mercoledì 19 aprile 2017
Parla il procuratore minorile di Torino Baldelli mentre il Senato torna a discutere della riforma. Gli effetti? La perdita della specializzazione e nessuna maggiore celerità dei provvedimenti
il procuratore: «Tribunali dei minori, chiuderli non dà vantaggi»
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Dopo la pausa pasquale riprende in Senato il dibattito sul disegno di legge riguardante le 'Modifiche al codice di procedura civile e altre disposizioni per l’accelerazione del processo civile' nel cui ambito si sta discutendo della soppressione – o almeno della profonda riorganizzazione – dei tribunali per i minorenni. Il disegno di legge è già stato approvato dalla Camera il 10 marzo dello scorso anno con alcuni importanti emendamenti. Quello più significativo porta la firma della presidente della Commissione giustizia della Camera stessa, Donatella Ferranti. Si tratta dell’emendamento 1.25 che in 18 punti ridisegna la struttura della giustizia minorile. Sono stati poi presentati altri emendamenti, ma nessuna delle ipotesi sembra soddisfare l’Associazione dei magistrati minorili (Aimmf). È stata anche avviata una raccolta di firme che ha già raccolto migliaia di consensi, mentre la riforma in discussione è stata bocciata all’unanimità dal Csm, dai presidenti dei più importanti Tribunali e dal Garante dell’infanzia.

La soppressione dei tribunali dei minorenni avrebbe la conseguenza di azzerare la cultura della giustizia minorile nel nostro Paese e non si tradurrebbe in alcun vantaggio; né per la qualità degli interventi, né per la celerità dei processi. Lo sostiene Annamaria Baldelli, procuratore del Tribunale dei minori di Torino.

Quindi gli effetti sarebbe solo negativi? Sì, gli effetti sarebbero quelli della perdita della specializzazione. Comunque si definisca il progetto, ad esso conseguirà, inevitabilmente, la cancellazione di anni di esperienza e di formazione in tema minorile, senza alcuna reale unificazione, né vantaggio di celerità ed omogeneità.

Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, sostiene però che non ci sarà nessuna scomparsa, ma solo una razionalizzazione del sistema. Perché questa soluzione non vi soddisfa?
L’equivoco di fondo è che tutti parlano di specializzazione dei nuovi uffici (sezioni di Tribunale e Gruppi specialistici delle Procure), ma occorre intendersi su cosa si intenda per specializzazione. Siamo tutti d’accordo sul fatto che le segnalazioni riguardanti i minori verranno trattate dai giudici e dai pubblici ministeri assegnati agli uffici specializzati, ma non è vero che quei giudici e quei pubblici ministeri si occuperanno soltanto della materia minorile.

Quali tipi di interventi (adozioni, figli contesi, abusi, sorveglianza delle comunità, ecc) finirebbero per sopportare le conseguenze più gravi da un’eventuale soppressione?
Tutti gli interventi. Perché il collegamento è trasversale a tutta l’attività. Se il Tribunale dei minori allontana un minore, su iniziativa del pm minorile, e lo colloca in comunità e poi in ipotesi lo dichiara adottabile e lo inserisce nella famiglia adottiva è chiaro che gli interventi di questo percorso devono rispondere al criterio della particolare adeguatezza perché l’esito finale sia davvero la tutela del minore, di cui tanto si parla in teoria.

Le associazioni degli avvocati, e non solo loro, sostengono che l’unica riforma adeguata sarebbe la creazione di un 'tribunale della famiglia' dove accorpare tutti i procedimenti relativi a genitori e figli. Perché non è pensabile questa ipotesi?
Certamente il 'Tribunale della famiglia' è auspicabile, perché le distorsioni ci sono nel sistema attuale, tuttavia, si tratta di bilanciare con molta attenzione il cambiamento, che può essere l’obiettivo di un percorso condiviso che mi pare incompatibile con l’accelerazione che ha avuto l’attuale progetto di riforma.

È vero la soppressione dei tribunali dei minorenni avrebbe comunque il vantaggio di impedire che, sullo stesso procedimento, intervengano allo stesso tempo procura minorile e procura ordinaria, come oggi spesso si verifica?
In realtà le procure si coordinano e solitamente il terreno condiviso vede il minore vittima di reato intra-familiare. Se è pendente una causa di separazione o affidamento presso il Tribunale ordinario interviene solo il Pubblico ministero ordinario. Se la procura minorenni fosse intervenuta per prima con una richiesta di decadenza dalla responsabilità genitoriale la competenza rimarrebbe all’autorità minorile e non ci sarebbe più l’intervento della procura ordinaria. Il problema più grosso è costituito dalle possibili diverse pronunce dei giudici, ma soprattutto dai tempi della giustizia ordinaria rispetto a quella minorile

Cosa risponde a chi vi accusa di mettere in atto una difesa corporativa dell’esistente, chiudendo così la strada alla possibilità di una riforma?
Il mestiere del magistrato offre straordinarie possibilità di cambiamento: io posso svolgere la funzione requirente penale e passare poi alla funzione giudicante civile, in altro distretto. Ciò significa che, se vogliamo parlare di difesa di poltrone, noi magistrati abbiamo molte poltrone su cui sedere. Questo in generale, ma anche rispetto all’ambito minorile.

Quindi in realtà cosa difendete?
La cultura minorile, che non si improvvisa, che richiede una formazione continua, teorico-pratica, che richiede attenzione esclusiva quotidiana che si fondi anche sulla consapevolezza degli inevitabili errori commessi nel passato di cui si deve conservare la memoria storica. Se non si difende questa cultura, se non ci sarà più tempo per prestare attenzione ai minorenni tutto verrà omologato e sacrificato in nome di un efficientismo formale incompatibile con la tutela reale del minorenne.

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