Opposizioni unite per il voto ai fuorisede già dai prossimi referendum

Martedì la conferenza stampa in Senato per presentare due nuove proposte di legge, depositate sia alla Camera sia in Senato, a prima firma dei dem Meloni e Madia
March 3, 2025
Opposizioni unite per il voto ai fuorisede già dai prossimi referendum
Una proposta di legge per consentire il voto ai fuorisede c'è già, ma giace da 20 mesi in Senato dopo l'approvazione della Camera nel luglio del 2023. In realtà la battaglia per garantire il diritto alla partecipazione democratica di chi studia, lavora o si cura in un comune diverso da quello in cui ha la residenza va avanti da almeno 10 anni, ma nonostante questo l'Italia resta uno dei pochissimi paesi Ue, insieme a Cipro e Malta (due isole) a non prevedere questa possibilità. Anche per questo i parlamentari dem Marco Meloni e Marianna Madia (primi firmatari di due nuove proposte gemelle sul tema depositate rispettivamente in Senato e alla Camera) hanno promosso una conferenza stampa martedì a Palazzo Madama, raccogliendo l'adesione di tutte le forze di opposizione. Lo scopo è quello di farsi interpreti delle istanze del comitato Voto dove vivo e delle numerose associazioni e realtà che sostengono la proposta (tra gli altri la Cgil, la Fuci, Volt e il comitato referendario per la cittadinanza).
Il punto di partenza è il passo in avanti contenuto nel decreto elezioni del 2024 che ha consentito il voto ai fuorisede alle europee, anche se solo agli studenti. Una sperimentazione che secondo il governo non ha dato i risultati sperati o almeno questo è quanto ha sostenuto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo a un'interrogazione del segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi, nel febbraio scorso. La verità, però, è che nonostante la mancanza di un adeguata campagna informativa, sono stati ben 17mila gli studenti che ne hanno usufruito. Pochi, certo, rispetto ai circa 5 milioni di cittadini costretti a vivere lontano da casa per studio, lavoro o cure, ma comunque un numero consistente rispetto a una proposta non strutturata, scarsamente comunicata e adottata appunto in via sperimentale. Sempre Piantedosi ha chiarito che dal punto di vista dell'esecutivo non c'è una copertura legislativa adeguata per prevedere la stessa misura in vista dei prossimi referendum (quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza). Ma per Meloni si tratta di un argomento con cui «il governo sta semplicemente cercando di ridurre l'impatto della proposta» e, vista la disponibilità di una buona parte del Parlamento ad approvare la legge, la motivazione non sta in piedi.
Le opposizioni chiederanno al governo di votare la proposta in tempo utile o almeno di recepirla come emendamento al prossimo decreto elezioni. Del resto, come osservato da Madia, è piuttosto singolare, oltre che «ipocrita», il fatto che ci sia una preoccupazione trasversale per l'astensionismo e non si voglia adottare uno strumento che potrebbe contrastarlo. Il tempo a disposizione è sufficiente, almeno per una nuova sperimentazione, anche se, sempre secondo Madia, il punto di arrivo deve necessariamente essere «una legge organica e strutturata sul tema».
Per il comitato Voto dive vivo, rappresentato da Thomas Osborn e Alessandro De Nicola, nonostante «il grande passo avanti» delle scorse europee è doveroso consentire una piena partecipazione democratica anche per i referendum, dove peraltro la difficoltà organizzativa data dal fatto di avere più collegi è annullata (ne è previsto soltanto uno a livello nazionale).
Tornando al testo approvato alla Camera, va considerato che la maggioranza, con un emendamento, ne ha cambiato la natura trasformandolo in una proposta di legge delega, dando al governo il compito di regolare successivamente il voto per i fuorisede. Una strategia utile a guadagnare tempo, già adottata per bloccare le proposte per il salario minimo orario. La “concessione” fatta per le scorse europee dimostra però che lo strumento è già in grado di funzionare. Per questo Riccardo Magi di PiùEuropa e una delegazione della Cgil, in occasione del prossimo incontro con la presidenza del Consiglio - a cui parteciperanno in quanto promotori dei referendum - chiederanno che le proposte vengano prese in considerazione, anche con un decreto se necessario. «L'esperimento delle europee - ha osservato Vittoria Baldino del M5s - toglie al governo ogni alibi e ormai non è più possibile addurre come argomento che una cosa del genere non si può fare. Basta la volontà di sfondare il muro delle resistenze amministrative, che sono il vero impedimento all'adozione di questa proposta». Il dem Andrea Giorgis ha invece annunciato che chiederà immediatamente di incardinare il testo in Commissione Affari costituzionali del Senato e di adottare l'esame in sede deliberante: «Se lo negheranno, se imporranno la sede referente, le audizioni, allora capiremo che il governo vuole bloccare la proposta e impedire il voto». Del resto, come fatto notare da Roberto Giachetti di Iv, non è più possibile «sottrarre un diritto democratico a un numero così consistente di cittadini».

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