mercoledì 16 agosto 2017
«Da bambina aiutavo i lavoratori traducendo dall’arabo in italiano»
Si impegna nel sindacato contrastando il caporalato
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La ventiduenne Sara Moutmir è una giovane sindacalista della provincia di Salerno. Con la Cgil percorre la Piana del Sele svolgendo «sindacato di strada», impegnandosi a tutelare i lavoratori dal caporalato e assistendo chi vuole far valere i propri diritti. Lei sa l’arabo e questo è importante per comunicare con i lavoratori stranieri. Anche Sara è nata all’estero, in Marocco, ma dalla prima elementare ha frequentato le scuole del Salernitano. Le prime mediazioni sono di pochi anni dopo: «Da piccola accompagnavo la mamma alla sede della Cgil di Montecorvino Pugliano e traducevo i dialoghi con l’impiegato per rinnovare il permesso di soggiorno». Diplomata alle superiori come operatrice turistica, ha iniziato a lavorare a Bellizzi nello stesso sindacato che aveva favorito l’integrazione dei suoi genitori. Con il movimento “Italiani senza cittadinanza”, di cui fa parte, Sara è una grande sostenitrice dello ius culturae: «Vuol dire riconoscere italiani ragazzi come me». Cresciuti qui, insieme ai loro compagni di classe italiani da generazioni e «immersi in quello che sentiamo come il nostro Paese». Sara ricorda ridendo “nonna” Fortunata: «Non eravamo parenti, ma era la nostra vicina di casa. Alle medie, quando i miei genitori erano al lavoro, mi preparava il pranzo di ritorno da scuola. Ogni mattina mi chiedeva: “Quanta pasta ti devo buttare?”». La giovane sindacalista tocca un punto importante: «La generazione dei miei genitori, arrivati qui per lavorare, a volte non parla ancora bene l’italiano e comunque ha un legame più forte con la terra in cui è cresciuta. Noi figli degli immigrati non abbiamo scelto dove crescere, siamo figli dell’Italia».

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