Neda, il diritto di parlare: la voce delle donne afghane in Italia
di Redazione
Progetto del Consiglio italiano per i rifugiati e di Nove Caring Humans: un gruppo di attiviste per sensibilizzare sulla condizione delle donne in Afghanistan e per una migliore integrazione in It

Neda vuol dire "voce" nella lingua dari dell'Afghanistan. E Neda è la voce delle donne afghane in Italia, rifugiate dopo la caduta del Paese nelle mani dei taleban e determinate a diventare protagoniste della propria vita pur dall'altra parte del mondo.
Neda è il nome del progetto lanciato dal Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) e da Nove Caring Humans: negli ultimi mesi i due enti hanno fornito percorsi formativi e strumenti di empowerment a un gruppo di donne afghane rifugiate in Italia, che in questo modo sono diventate attiviste, cioè punti di riferimento per la diaspora dal Paese asiatico.
All'indomani della caduta dell'Afghanistan e dalla precipitosa fuga delle truppe della coalizione occidentale, in Italia arrivarono oltre 5mila afghani in pericolo di vita. A distanza di 3 anni e mezzo, molti di loro si sono trasferiti in altri Paesi europei. Per chi è rimasto in Italia l'integrazione è assai difficile: i titoli di studio faticano a essere riconosciuti e dunque anche l'inserimento lavorativo è stentato. Le protagoniste di Neda sono Sediqa Mushtaq, Nesa Mohammadi, Mahdia Sharifi (nel video), Zahra Muradi e Negin Ahmadi (Qui il sito del progetto). Alcune di loro in Afghanistan erano dottoresse e ostetriche, ma ancora oggi faticano a trovare una occupazione adeguata a ciò che sanno fare. "Ci piacerebbe essere viste e riconosciute come delle risorse per l’Italia. Il nostro background migratorio è una risorsa e un valore aggiunto alle nostre professionalità", dicono.
Il progetto Neda e le donne che ne sono protagoniste sono una voce importante da una parte per denunciare l'apartheid di genere oggi vigente in Afghanistan, dall'altra per promuovere in Italia una cultura dei diritti, della solidarietà e dell'inclusione, facendosi anche promotrici di soluzioni più eque per le donne della diaspora.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






