martedì 6 luglio 2021
Renzi avverte: il testo attuale verrebbe affossato dal voto segreto. Ma Pd, M5s e Leu fanno muro. Oggi tavolo dei capigruppo e voto sulla calendarizzazione a metà luglio
Palazzo Madama. Il ddl Zan sta per arrivare in aula senza intesa

Palazzo Madama. Il ddl Zan sta per arrivare in aula senza intesa - Siciliani

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Sul piano politico, è ancora muro contro muro. Su quello procedurale, tuttavia, la giornata di oggi in Senato prevede un doppio snodo importante per il prosieguo del cammino del disegno di legge contro l’omotransfobia. Alle 11 c’è il tavolo dei capigruppo, convocato dal presidente leghista della Commissione Giustizia Andrea Ostellari e nel quale le forze politiche dovrebbero confrontarsi ancora sui nodi del testo, approvato dalla Camera e fermo in commissione a Palazzo Madama. Poi, alle 16.30, toccherà all’Aula votare sulla calendarizzazione della normativa, in base a quanto deciso nei giorni scorsi, quando si era concordato di portare il testo in Aula il 13 luglio. Ma entrambi i passaggi non paiono scontati, visto che la giornata di ieri ha riproposto le consuete schermaglie in maggioranza fra Lega, Fi e Iv da una parte e Pd, M5s e Leu dall’altra.

Le offerte di Lega e Iv

Il Carroccio rilancia la sua proposta di modifica del testo, con un appello ai partiti: «Condividiamo un testo senza bavagli», incalza Matteo Salvini, «se togliamo l’ideologia, il coinvolgimento dei bambini e l’attacco alla libertà di pensiero, intervenendo sugli articoli 1, 4 e 7, finalmente si smette di litigare e si approva una norma di protezione e civiltà». Poi lancia la palla nel campo dem: «Se il Pd rifiuterà ascolto e dialogo, invocati anche da tante associazioni e movimenti di gay, lesbiche e femministe, si assumerà la responsabilità di affossare questa legge».

Sempre in maggioranza, è Italia Viva a proporre l’abrogazione dell’articolo 1 del testo Zan, con Matteo Renzi che avverte: «Siamo di fronte a una legge che, così come è, verrebbe affossata dai voti segreti». La capogruppo di Iv alla Camera, Maria Elena Boschi addita come via d’uscita il ritorno alle definizioni del testo di legge proposto nel 2018 da Ivan Scalfarotto: in pratica, dal testo Zan andrebbero via l’espressione «identità di genere» e si tornerebbe alle definizioni di «omofobia» e «transfobia» ipotizzate dal ddl firmato dal sottosegretario all’Interno. In più, Iv insiste sul rispetto «dell’autonomia scolastica», lasciando libertà di scelta agli istituti sulle iniziative contro l’omofobia da svolgere in classe. Modifiche da far confluire in emendamenti che oggi Ostellari potrebbe raccogliere, insieme a quelli degli altri gruppi, cercando di trovare un punto di sintesi che vada bene a tutti.

La diffidenza di dem e 5s

«Salvini è come Orban, non vuole la legge, meglio la coerenza che i giochetti. Iv si faccia carico insieme a noi di far approvare la legge. Renzi si fa scudo dietro al voto segreto, noi non lo chiederemo», è la risposta che arriva in serata dal segretario dem Enrico Letta, che inoltre si dice rispettoso «dell’intervento del Vaticano» e convinto che nel testo attuale zci sono tutte le garanzie rispetto alla Costituzione e non va contro il Concordato». Al Senato, dunque, Pd, M5s e Leu alzano le barricate, accusando Iv di fare "il gioco" delle destre e Renzi di voltafaccia (dopo il voto favorevole nel passaggio alla Camera). «Se vuole davvero salvare il ddl Zan, Renzi deve dire ai senatori di Iv di votarlo» attacca la senatrice 5s Alessandra Maiorino. Ai pentastellati le proposte di Iv sembrano «un passo indietro» e, insieme a Pd e Leu, respingono al mittente le mediazioni.

«L’appello di Salvini non cambia nulla – dice il dem Franco Mirabelli –. La Lega ha bloccato il ddl Zan, non mi pare che siano credibili questi appelli. Andiamo in Aula il 13 e vediamo: ognuno si prenderà le sue responsabilità». Ma da Iv si fa sentire il capogruppo al Senato Davide Faraone: «La legge è urgente, ma non le va affidata una finalità pedagogica. Per colpire abusi e prevaricazioni, dev’essere scritta bene», senza dubbi interpretativi e «senza essere un manifesto propagandistico. Vogliamo allargare i diritti o accontentarci di una bandierina?».

Anche per Licia Ronzulli, di Forza Italia, il confronto «non deve diventare un tiro alla fune», bisogna abbandonare «l’idea di voler piantare delle bandierine ideologiche e lavorare per superare le criticità del testo Zan». Fi chiede la modifica «degli articoli 1, 4 e 7 che riguardano la creazione di definizioni confuse, l’introduzione di un reato di opionione e la giornata sull’omotransfobia nelle scuole», nell’intento, conclude Ronzulli, di «approvare una legge di tutti e non solo di una parte». Il confronto, insomma, resta acceso. E la giornata odierna potrebbe riservare altre sorprese.




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