sabato 12 giugno 2021
Alfredino Rampi inghiottito dal pozzo: da quell'abisso nacquero Protezione civile e impegno per la prevenzione (una sfida ancora aperta)
Il presidente Pertini sul pozzo dove cadde Alfredino

Il presidente Pertini sul pozzo dove cadde Alfredino - Archivio Ansa

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A scorrere le mappe su Google o a percorrere in auto l’antica via Tuscolana che porta ai Castelli Romani, Vermicino rimane un luogo indefinito, diviso com’è anche dal punto di vista amministrativo tra il settimo Municipio di Roma e il Comune di Frascati. Ma nella memoria degli italiani non ci sono luogo e circostanza più definiti: Vermicino – anche se oggi non rimane neppure una croce a ricordo su quel terreno – è la tragedia di Alfredino Rampi, esattamente 40 anni fa; è il ciuffo biondo sul volto di un bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano di 60 metri mentre tornava nella casa di campagna dei genitori e lì rimasto intrappolato per due giorni e due notti, nonostante i tentativi disperati e infine vani dei soccorritori di riportarlo in superficie, mentre milioni di persone stavano incollate alla tv e facevano il tifo per lui in maniera trepidante, ma anche un po’ morbosa.

Vermicino è mamma Franca, allora forte e dignitosa nel suo dolore, e poi ancora più determinata nel chiedere a gran voce che tragedie simili non si ripetessero, che l’innegabile improvvisazione nei soccorsi venisse colmata e superata da un sistema più efficiente. E allora, oggi Vermicino è la Protezione Civile, modello di un’Italia che funziona, nata un po’ attorno a quel pozzo, anche se – intrecciandosi con l’altra faccia di un’Italia burocratica e farraginosa – ci sono voluti 11 anni da quel maledetto 12 giugno del 1981 quando Alfredino smise per sempre di chiamare la mamma da quel pozzo.

Un lavoro reso possibile grazie soprattutto al Centro Rampi, intitolato proprio alla memoria di Alfredino, ora presieduto da Rita Di Iorio e che porta avanti una grande opera di sensibilizzazione e di impegno concreto nel campo della prevenzione del dissesto idrogeologico e che ha organizzato l’odierna giornata di ricordo e condivisione, dando anche il nulla osta alla fiction Sky-Lotus che verrà trasmessa in due puntate il 21 e 28 giugno prossimi, con Anna Foglietta nel ruolo di protagonista.

Alfredino Rampi

Alfredino Rampi - Archivio Ansa

L’iter che ha portato alla nascita della Protezione Civile, così come quello che resta da fare, lo scorriamo insieme a Daniele Biondo, dirigente del Centro Rampi e testimone in presa diretta: «Sì, sono passati ben 11 anni perché dalla tragedia di Alfredino si arrivasse alla legge che ha poi istituito il sistema di Protezione Civile, anche se occorre ricordare che già pochi mesi dopo la vicenda di Vermicino il presidente Pertini raccolse l’appello di Franca Rampi che denunciò subito la disorganizzazione e la confusione dei soccorsi, dicendole: «Signora, per lei ho creato un ministero, quello della Protezione Civile, che prima non esisteva» e mettendovi alla guida una persona competente e capace come Franco Zamberletti, commissario fino all’anno prima per il terremoto dell’Irpinia».

La tragedia di Avvenire

La tragedia di Avvenire - Archivio Fotogramma

Anche Zamberletti si trovò comunque d’accordo sulla necessità di andare oltre il Ministero e lui e Franca Rampi diedero vita ad un sodalizio testardo e convinto per rimodulare quella scelta presidenziale. «Il ministero – ricorda Biondo – era in effetti un pezzo dello Stato, mentre la convinzione era che fosse necessario un qualcosa che riguardasse e coordinasse tutti i pezzi dello Stato. E infatti l’odierno dipartimento della Protezione Civile dipende direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Serviva qualcosa capace di “coordinare”, perché questa era la parolina magica che mancava. Ma per arrivare a questo, la Rampi e Zamberletti combatterono a lungo, soprattutto per l’iter che vuole una legge dello Stato passare attraverso la Camera e il Senato più volte e ogni volta con degli emendamenti. Ma non si trattò solo di questo, perché fu necessario anche superare le resistenze di quanti volevano perpetrare quel ministero».

Chi l’ha vista nascere, oggi è comunque soddisfatto di quella creatura e di quanto una tragedia come Vermicino fu comunque in grado di generare: «Assolutamente sì. Oggi il sistema italiano dei soccorsi è uno dei migliori al mondo e non a caso la nostra Protezione Civile viene chiamata molto spesso per le varie emergenze all’estero. Ma se in questo campo molto è stato fatto – sottolinea Biondo – tanto resta invece da fare nel campo della prevenzione. Questa è la vera tragedia dell’Italia, con un territorio in gran parte interessato dal dissesto idrogeologico. Noi cerchiamo di darci da fare anche in questo campo, ad esempio con la mappatura delle aree a rischio, con la messa in sicurezza dove possiamo, con una sensibilizzazione costante tra i cittadini e nelle scuole, con esercitazioni sul campo. Ogni calamità ci costa come una Finanziaria, mentre metter mano seriamente alla prevenzione ci costerebbe molto meno». Ed eviterebbe altri pozzi di Vermicino.

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