lunedì 1 aprile 2013
Napolitano avverte tutti: situazione grave, siate responsabili. E rassicura i mercati: governo uscente elemento di certezza. Il capo dello Stato poi annuncia: ​«Darò vita a due gruppi ristretti i personalità che varino proposte programmatiche che possano essere condivise dai partiti»
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Giorgio Napolitano è determinato «fino all’ultimo giorno» del mandato a «concorrere per condizioni più favorevoli» per superare uno stallo istituzionale fra i più complicati che la storia repubblicana ricordi. Parole che confermano le indiscrezioni circolate venerdì sull’ipotesi di dimissioni minacciata apertamente dallo stesso Napolitano per superare i ridotti poteri della sua presidenza in questa fase nella quale, per via del semestre bianco, non può far uso del contrappeso, previsto dalla Costituzione, dello scioglimento di un Parlamento recalcitrante e paralizzato. «Invece della colomba, vi ho portato questo...», è la battuta, non accompagnata da sorriso, con cui si è avvicinato alla postazione, indicando i fogli della dichiarazione che sta per leggere. L’attesa dei cronisti si era protratta fino all’una. «Si dimette, non si dimette?», ci si chiedeva impazienti. Un dubbio che non veniva dissipato, anzi, dall’avvio della sua dichiarazione: «Gli incontri con le forze politiche mi hanno permesso di accertare la persistenza di posizioni nettamente diverse circa la formazione del nuovo governo». Poi però si percepiva subito la sua intenzione di non mollare: «Ancora una volta sottolineo l’esigenza che da parte di tutti si esprima piena consapevolezza della gravità e urgenza dei problemi del Paese». E chiedeva di nuovo «senso di responsabilità al fine di rendere possibile la costituzione di un valido governo in tempi che non si prolunghino insostenibilmente, essendo ormai trascorso un mese – ricordava – dalle elezioni del nuovo Parlamento». L’attenzione di Napolitano va a questo punto agli osservatori internazionali, alla preoccupante prospettiva di una riapertura dei mercati, dopo la breve pausa pasquale, in un clima di confusione istituzionale. «Tuttavia – ha rilevato – un elemento di concreta certezza è rappresentato dalla operatività del governo tuttora in carica, benché dimissionario e peraltro non sfiduciato dal Parlamento». All’esecutivo tecnico il Quirinale offre la sua ennesima copertura istituzionale: «Ha annunciato e sta per adottare – ha ricordato – provvedimenti urgenti per l’economia, d’intesa con le istituzioni europee e con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento attraverso i lavori della Commissione speciale presieduta dall’onorevole Giorgetti». E, così, ha responsabilizzato anche il nuovo Parlamento. E siamo alla valutazione cruciale sul grande nodo che aleggia e blocca la trattativa sul nuovo governo: «Nella prospettiva ormai ravvicinata dell’elezione del nuovo capo dello Stato (che mi auguro veda un’ampia intesa tra le forze politiche) sono giunto alla conclusione – ecco l’annuncio – che, pur essendo ormai assai limitate le mie possibilità di ulteriore iniziativa sul tema della formazione del governo, posso fino all’ultimo giorno concorrere almeno a creare condizioni più favorevoli allo scopo di sbloccare una situazione politica irrigidita tra posizioni inconciliabili». Al giornalista che alla fine evocava l’«accanimento terapeutico» mostrando di preferire la prospettiva di tornare al voto per Napolitano non restava che ribadire, secco e forse un po’ seccato: «È una questione che non mi interessa. Io sono in pieno semestre bianco, non mi interesso di problemi che non posso affrontare», ricordando così l’assenza del potere di scioglimento in questa fase, per il Quirinale. Ma come uscire dalla strettoia? «Mi accingo a chiedere a due gruppi ristretti di personalità tra loro diverse per collocazione e per competenze di formulare - su essenziali temi di carattere istituzionale e di carattere economico-sociale ed europeo - precise proposte programmatiche che possano divenire oggetto di condivisione da parte delle forze politiche». Ecco la via d’uscita. In grado di produrre «materiale utile anche per i compiti che spetteranno al nuovo presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri». Infine è tornato a promettere impegno «fino all’ultimo giorno del mandato», sia pur «non nascondendo al paese le difficoltà», ma «ribadendo fiducia nel responsabile superamento del momento cruciale che l’Italia attraversa».
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