare gli ormai vetusti F-86E per passare agli F-104 e diventare il primo Reparto "supersonico". Nell'aprile del 1963, mentre il IX Gruppo riceve i primi F-104G “Starfighter”, al XII Gruppo, trasferito a Gioia del Colle, vengono assegnati ali F-86K. Nel 1964 ha termine la transizione sul velivolo F-104 e nel 1967 l'Aerobrigata viene trasformata ancora una volta in Stormo: il X Gruppo entra a far parte del costituendo 9° Stormo e il XII Gruppo del 36° Stormo. I Gruppi "fratelli" così si dividono ma restano uniti dall'emblema comune del cavallino rampante.

Il resto è storia moderna, ma resta sempre e comunque il mito della “vetreria”, non solo più un modo di dire ma il significato profondo di una squadra che vola nei cieli della storia da 18 lustri a questa parte.

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