lunedì 20 gennaio 2020
Il Tribunale dei minori di Venezia ha ricostruito la vicenda: la bambina era stata affidata a una comunità "per tutelarla"
L'ingresso del tribunale dei minori di Venezia con gli agenti della polizia scientifica che eseguono rilievi dopo che questa mattina una donna si è data fuoco per protesta,

L'ingresso del tribunale dei minori di Venezia con gli agenti della polizia scientifica che eseguono rilievi dopo che questa mattina una donna si è data fuoco per protesta, - Ansa

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La figlia era stata dichiarata adottabile: sarebbe questa la ragione del gesto che ha portato una 50enne di origini marocchine a darsi fuoco a Mestre. Lo rende noto il Tribunale dei minori di Venezia, parlando di un provvedimento legato al forte disagio psicologico della donna. I giudici avevano affidato la bambina a una comunità. Una decisione, chiarisce la presidente del Tribunale Maria Teresa Rossi, "per tutelarla".

Dopo "vari interventi di supporto alla genitorialità e da ultimo per una verifica delle capacità dei genitori tra loro non conviventi - ha rilevato il Tribunale dei minori di Venezia -, per dare alla figlia le cure morali e materiali di cui ha bisogno per la sua crescita equilibrata" ne è stato deciso l'affidamento a una comunità e l'adottabilità.

Il Tribunale ha ricostruito così quanto accaduto oggi: la donna "è venuta in cancelleria chiedendo di parlare con il giudice assegnatario del fascicolo, quindi ha chiesto di avere copia degli atti e, senza attendere che le venisse consegnato quanto richiesto, è uscita dal palazzo - si sottolinea - e cinquanta minuti dopo è tornata sul piazzale antistante il palazzo di giustizia minorile, si è cosparsa di sostanza infiammabile e si è data fuoco".

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