giovedì 20 luglio 2017
Il grande scienziato italiano moriva il 20 luglio 1937. Ha cambiato il nostro modo di vivere puntando sulle onde elettromagnetiche: dalla radio alla televisione, fino agli smartphone e i satelliti
Guglielmo Marconi durante un collegamento radio

Guglielmo Marconi durante un collegamento radio

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Ottanta anni fa, il 20 luglio 1937, moriva Guglielmo Marconi, il padre della radio. La sua invenzione, nata dalla scommessa di potere utilizzare le onde elettromagnetiche per ricavarne modi di comunicazione, ha sconvolto la nostra era. Non solo la radio, ma anche la televisione, i satelliti, gli smartphone, il Wi-Fi, il Gps e tante altre tecnologie oggi irrinunciabili nascono dalla sua intuizione. Da quel giorno in cui in cui, vicino a Bologna, un colpo di fucile avvisò che un segnale elettromagnetico aveva valicato una collina, di strada ne è stata fatta davvero tanta lungo le vie del "telegrafo senza fili".

Certo Marconi raccolse anche i frutti del lavoro di altri scienziati, ma fu l'unico che nella "radio" ci credette veramente, fino in fondo. Inoltre, tra i suoi colpi di genio occorre ricordare l'importanza che attribuì all'antenna per diffondere le onde hertziane e migliorare l'efficienza delle trasmissioni. La su convinzione granitica lo portò a lasciare l'Italia, dove era stato giudicato un visionario dal ministero delle Poste e Telegrafi, per la Gran Bretagna dove riuscì a convincere soprattutto la Marina dell'utilità di una trasmissione telegrafica a distanza soprattutto nel campo marittimo, sia in ambito commerciale che militare. E qui, agendo con prudenza e senza scoprire le sue carte, riuscì a sviluppare il suo progetto fin quando non riuscì ad ottenere il brevetto della sua radio.

Spesso ci si dimentica che Marconi, premio Nobel per la fisica nel 1909, fu anche impegnato nella sviluppo della ricerca scientifica in Italia. Fu infatti il secondo presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dal 1927 al 1937, quando avvenne la sua morte improvvisa. Il decreto istitutivo del 1923 non specificava le modalità organizzative del CNR, nel 1926 Mussolini lamentava: "La ricerca scientifica in Italia da dieci anni attraversa un periodo di stasi" e il re firmava un decreto di riordino.

Marconi era l'uomo giusto: notissimo a livello internazionale, di levatura scientifica indiscutibile e leale. Il 14 luglio 1927 il neopresidente Marconi era affiancato da Amedeo Giannini, Gian Alberto Blanc, Nicola Parravano, Nicola Vacchelli come vicepresidenti, dal segretario generale Giovanni Magrini e dall'amministratore Bonaldo Stringher, governatore della Banca d'Italia: la prima riunione si tenne il 20 settembre.

Guidato da Marconi il Cnr diviene "organo permanente consultivo e di informazione del Ministero della Pubblica Istruzione", con poteri di rilievo: accesso "agli istituti, laboratori e stabilimenti nei quali si eseguono ricerche scientifiche", designazione di tre componenti del comitato per la ripartizione dei fondi del Ministero destinati alla ricerca scientifica, designazione delle commissioni per le borse di studio ministeriali, pubblicazione e documentazione scientifico-tecnica.

Già nel 1928 l'Archivio CNR accolse i primi documenti e nel 1929 venne disposto il passaggio al CNR del Comitato Talassografico, cui si aggiunse nel 1931 l'Istituto Nazionale per le Applicazioni del Calcolo, cui si aggiunsero gli Istituti di Chimica, di Elettroacustica, di Geofisica e di Biologia. Nel 1928-1929 si procedette infine alla nomina dei nuovi Comitati nazionali: astronomico, geodetico-geofisico, matematico, fisico, radiotelegrafico, chimico, geografico, biologico, medico, geologico, ingegneria e agricoltura. Come sempre in Italia il problema finanziario rimase un assillo costante ma qualche incremento delle entrate fu ottenuto e si arrivò ad avere un nuova sede nei pressi della futura Città Universitaria, inaugurata nel 1937 ma che Marconi non potè vedere.

Il grande scienziato non smise di seguire l'attività di ricerca nei settori della fisica e delle onde elettromagnetiche. Non fu affatto un presidente burocrate. Tutt'altro. Non solo continuò a studiare ma promosse una collaborazione tra i diversi ambiti di studio e ricerca e sostenne la costituzione di un comitato tecnico-scientifico di altissimo livello.

“Marconi fu tanto autorevole come scienziato quanto come organizzatore della ricerca - ricorda a questo proposito Massimo Inguscio, attuale presidente del Cnr - Ideò tra l’altro i vari Comitati, nei quali figuravano personaggi del calibro di Enrico Fermi: segretario del Comitato di fisica del Cnr quando lanciò l’idea del congresso internazionale di fisica nucleare nel 1931. Dunque Marconi resta per noi un grande esempio, l’immagine di un autodidatta che ebbe la capacità e la possibilità di ricercare e verificare le proprie intuizioni in totale libertà. Questo conferma quanto ancora oggi sia fondamentale investire nei giovani e nella loro libertà di ricerca”.

Con Marconi e Fermi, Corbino e Garbasso, si costituì un gruppo tra i più avanzati della fisica del tempo: nucleare, raggi cosmici e onde corte. Nacque tra l’altro il Centro radioelettrico di Torre Chiaruccia.

Ma l'invidia covava nel mondo accademico e politico. Nel 1937 arrivò l’attacco del ministro Giuseppe Bottai, che contestava l’autonomia attribuita al Cnr. E Marconi dovette difenderla con una lunga lettera: "Il mondo, per fortuna, è pieno di istituti di ricerca extra universitari. Parecchi ne ha anche l'Italia, creati dallo Stato, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, e da altri enti pubblici e privati. Mi sia permesso di ricordare che io stesso ho fatto e faccio ricerca, con qualche utile risultato in laboratori non universitari". Ma ormai la sua avventura terrena era arrivata al capolinea.

Nato a Bologna il 25 aprile 1874, già all'età di vent'anni comincia i primi esperimenti lavorando come autodidatta, aiutato dal suo maggiordomo: il suo primo successo è un segnalatore di temporali, con un campanello elettrico che squilla in caso di fulmini. L'8 dicembre 1895, dopo vari tentativi, riesce a far funzionare un apparecchio che può comunicare e ricevere segnali a distanza con l'alfabeto Morse, superando anche l'ostacolo naturale di una collina: il colpo di fucile che il maggiordomo spara in aria per confermare la riuscita dell'esperimento viene considerato l'atto di battesimo della radio in Italia. Non riuscendo ad ottenere finanziamenti per continuare i suoi esperimenti in patria, si trasferisce in Gran Bretagna, dove ottiene il brevetto per la sua invenzione e installa una grande antenna alta 130 metri che trasmette il primo segnale radio transoceanico, a oltre 3.000 chilometri di distanza.

L'utilità del radio soccorso in mare si dimostra il 23 gennaio del 1909, con il primo eclatante soccorso navale: il salvataggio degli oltre 1700 passeggeri del transatlantico statunitense "Republic", che sta per affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano "Florida". L'operatore radiotelegrafico Binns, che lavorava per la compagnia Marconi, continua a lanciare l'SOS ininterrottamente per 14 ore, finché uno di essi non viene ricevuto dall'operatore del piroscafo "Baltic".

Nel 1912 il Titanic affonda dopo aver lanciato il segnale SOS via radio: Marconi si trova negli Stati Uniti e accorre al porto di New York per ricevere i 705 superstiti e conferire un premio al marconista del Titanic Harold Bride, che era rimasto al proprio posto a lanciare messaggi di soccorso anche quando l'acqua aveva ormai raggiunto il ponte superiore della nave. Intervistato dalla stampa dichiara: "Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di essere salvata". Muore a Roma il 20 luglio 1937 e quello stesso giorno, in segno di lutto, le stazioni radio di tutto il mondo interrompono contemporaneamente le trasmissioni per due minuti. Durante la sua vita gli furono conferite 16 lauree honoris causa, 25 onorificenze di alto rango e 13 cittadinanze onorarie.

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