mercoledì 31 ottobre 2018
Nella missiva al Tesoro chiesti chiarimenti sui «fattori rilevanti» che non fanno migliorare il rapporto debito/Pil. Aggravio di 689 milioni dall’asta Btp. Tria a Berlino per rassicurare Scholz
Un'altra lettera dall'Ue: nel mirino c'è il debito
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Non bastassero la crescita zero certificata dall’Istat e lo spread in rialzo, a complicare la nuova giornata di tribolazione del governo Conte che oggi punta finalmente a presentare la manovra in Parlamento arriva anche una nuova lettera da Bruxelles. Il fattore di «vulnerabilità cruciale» per la Commissione Europea resta il debito pubblico italiano, che agli occhi di Bruxelles rende la manovra 'espansiva' dell’esecutivo giallo-verde «incompatibile» con il rispetto delle regole Ue e ipoteca «spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini».

Per questo si chiedono dettagli sui «fattori rilevanti» che impedirebbero di migliorare il rapporto debito/Pil. Roma ha ora due settimane di tempo al massimo, entro il 13 novembre, per fornire spiegazioni sulle ragioni della propria strategia. È una preoccupazione che si somma per la maggioranza M5s-Lega, già alle prese con i dati Istat sulla frenata del Pil, che rende molto difficile immaginare di centrare gli obiettivi di crescita nel 2018 all’1,2% e nel 2019 all’1,5%. E con uno spread che continua a far lievitare il costo delle nuove emissioni di titoli: ieri l’asta di Btp è costata «689 milioni in più di quanto sarebbe valsa a fine aprile» (ancor prima del voto), dicono gli analisti di mercato, che calcolano già in 6,5 miliardi il maggior aggravio in questi mesi. Il premier Giuseppe Conte (ieri impegnato in una visita-lampo in India), ma anche i due vicepremier, derubricano la notizia sostenendo che fosse attesa. E scaricano la responsabilità sul passato e sugli avversari. Ragionamenti che per l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (Pd), sono da classificare come «risibili»: il peggioramento, osserva, lo si deve alla congiuntura internazionale, ma anche al «governo che si sta facendo male da solo».

Una prima rassicurazione ha tentato di darla il ministro dell’Economia, Giovanni Tria: ieri è volato a Berlino per incontrare il suo omologo tedesco Olaf Scholz al quale (oltre a discutere del nodo dell’Unione bancaria) ha detto che la manovra mira appunto a una maggiore crescita per ridurre il debito. Manovra che, intanto, il governo presenterà oggi alle Camere. Ieri sera il testo non era ancora giunto agli uffici del Quirinale, ma l’indicazione è stata confermata da Conte che, appena rientrato da Delhi, ha tenuto un ultimo vertice a Palazzo Chigi con Tria, i ministri M5s Fraccaro e Toninelli e la sottosegretaria Castelli (sempre 5s, mentre non c’erano esponenti della Lega) proprio con l’obiettivo di rivedere, articolo per articolo, il disegno di legge. Inevitabile, però, che nell'incontro si sia anche discusso della nuova missiva di Bruxelles. Ufficialmente la linea non cambia: «Non rivediamo alcunché, il 2,4% è quello – puntualizza il premier parlando del deficit –, è una manovra che non abbiamo improvvisato, ma abbiamo detto che è un tetto massimo».

Stare sotto questa asticella non è cosa facile, ma la tendenza a diluire le misure principali, come la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza, potrebbe essere una delle vie d’uscita. Luigi Di Maio, il vicepremier M5s, assicura però che il cronoprogramma è chiaro: le due misure bandiera saranno «oggetto di decreto subito dopo la legge di Bilancio o prima di fine anno».

Intanto, tra le pieghe della manovra emergono altre novità: oltre alla norma 'salva-deficit', alimentata con eventuali risparmi su pensioni e 'Reddito', spuntano un fondo ad hoc per gli investimenti delle amministrazioni centrali, a partire dai ministeri, e uno per quelle locali. Per i ministeri i fondi però sono 'a tempo': se non spesi entro 18 mesi da quando sono assegnati, torneranno al Tesoro. Mentre per le imprese, la nuova mini-Ires (lo sconto di 9 punti per chi reinveste in azienda) varrà per tutti i contratti stipulati da nuove imprese.

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