lunedì 6 gennaio 2014
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Raggiunto ieri al telefono, Gastone Amadio chiede di essere richiamato: «Sto andando a trovare la mia vicina di casa che oggi compie 98 anni. Sa com’è, stavamo nella parte alta di Longarone, quella risparmiata... Siamo sopravvissuti insieme». Già. Perchè lì, ora, dove il Veneto giunge quasi a toccare il Friuli, il ricordo di chi c’era e ancora ha la fortuna di esserci diventa quotidiana sorgente di solidarietà. Quella che iniziò a zampillare mezzo secolo fa. «Nel novembre del 1963 – racconta l’ex bimbo di 8 anni, ora in forze nell’unica fabbrica risparmiata dalla catastrofe – Cino Tortorella venne nella desolazione di Longarone e radunò tutte le maestre. Ma questo noi lo sapemmo solo molto tempo dopo». In effetti, avrebbe dovuto essere una sorpresa: alle insegnanti, mago Zurlì chiese che invitassero ogni loro alunno a scrivere la letterina alla Befana. I desideri dei bambini, per quanto possibile, sarebbero stati esauditi durante una gita a Milano, nei primi giorni del nuovo anno. Fabio Brianti, allora aveva 11 anni. Ma cosa chiese alla vecchia strega se lo ricorda come fosse oggi: «Un mandolino, perché potessi far sorridere di nuovo mia mamma».Intanto, si avvicinava il Natale («Il più triste di cui abbia ricordo», commenta Bruno Pradella, classe 1957). E, pochi giorni prima che finissero le lezioni, nella soffitta del municipio di Longarone adibita a scuola arrivò l’annuncio: il 3 gennaio, si sarebbe andati nel capoluogo lombardo per comparire in tv. «Qualche avvisaglia in effetti c’era stata – Amadio fa mente locale – perché il 16 dicembre era arrivata in paese, per riprenderci, una troupe Rai. Ma cosa ci avrebbe aspettati, nella nostra prima visita a Milano, non avremmo potuto minimamente immaginarcelo». Racconta Brianti: «Il 3 gennaio del 1964 partimmo in corriera per Ponte nelle Alpi. Lì, in stazione, prendemmo la littorina che ci portò a Padova». «Fu allora che salimmo su un treno bellissimo – ricostruisce Amodio, rivivendo con emozione anche il momento in cui, a condividere il viaggio, trovò l’affezionato maestro Vincenzo De Villa che aveva pensato morto nel disastro – lanciato verso Milano». Ad accoglierli nella metropoli, i piccoli trovarono Tortorella con la banda dei Martinitt: gli orfanelli del capoluogo. Ma anche le autorità cittadine. E, soprattutto, una folla in festa. «La gente applaudiva – ricordano gli ex bambini – e noi non capivamo il perché». Della trasferta, 3 sono i fuochi su cui si concentra la memoria dei partecipanti: la trasmissione di Mike Bongiorno, la serata al ristorante con Adriano Celentano e l’incontro con l’arcivescovo Giovanni Colombo.«Negli studi Rai – questa la testimonianza di Pradella – tra tecnici e musicisti ricordo una confusione incredibile. C’erano pure Sandra Mondaini e Raimondo Vianello». Ma un ricordo è vivissimo, oltre alla presenza di Peppino Mazzullo, in arte Richetto, “voce” di Topo Gigio: quella secchiata d’acqua destinata al pugile Duilio Loi, e finita invece sul povero Mike. «Probabilmente tutto era stato pensato per farci ridere, ipotizza oggi l’ex bimbo». In quell’occasione, i piccoli ospiti ricevettero dalla Befana tanti regali. Molti di quelli che avevano chiesto nelle letterine. Perfino un completo da sci, con la giacca bicolore utilizzabile sia di dritto che di rovescio.«Cose mai viste prima di quel momento», commentano unanimi i 3. «Una sera – e a parlare è di nuovo Brianti – ci portarono in un ristorante. Tutti a cerchio, con in mezzo Celentano a cantare “Ciao, ragazzi, ciao...”. Una canzone che in quel momento aveva dedicato a noi». Emozioni forti, come quella provata da Amadio anche durante l’incontro con il cardinale Colombo. Già. Perché «nella foto si vede bene: io sono quello a cui l’arcivescovo appoggia la mano sulla spalla».
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