mercoledì 20 novembre 2019
Il ministro Bonafede ha illustrato le linee per rivedere la procedura degli affidi dopo l’inchiesta della Val d’Enza. Allontanamenti a termine, monitoraggio semestrale, giudici "ad personam"
(Ansa)

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I collocamenti dei minori fuori dalle famiglie di origine per decisione dei tribunali (casi di trascuratezza, maltrattamenti, patologie, abusi) avranno un 'termine di scadenza'. Per ogni decisione si sarà un «monitoraggio semestrale». E ci sarà un giudice – probabilmente onorario – incaricato di riferire sullo sviluppo del caso. Sarà anche stabilito un termine finale entro il quale la situazione del bambino o del ragazzo allontanato dalla famiglia d’origine, dovrà essere definita. Sono le linee – al momento molto generiche – indicate ieri sera dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per rivedere la disciplina degli affidi familiari dopo il terremoto di Bibbiano. Un caso tanto clamoroso da indurre il ministro a mobilitare immediatamente una "Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori" con l’obiettivo di fare chiarezza all’insegna della trasparenza. Bonafede, con un pizzico di enfasi, ha parlato ieri di «risultato storico» perché in pochi mesi è stato portato a termine un monitoraggio globale presso tutti gli uffici giudiziari che si occupano di minori. Hanno risposto 217 uffici su 224. Dal gennaio 2018 al giugno 2019 sono stati collocati fuori dalla famiglia 12. 338 minori (23 al giorno). Su una popolazione di minorenni che conta circa 9 milioni di persone, siamo a una percentuale di allontanamenti dello 0,13 per cento. Inferiore al dato nazionale del 2016 (0,27) e lontanissimo dallo 0,9% della Francia e dallo 0,6% della Gran Bretagna.

Nello stesso periodo – ha proseguito Bonafede – 1.540 minori, tra quelli allontanati, hanno fatto rientro nelle famiglie di origine (12% del totale). I collocamenti sono stati disposti in sette casi su dieci dai tribunali minorenni (8.722) e in tre casi su dieci da tribunali civili, corti d’appello e altri uffici giudiziari.

Nello stesso periodo sono state disposte 5.173 ispezioni ordinarie alle comunità d’accoglienza. Considerando che in Italia esistono circa 3.300 strutture per ospitare bambini e ragazzi fuori famiglia, ogni comunità è stata monitorata poco più di una volta ciascuna in 18 mesi. Forse non abbastanza per capire come si svolge se la qualità della cura si è mantenuta su livelli accettabili. Come poco, al momento, ci dicono i dati raccolti che non si discostano molto da quelli riferiti periodicamente dal Garante per l’infanzia.

Bonafede ha ammesso che si tratta di «cifre grezze» che ora dovranno essere elaborate. A proposito degli allontanamenti si dovrà capire per esempio, a fronte del 12 per cento rientrato in famiglia, quale sorte sia toccata al restante 88. L’affido per loro continua sine die? Quanti sono gli affidi preadottivi già avviati? Le famiglie d’origine si sono opposte ai provvedimenti? Sono stati decisi percorsi di sostegno per queste famiglie segnate da varie fragilità? Al momento non è dato di saperlo. Il lavoro della "Squadra speciale" comunque va avanti. Bonafede ha annunciato di aver varato il provvedimento per far partire la fase 2, che dovrebbe arrivare a concludere l’ormai annosa questione della banca dati nazionale e coinvolgere nell’opera di revisione altri ministeri (Famiglia e Salute), l’Anci e la Conferenza Stato-Regioni.

Tra gli altri obiettivi quello di inserire anche i 29 Tribunali per i minorenni – che non si pensa affatto di abolire ma di «custodire gelosamente» – nel coordinamento telematico di tutti gli uffici giudiziari. Intanto vanno avanti le ispezioni in Emilia Romagna e la legge per arrivare alla commissione parlamentare d’inchiesta sul tema.

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