Grokipedia di Musk, fatta con l’IA, ha già problemi di parzialità
Le sue definizioni sembrano risentire dei pregiudizi politici del miliardario. Ma l'intelligenza artificiale mette in crisi le altre enciclopedie digitali

Con l’annuncio su X, in pieno stile Elon Musk, l’ex-consigliere di Donald Trump ha già lanciato il guanto di sfida: Grokipedia, la nuova enciclopedia digitale open source targata xAI (azienda in mano allo stesso multimiliardario), è online da stamani ed è già «migliore di Wikipedia». Il portale, pubblicato nella sua versione 0.1, conta più di 885mila definizioni contro le oltre 7 milioni in inglese di Wikipedia ma Musk ha promesso che, con l’arrivo della 1.0, Grokipedia sarà “dieci volte migliore”. E, sempre secondo le previsioni del patron di Tesla, compilare le voci della nuova versione sarà rapidissimo, perché a scriverle sarà l’intelligenza artificiale Grok, che dà il nome all'enciclopedia.
A prima vista, l’interfaccia di Grokipedia ha una veste semplice: sfondo nero, una sola barra di ricerca e definizioni – senza immagini – in cui navigare con l’aiuto di un indice. È a leggere tra le righe che sorgono i primi dubbi sull’imparzialità dell’enciclopedia. Un paio esempi. Al lemma “Black Lives Matter” Grokipedia scrive che le proteste sono state “le più costose nella storia delle assicurazioni contro i danni alla proprietà, oltre ad aver provocato 25 morti e un rapido declino urbano nelle aree colpite”. L’enciclopedia, però, menziona solo molto più avanti nell’articolo i dati di Acled, un’organizzazione indipendente che raccoglie dati sulle zone di conflitto, che rivelano come il 93% delle proteste del movimento fosse pacifico e solo il 5% violento. Anche queste statistiche, però, sono messe in dubbio da Grokipedia che le accusa di “sottostimare i rivoltosi”. Non solo. Alla definizione dell’editorialista conservatore Tucker Carlson, sul portale di Musk si legge che il giornalista ha avuto un ruolo importante nello “smascherare i pregiudizi sistemici del giornalismo tradizionale”. Per avvalorare la tesi, l’enciclopedia fa riferimento a un articolo (pubblicato sulla rivista Newsweek) che menziona questi pregiudizi citando solo lo stesso Tucker Carlson. Al momento, insomma, nelle voci di Grokipedia si mescolano fatti e opinioni.
Eppure, Elon Musk ha sempre sostenuto di fare dell’imparzialità una sua priorità. Una settimana fa, l’imprenditore aveva giustificato il ritardo nel lancio dell’enciclopedia proprio con la necessità di svolgere “ulteriore lavoro per eliminare la propaganda”. E, come molti repubblicani negli Stati Uniti, da anni critica Wikipedia di essere “controllata da attivisti di estrema sinistra”. Il risultato è che due membri del partito di Donald Trump, James Cormer e Nancy Mace, a fine agosto hanno avviato un’indagine su «manovre organizzate per influenzare l’opinione pubblica americana manipolando gli articoli di Wikipedia”. Gli esiti non sono ancora noti, ma il pressing politico sulla piattaforma è sempre più alto.
D’altro canto, a preoccupare la Wikimedia Foundation, più che Grokipedia, è l’IA che la compila ogni giorno. Nell’ultimo anno, secondo i dati pubblicati dalla stessa fondazione, l’intelligenza artificiale ha provocato un aumento del 50% di traffico sull’enciclopedia digitale. Ma non è un bene. A far impennare gli accessi a Wikipedia non sono utenti o redattori ma i cosiddetti “crawler”, programmi automatizzati che estraggono contenuti multimediali dai siti web per addestrare le IA, costringendo l’enciclopedia a sostenere costi sempre più alti e una maggiore pressione su server e infrastrutture. Sempre dal 2024, invece, i lettori e i volontari che compilano l’enciclopedia sono in continuo calo: si tratta di un rallentamento che avvantaggia la concorrenza generata con l’IA, pensata al contrario per espandersi rapidamente. Musk, per spiegare il meccanismo alla base della compilazione di Grokipedia, parla di “effetto valanga”: in pratica, quando un utente cerca una voce assente nel database, l’IA genera un riassunto sintetico corredato di fonti e crea, grazie alla ricerca del lettore, un nuovo lemma indicizzabile dai motori di ricerca. Anche nell’enciclopedia di Musk, cioè, a partorire le nuove definizioni sono gli utenti ma a compilarle restano gli algoritmi. Non senza i loro pregiudizi.
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