domenica 20 maggio 2018
Bruxelles vuole estendere l'area di quarantena degli ulivi. Sindaci contrari al decreto che impone l'uso di fitofarmaci per colpire il batterio
Xylella, l'emergenza continua. Ora lo scontro è sui pesticidi
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La Xylella che continua a martoriare gli ulivi pugliesi, galoppa anche per la mancanza di un fronte unico che possa contrastare con una efficace terapia d’urto il diffondersi del batterio. In oltre cinque anni sono stati più di 10 milioni gli alberi infetti. Prima il braccio di ferro sugli interventi per abbattere le piante malate, poi la battaglia sull’utilizzo o meno dei pesticidi per colpire la cosiddetta “sputacchina” che finora ha quasi desertificato metà del territorio olivicolo della Puglia. Le istituzioni, a vari livelli, come pure le diverse organizzazioni agricole non sono riuscite quasi mai a dialogare in perfetta sintonia.

Così è arrivata anche l’ennesima “stangata” della Commissione europea che qualche giorno fa ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Ue per non aver pienamente applicato le misure previste tra cui l’abbattimento degli alberi essiccati per impedire il propagarsi del batterio killer. Ritardi e vincoli, oltre al clima di confusione e di polemiche che da tempo stanno accompagnando l’intera vicenda, hanno finito per alimentare, per certi versi, l’avanzata della Xylella fastidiosa che ora rischia di mettere a repentaglio anche le colture olivicole del Barese dopo aver messo praticamente in ginocchio il Salento.

A metà della prossima settimana la Commissione Ue potrebbe proporre al comitato sulla salute delle piante formato dagli esperti degli Stati membri, alcune modifiche come l’aggiornamento dell’area di quarantena, spostando di una vendella tina di chilometri verso nord la fascia di territorio dove vanno applicate le misure più drastiche per la lotta al patogeno. Già il 23 marzo scorso i confini della zona cuscinetto furono ridisegnati dalla Regione Puglia, inserendo per la prima volta oltre che parte dei comuni di Fasano e Martina Franca, anche la provincia di Bari, con circa due terzi dell’agro di Locorotondo. Tutto questo dopo i focolai segnalati a Cisternino nel Brindisino. Gli ulivi colpiti da una malattia endemica nell’area di contenimento si sono quadruplicati in tre mesi, passando dai 735 di inizio anno ai 2.924 rilevati a marzo scorso. «In cinque anni e mezzo – ha sottolineato Coldiretti – si sono susseguiti errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio che ora è arrivato pericolosamente alle porte provincia di Bari, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione. A questo punto serve un deciso cambio di passo con risorse per gli agricoltori colpiti e le necessarie “eradicazioni chirurgiche”. Ma occorre ora anche impegnarsi nell’attuazione delle buone pratiche agricole in modo da contrastare l’insetto vettore e impedire il proliferare del contagio».

Gli ulivi, intanto, continuano a morire mentre prosegue l’avanzata silenziosa della Xylella che, secondo quanto stabilito dal decreto Martina andrebbe combattuta con l’utilizzo dei fitofarmaci. Un provvedimento a cui si è opposto il sindaco di Nardò, Pippi Mellone (seguito poi dal primo cittadino di Gallipoli, Stefano Minerva) che con un’ordinanza ha vietato sull’intero territorio comunale l’impiego in agricoltura di pesticidi e prodotti fitosanitari. La risposta della Regione Puglia, finita sotto accusa per i ritardi negli abbattimenti, è stata dura. L’assessore alle risorse agroalimentare, Leonardo Di Gioia, ha dichiarato senza mezzi termini che «siamo pronti a valutare e mettere in campo un’attività di contrasto alle ordinanze dei sindaci che immotivatamente vietano l’utilizzo di fitofarmaci nella lotta al vettore della Xylella». L’ennesimo braccio di ferro su cui è intervenuta anche l’Associazione Isde (Medici per l’Ambiente) secondo cui «i pesticidi dannosi per l’ambiente e per la salute umana non possono essere imposti per legge, tenuto conto che gli effetti dei neonicotinoidi sull’uomo devono ancora essere chiariti». Sembra davvero non esserci pace tra gli ulivi.

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