Nel bagno del liceo Giulio Cesare di Roma è stata appesa la “lista degli stupri”
Nove nomi (8 ragazze e un ragazzo) scritti in rosso con il pennarello. Ferma condanna della dirigente scolastica Paola Senesi e del mondo della politica

Le foto della lista dell’orrore cominciano a girare nella mattinata di venerdì sui cellulari degli studenti. I nomi sono nove (8 ragazze e un ragazzo) e le tante studentesse del liceo classico Giulio Cesare sono allibite: una rapida occhiata per accertarsi di non essere nell’elenco della “lista degli stupri” scritto con il pennarello su un muro del bagno dei maschi. Ma esserci o no fa poca differenza. La sensazione è agghiacciante. Qualcuna delle adolescenti rientra in classe piangendo. La dirigente condivide lo smarrimento misto a rabbia, ma non intende perdere tempo. «A fronte degli ottusi graffiti vandalici apparsi nei servizi igienici del nostro liceo, si ribadisce fortemente la condanna nei confronti di qualsivoglia stereotipo e violenza di genere sia essa fisica, verbale, psicologica o digitale. Il Giulio Cesare non è aperto alla violenza; il nostro liceo non vuol essere ricettacolo d'intolleranza», scrive Paola Senesi, che gestisce la rinomata scuola della Capitale, immortalata in due canzoni del cantautore romano Antonello Venditti, una dal titolo omonimo dell’istituto intitolato al celeberrimo imperatore, e l’altra che risuona ogni anno prima dell’inizio della maturità, “Notte prima degli esami”.
La stessa Senesi si confronta con i docenti e – carta e penna alla mano – mette bene in chiaro che «il liceo classico statale Giulio Cesare si riconosce fortemente nei valori costituzionali ed è quotidianamente impegnato ad argomentarli, trasmetterli e renderne partecipi le nuove generazioni nelle proprie aule e sul territorio. Proprio alla luce di questa missione, a fronte degli ottusi graffiti vandalici apparsi nei servizi igienici del nostro liceo, si ribadisce fortemente la condanna nei confronti di qualsivoglia stereotipo e violenza di genere sia essa fisica, verbale, psicologica o digitale». Ancora, la dirigente cerca di riportare i riflettori sul lavoro svolto dall’istituto, , sottolinea Senesi, «al pieno sostegno nei confronti delle attività formative che docenti e studenti vorranno mettere in atto per far emergere ancora una volta il bel volto della scuola in cui ogni forma di violenza viene bandita, si uniscono il sostegno e l'affettuosa solidarietà nei confronti delle studentesse e degli studenti coinvolti in questa scriteriata esternazione. Il Giulio Cesare non è aperto alla violenza; il nostro liceo non vuol essere ricettacolo d'intolleranza; la scuola non dimenticherà mai d'indicare quanto ci sia ancora da fare per concretizzare, de jure e de facto, la pari dignità tra donne e uomini, connotata da un profondo rispetto reciproco e dunque incompatibile con la pratica della violenza, di qualsiasi tipo essa sia».
Un episodio, questo, che arriva nella settimana in cui si sarebbe dovuta approvare la legge sulla violenza sessuale stoppata al Senato proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne. E che trova l’intero arco politico fermo nella condanna senza appello. - «Quanto successo al liceo Giulio Cesare, con pesanti offese sessiste rivolte ad alcune studentesse, è un fatto grave che va indagato e sanzionato duramente. Con le nuove norme la scuola ha tutti gli elementi per procedere. Verificheremo anche come stanno andando all'interno del liceo i corsi di educazione al rispetto della donna e di educazione alle relazioni previsti per la prima volta obbligatoriamente dalle nuove Linee guida sulla educazione civica e che lo scorso anno hanno dato risultati molto importanti nella gran parte delle scuole superiori italiane. Il rispetto è un valore imprescindibile. Nella scuola italiana non vi è spazio per la violenza e la discriminazione», scandisce il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
La ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella si dice vicina alle ragazze che si sono ritrovate nella lista. «Quanto avvenuto al liceo Giulio Cesare di Roma dimostra con chiarezza che c'è bisogno di un'educazione al rispetto e che questa educazione non può che realizzarsi nell'alleanza tra la famiglia e la scuola», dice. Ma, continua, «dovremmo però andare oltre, e chiedere anche il coinvolgimento di chi nel mondo dei nuovi media, della musica, dell'arte, ha più facile accesso all'attenzione dei giovani e ai loro linguaggi. C'è bisogno di uno sforzo comune da parte di tutti, ed è quello che stiamo cercando in ogni modo di promuovere». Solidarietà piena alle studentesse e totale disapprovazione arriva da tutti i partiti di maggioranza, che chiedono di fare luce sui responsabili della lista. «Sgomento» e «condanna ferma» da FdI a FI, passando per Lega e Noi Moderati. Per il Pd, invece, non si tratta certo di «una bravata: è l'ennesima manifestazione di una cultura patriarcale che considera i corpi delle donne oggetti da insultare, intimidire, controllare. È un atto di violenza pura, scrivono le capogruppo in Commissione istruzione di Camera e Senato Irene Manzi e Cecilia D’Elia. «Cancellare una scritta non basta – continuano le parlamentari dem - . Serve un lavoro culturale profondo, e questo lavoro si chiama educazione affettiva e al rispetto: un percorso strutturale nelle scuole italiane, unico strumento capace di prevenire violenza, stereotipi e sopraffazioni». La scuola deve essere, scrivono, «un luogo sicuro, libero da violenza e discriminazioni. La dignità delle ragazze non si tocca. Mai». Anche Avs, M5s e Iv si aggiungono nella dura condanna. «È il segnale di una cultura degradata e degradante che non possiamo ignorare. Chi fa finta di niente, chi minimizza, si rende parte del problema», accusa Maria Elena Boschi. «Nel Governo c'è ancora chi sostiene che la scuola non debba occuparsi di educazione sessuale e affettiva. È un errore blu» per la capogruppo di Italia viva.
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