E fu l'ora delle donne. Le straordinarie vite delle "madri della Patria"
di Redazione
Un libro traccia i profili delle 21 donne che furono elette all'Assemblea Costituente (accanto a 535 uomini) per scrivere la nostra Costituzione

Se la rigirarono tra le mani, come biglietti d'amore, più preziose delle tessere del pane. Le schede elettorali arrivarono nelle case, e per la prima volta le donne italiane si sentirono libere. E importanti, perché quel certificato di ammissione al voto era il premio per le lotte di chi le aveva precedute e la ricompensa per tutte per aver sofferto, lavorato, resistito durante la guerra imbracciando i fucili o facendo le staffette partigiane o semplicemente vestendo e sfamando chiunque fuggisse dai tedeschi.
Il 2 giugno 1946 ai seggi andarono per la prima volta anche le donne; alcune portarono sgabelli pieghevoli per affrontare le attese. Oltre a scegliere per la Repubblica o per la Monarchia, il popolo italiano doveva decidere i nomi di chi avrebbe fatto parte dell'Assemblea Costituente, incaricata di redigere la Costituzione. Furono eletti 535 padri e 21 madri costituenti. Pochine, appena il 4 per cento del totale, ma dati i tempi, fu comunque un risultato storico. Ciascuna di quelle 21 ha avuto una vita memorabile e incredibilmente interessante. Tutte sentirono l'onore dell'incarico ricevuto e anche il peso della responsabilità di combattere le disuguaglianze e offrire alle cittadine italiane la possibilità di realizzarsi al pari degli uomini.
Ed ecco i loro nomi: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Livia Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Fiorini, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi e Vittoria Titomanlio.
A ricordarle c'è un libro concepito per i ragazzi ma interessante per tutti, "Libere x Costituzione - Le 21 donne che hanno fatto l'Italia", scritto da Valeria De Cubellis e Margherita Madeo, con le illustrazioni di Serena Riglietti per Salani Editore. La prefazione è di Benedetta Tobagi.
Leggendo le storie - non semplici biografie, ma racconti avvincenti di gesta, caratteri, imprese, studi - si familiarizza con donne eccezionali, ma in un certo senso misconosciute ai più. Prendiamo Bianca Bianchi, classe 1941: le cronache dell’epoca ne parlavano come la biondissima o l’angelo biondo, ma lei era ben di più del suo aspetto. Laurea in Pedagogia e Filosofia a Firenze, era una delle deputate più preparate passate da Montecitorio; alle elezioni del 2 giugno 1946 ottenne il doppio dei voti del capolista Sandro Pertini. Con lei c’era anche Teresa Mattei, per tutti Chicchi, nome di battaglia da partigiana, genovese, la più giovane ma non la meno coraggiosa. A 17 anni quando le leggi razziali esclusero le sue compagne ebree dal liceo urlò in faccia a un insegnante quanto fosse vergognosa quell’ingiustizia e fu espulsa da tutte le scuole d’Italia. A Montecitorio fu nominata segretaria dell’Ufficio di Presidenza. C’era anche Angelina Merlin, maestra di professione, che fu tra i Settantacinque della Commissione incaricata di scrivere il testo della Costituzione. Strenue le sue battaglie per la definizione dei diritti civili e politici e per l’uguaglianza di tutti i cittadini, contro la schiavizzazione delle donne; impiegò 12 anni a far approvare la Legge che porta il suo nome e chiuse la vergogna dei bordelli.
E c’erano anche Laura Bianchini, cattolica, giornalista e insegnante, partigiana, che sostenne con forza l’articolo 33, per la parità tra scuola pubblica e privata, e Angela Maria Guidi, che nel ’51 sarebbe diventata la prima donna a far parte di un governo, come sottosegretaria al Ministero dell’Industria e Commercio.
Le 21 madri costituenti aprirono un nuovo scenario, una rivoluzione nello schema tutto maschile della politica. La loro diversità di provenienza, età, estrazione sociale, istruzione e ideali politici fu una ricchezza per il Paese e per la scrittura stessa della Costituzione. Senza di loro la nostra Carta fondativa sarebbe stata imperfetta. Per questo raccontarle oggi rappresenta un regalo per le ragazze e i ragazzi cui tocca l’impegno di continuare a rendere questo Paese migliore di come lo erediteranno.
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