Il blocco delle navi, l'intervento di Israele: cos'è successo alla Flotilla
di Redazione
Dalle barche il racconto via Instagram. «Ci stanno per fermare, non reagiremo». Il ministro Tajani: «Gli italiani verranno espulsi». Il cardinale Zuppi: «Sia rispettata la dignità delle person

A sera, a una settantina di miglia navali dalla costa, per la Flotilla in navigazione verso Gaza, non inatteso, arriva il momento più drammatico. Le 50 imbarcazioni, intercettate dalla Marina di Israele, debbono interrompere la loro navigazione. Gli attivisti a bordo, fermati, saranno portati sulla terraferma, nel porto di Ashdod e, una volta identificati, espulsi.
«Abbiamo dato mandato alla nostra ambasciata e al nostro consolato di dare assistenza a tutti gli italiani che verranno portati probabilmente al porto di Ashdod e poi verranno espulsi», dice il ministro degli Esteri Antonio Tajani
, mantenutosi in costante contatto con il governo israeliano: «Credo che ci sarà un volo che li riporterà in Italia», annuncia. «L’abbordaggio era previsto. Ho parlato più volte con il ministro Sa’ar affinché non ci siano azioni violente da parte delle forze armate israeliane, questo mi è stato assicurato. Anche i portavoce della Flotilla hanno garantito che non reagiranno», si diceva fiducioso.
Quando l’abbordaggio non era più un’ipotesi ma realtà, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Matteo Zuppi, ha commentato: «Rinnovo l’appello perché venga rispettata la dignità delle persone e perché non ci sia violenza»
. La Cei e il Patriarcato latino di Gerusalemme nei giorni scorsi sono stati interlocutori importanti soprattutto per l’effettivo arrivo a Gaza dei beni umanitari presenti sulle imbarcazioni della Flotilla.
La prima imbarcazione abbordata è stata l’Alma, come documentato dagli stessi attivisti. «Siete in zona di guerra, per favore invertite la rotta verso il porto di Ashdod, dove gli aiuti saranno ispezionati e poi trasferiti alla Striscia di Gaza», l’intimazione delle autorità israeliane con gli altoparlanti, nel dare l’avvertire del blocco navale in atto.
La cronaca con il fiato sospeso, arrivava - da bordo della Nave Karma, dell’Arci - dal deputato del Pd Arturo Scotto, il primo, poco dopo le 19, a dare notizia di una dozzina di imbarcazioni non identificate a fronteggiare la navigazione verso Gaza, mentre dal cielo si erano levati in volo dei caccia inglesi, probabilmente per monitorare la situazione, in linea con il ruolo di mediazione scaturito dal vertice Usa-Israele alla Casa bianca. «Stanno per iniziare le operazioni di abbordaggio da parte delle imbarcazioni militari che si sono palesate e si trovano in questo», raccontava ancora Scotto.
Il governo italiano, come detto, dopo che la fregata Alpino aveva avuto l’ordine di fermarsi alle 150 miglia, aveva continuato a tenersi in contatto con le autorità israeliane a tutela dei nostri connazionali (una quarantina) a bordo delle navi intercettate
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Da Copenaghen, però, a margine del vertice Ue informale, la premier Giorgia Meloni aveva usato di nuovo parole dure verso gli attivisti: «Insistere in questa fase mentre c’è un negoziato di pace è irresponsabile, ma forse le sofferenze del popolo palestinese non erano la priorità», l’accusa della premier. «Siamo noi a chiedere alle istituzioni di essere responsabili», la replica a stretto giro della portavoce della delegazione italiana Maria Elena Delia.
Ma per la premier con il piano di pace per il Medio Oriente proposto da Trump «si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese». Un piano che poggia però su un «equilibrio fragile», e per farlo saltare «temo che un pretesto possa essere dato proprio dal tentativo della Flotilla di forzare il blocco navale israeliano», aveva detto. C’è il rischio di «alimentare il conflitto e colpire così soprattutto quella popolazione di Gaza alla quale si dice di voler portare sollievo
. È il tempo della serietà e della responsabilità», aveva avvertito la presidente del Consiglio. «Si fermino e lasciano che lavorino per la pace quelli che vogliono la pace», le aveva fatto eco Matteo Salvini, dalla Calabria.
Di tutt’altro avviso il premier spagnolo Sanchez: «Flotilla non rappresenta un pericolo, né una minaccia. Mi auguro che il governo di Netanyahu non costituisca alcuna minaccia per la Flotilla», le parole del leader socialista iberico, in chiara replica alla nostra premier.
Parole, quelle della nostra premier destinate a non avere alcun ascolto dalle 50 imbarcazioni ormai in zona critica e senza più la scorta della nostra Marina. «Attacchi assurdi, così insulta i cittadini», la replica di Giuseppe Conte. Ancor più duro Nicola Fratoianni: «Invece di usare parole indecenti - l’attacco dell’esponente di Avs - dica piuttosto a Israele di fermarsi».
C’è stato anche un asse con le autorità turche. Italia e Turchia «seguono con attenzione la vicenda della Flotilla. La priorità resta evitare una escalation», il post su X di Tajani, dopo un colloquio con suo omologo turco Hakan Fidan.
La navigazione delle 50 imbarcazioni era proseguita senza defezioni, sino a quando la Marina israeliana non si è mossa e non ha lanciato l’alert. A dare assistenza immediata era rimasta solo Emergency, al fianco della missione con una nave osservatrice e di supporto medico, fermatasi però alle 150 miglia, come concordato
La navigazione delle 50 imbarcazioni era proseguita senza defezioni, sino a quando la Marina israeliana non si è mossa e non ha lanciato l’alert. A dare assistenza immediata era rimasta solo Emergency, al fianco della missione con una nave osservatrice e di supporto medico, fermatasi però alle 150 miglia, come concordato
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Ma un caso diventano, intanto, anche le parole di Bruno Vespa rivolte, mercoledì sera, in tv, al leader di Global Sumud Flotilla Tony La Piccirella: la più dura, quella di «fottersene» degli aiuti, avendo un intento politico strumentale. Si dice «allibita», la presidente della Commissione di Vigilanza Barbara Floridia, del M5s, dopo la levata di scudi delle opposizioni tutte, mentre a favore del conduttore si schierano i partiti di maggioranza, asserendo che le sue parole svelerebbero i secondi fini della missione.
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