Alle isole Eolie è rimasta solo una pediatra

La dottoressa che è rimasta e la collega, che dopo anni si è dovuta trasferire, raccontano le difficoltà del territorio e la «forte motivazione» che serve
November 27, 2025
Alle isole Eolie è rimasta solo una pediatra
«Mi scusi, ma in questo momento purtroppo non riesco a stare al telefono perché sono salita sull’aliscafo per Milazzo e a breve non avrò più la linea. Ci possiamo risentire quando arrivo a casa a Messina, fra un paio d’ore». A parlare è la dottoressa Simona Nigro, l’unica pediatra rimasta nelle isole Eolie da circa un mese, quando una collega si è trasferita all’ospedale di Milazzo per necessità personali. Per Nigro, trascinare la sua famiglia con tre bambini piccoli a Lipari, dove lavora, sarebbe stato più complicato – ci spiega – per cui da quando le è stato assegnato il posto nelle Eolie, nel 2022, fa questa tratta ogni volta che deve andare e tornare dal suo ambulatorio. Anche se la dottoressa non si lamenta per le quattro ore di viaggio in un giorno né per il disagio di circa due ore offline, né per i costi della trasferta (circa 700 euro al mese contando traghetto e auto), questo episodio è emblematico del perché, nonostante l’Asp abbia pubblicato il bando per il posto da pediatra nelle isole Eolie, il rischio è che il secondo pediatra non arrivi.
Il tema, aggiunge, è molto più ampio. «Non nego che sia difficile raggiungere il posto di lavoro, ma credo che non sia tanto questo il problema. Lavorare qui è un investimento anche economico e giustamente non tutti sono disposti o possono farlo». Un esempio? L’abbonamento dell’aliscafo a una cifra agevolata vale solo per Lipari e per 26 corse: «Le consumo in 13 giorni e in più quando vado a Salina, una volta a settimana, pago il prezzo pieno perché da tre anni non c’è più l’obbligatorietà di coprire anche lì. Io ho continuato ad andare perché conoscevo già i pazienti, circa un centinaio, e non me la sono sentita di lasciarli».
Come questa scelta, molte delle altre che ha fatto la dottoressa sono spinte da una forte motivazione: «Se sono venuta qui non è certo perché spinta dai guadagni, erosi dai costi del viaggio e dell’affitto dell’ambulatorio, oltre che dal fatto che il numero dei pazienti è molto al di sotto dei massimali che può raggiungere un pediatra. Quando eravamo in due avevo circa 300 pazienti. Ora ho già raddoppiato il numero, ma anche se non arrivasse nessun collega, tutti i bambini tra le isole sono poco più di mille. Sono venuta qui perché da madre capisco il fabbisogno di questi genitori e perché vedevo un grande potenziale, un terreno fertile in cui fare il medico a tutto tondo, che per me vuol dire anche educare genitori consapevoli, per esempio». Nigro ci tiene a chiarire subito che per tutte queste ragioni non ha chiesto il trasferimento adesso che l’Asp ha lanciato il bando con posizioni aperte anche vicino casa sua: «Proprio oggi me lo chiedeva un’altra mamma, sono preoccupati e li capisco». L’apprensione è legata sicuramente all’arrivo della stagione influenzale, ma anche al fatto che il bando si chiude giusto oggi. Per scoprire se qualcuno aspira a quel posto nelle Eolie ci vorrà ancora un po’.
Nel frattempo, come sempre, oltre al servizio della dottoressa gli isolani hanno anche quello del punto di pediatria nell’ospedale di Lipari, che è sempre disponibile nei festivi e prefestivi. I disagi maggiori sono per coloro che abitano nelle isole minori e faticano a raggiungere Lipari, sia per il numero di corse disponibili che per le intemperie, soprattutto di inverno. Anche per la collega Caterina Caruselli, che dopo cinque anni nelle Eolie si è trasferita a Milazzo per necessità familiari, l’Asp sta seguendo quanto previsto dall’accordo collettivo nazionale per la pediatria di base, ma la questione rimane aperta anche se il bando è già stato pubblicato. «Conosco bene il territorio perché già dal 2013 andavo per le guardie mediche e se l’ho fatto è perché l’ho voluto fortemente. Non è scontato però che un professionista voglia andare, consapevole dei disagi ai quali va incontro», spiega Caruselli. La questione è atavica e riemerge ogni volta che si parla delle isole Eolie e dei servizi essenziali che dovrebbero essere garantiti ai cittadini, dall’istruzione alla libertà di spostamento, alla salute.
Al di là dei limiti fisici, va detto che a disincentivare i medici potrebbero essere anche questioni strutturali più facilmente rimovibili: «Al contrario dei pediatri che sono garantiti solo a Lipari, i medici generici sono presenti in tutte le isole minori. Nel loro caso, si applica il principio delle zone considerate disagiate, per cui il collega viene pagato come se avesse il numero massimo di pazienti anche se non lo raggiunge».
La pediatra Caruselli, anche quando era al suo numero più alto di bambini in cura arrivava a massimo 870. Se si vuole garantire ai più piccoli la presenza di più pediatri, magari anche in altre isole, forse un incentivo di questo tipo potrebbe essere utile. Come la collega Nigro, anche lei, che ora è sessantenne, è rimasta per tutti questi anni spinta da una missione, ma non dovrebbe essere necessariamente così: «Sa com’è quando si va via... ci si affeziona alle famiglie, le si conosce bene. Le ho avvisate tutte, singolarmente. La maggior parte ha detto “Ci dispiace, ma capiamo benissimo che dopo tutto questo tempo distante dalla tua famiglia hai necessità di avvicinarti a loro. Ho provato a rassicurare genitori e pazienti. Se tutto va bene, secondo me con i tempi tecnici bisogna resistere solo fino a metà gennaio e poi qualcuno arriverà. Si spera».

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