martedì 22 agosto 2017
Il 25 agosto 1977 il satellite per le telecomunicazioni partì da Cape Canaveral. La missione fu un successo: doveva funzionare per 2 anni, ne durò 10. E «naviga» ancora oggi intorno alla Terra.
Il satellite Sirio (Foto tratta dal sito web dell'Agenzia spaziale italiana)

Il satellite Sirio (Foto tratta dal sito web dell'Agenzia spaziale italiana)

COMMENTA E CONDIVIDI

Dopo essere stato nel 1964 il primo Paese al mondo – dopo Stati Uniti e Unione Sovietica – a inviare nello spazio un satellite per la ricerca scientifica (con il progetto San Marco), il 25 agosto del 1977, l’Italia concede il bis con una nuova missione. Da Cape Canaveral, in Florida negli Stati Uniti, viene lanciato Sirio, il primo satellite per le telecomunicazioni.

Il dispositivo è di costruzione tutta italiana, grazie a Compagnia Industriale Aerospaziale e Telespazio. A quarant’anni di distanza, Sirio (acronimo per Satellite italiano di ricerca industriale e operativa) continua a girare intorno alla terra, a 36mila chilometri di altezza, in orbita geostazionaria, ma dal 1987 non è più operativo. Nei dieci anni in cui lo è stato, ben oltre i 24 mesi preventivati, il satellite è stato usato per innumerevoli sperimentazioni, a cominciare dallo studio della propagazione delle onde radio ad alte frequenze, tra i 12 e i 18 Ghz, per sviluppare nuove possibilità per le comunicazioni telefoniche e televisive via satellite. «Avevo le dita fredde come ghiaccio quando ho dato il comando di accendere il motore di apogeo (in pratica è il motore a reazione che viene utilizzato per trasferire il satellite geostazionario sul quale è montato dall’orbita di trasferimento, nella quale lo ha messo il vettore, all’orbita finale, ndr)», ha raccontato Stefano Trumpy, all'epoca Flight operation manager per il lancio e la messa in orbita geostazionaria di Sirio.


Per arrivare a quel risultato ci erano voluti due anni di lavori, dopo la firma nel marzo 1975 del contratto tra il Cnr e la Nasa. Le prime complicazioni le aveva create proprio l'agenzia americana: pochi mesi prima, infatti, la Nasa aveva deciso di non prendersi più la responsabilità delle operazioni orbitali dei satelliti non americani, limitandosi alla fornitura dei servizi di lancio e all’assistenza tecnica. L'Italia non aveva all’epoca tutte le competenze per poter supplire e decise quindi, in tutta fretta, di formare una squadra di specialisti da inviare negli Usa per acquisirle. Il Cnr, allora guidato da Alessandro Faedo, creò in tempi rapidi un team che contava ben 8 super tecnici.

Tante, dicevamo, le complicazioni. Come per esempio per il lancio. La data di partenza era stata inizialmente annunciata per il 17 agosto, poi anticipata per il 14 e infine era stata stabilita per il 16. Ma un problema tecnico costrinse la Nasa a rinviare. La coppia di sonde Voyager, realizzate per esplorare i confini del sistema solare (e oggi ancora in funzione e "perse" oltre il sistema solare) erano pure loro in programma per partire, ma qualche giorno dopo il satellite italiano. Le sonde Voyager si ritrovarono prime in scaletta e presero il volo il 20 agosto.

Per Sirio si dovette attendere il 25 agosto. Alla fine la missione fu un successo, con Sirio che rimase in funzione ben più a lungo rispetto all’obiettivo iniziale di due anni. Un fatto che sottolineò la bontà dell’avventura spaziale italiana, cominciata concretamente grazie all’ingegner Luigi Broglio considerato – a ragione – con il progetto San Marco il padre dell’astronautica italiana.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI