mercoledì 1 dicembre 2021
Depositati gli emendamenti alla manovra. Si tratta di nuove idee per aggiornare la norma del 1996 Gualzetti (Caritas): gli strumenti vanno adeguati includendo anche le famiglie
L'azzardo cresce on line ma è sempre più controllato dalla criminalità organizzata e si lega all'usura

L'azzardo cresce on line ma è sempre più controllato dalla criminalità organizzata e si lega all'usura - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

La pandemia fa esplodere l’indebitamento. Il 70% dei fondi va alle imprese e solo il 30 ai nuclei familiari, ma ormai il fenomeno non aggredisce più solo le aziende. Il ruolo delle scommesse online e del gioco partito il cammino per la riforma della legge antiusura del 1996. Sono stati infatti depositati, sotto forma di emendamenti alla legge di bilancio, le proposte per aggiornare la legge 108 alla nuova cornice sociale del sovraindebitamento e dell’usura aggravata dalla pandemia.

Oltre a fronteggiare l’attacco delle mafie alle imprese e alle famiglie, anche la ripresa dell’azzardo sta infatti creando un nuovo allarme captato immediatamente dalle fondazioni anitusura. Lo scorso 16 ottobre a Napoli, proprio in occasione del convegno della Consulta nazionale antiusura 'San Giovanni Paolo II', le proposte di riforma erano state illustrate dalla professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, pro rettore della Cattolica, e avevano incontrato il consenso di tutti gli attori istituzionali presenti, compreso il commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura prefetto Giovanna Cagliostro.

Quali sono i cambiamenti proposti? «Dopo 25 anni di operatività della legge 108 – spiega Luciano Gualzetti, presidente della Consulta e direttore della Caritas Ambrosiana – gli strumenti per contrastare usura e indebitamento vanno adeguati, in particolare includendo anche le famiglie, accanto ai soggetti economici, tra i soggetti aiutati. Sappiamo che è un tema delicato, ma riteniamo giusto rafforzare nell’articolo di legge che riguarda la prevenzione la percentuale destinata alle famiglie. Oggi il 70% dei fondi va alle imprese e solo il 30 ai nuclei, ma ormai l’usura non aggredisce più solo le aziende, e la famiglie vengono prese in ostaggio. Il contrasto al fenomeno va affrontato a 360 gradi, facendo di tutto per reincludere nel sistema finanziario le persone fisiche. La direzione da intraprendere è l’aumento delle tutele per i sovraindebitati evitando quei meccanismi infernali che portano a rinunciare alla prima casa e alla dignità. Pur garantendo il creditore, in genere banche e finanziarie, occorre un riequilibrio del sistema verso il debitore».


Tra i fattori che stanno facendo aumentare l’indebitamento delle persone, il presidente della Consulta e direttore di Caritas ambrosiana segnala anche l’azzardo. «Spesso per pagare i propri debiti molti
tentano la fortuna»

Tra i fattori che stanno aumentando l’indebitamento Luciano Gualzetti segnala anche l’azzardo. «È causa ed effetto allo stesso tempo del sovraindebitamento. Spesso per pagare i propri debiti molti tentano la fortuna, soluzione facile e illusoria, e così compromettono il proprio equilibrio familiare, soprattutto se cadono nell’azzardo patologico. Non è uno svago, come qualcuno cerca ancora di far credere, purtroppo per una buona percentuale il gioco si trasforma in una dipendenza. Abbiamo incontrato mogli ignare dello svuotamento dei conti o della vendita di gioielli fatta di nascosto dai coniugi per alimentare la ludopatia. Purtroppo è lo stesso Stato a moltiplicare le offerte di gioco fisicamente e on line e sta tornando la proposta di togliere il divieto di pubblicità».

I limiti erano stati posti dal decreto Dignità del 2018. Ma il clima sta cambiando, come denuncia la campagna Mettiamoci in gioco che ha chiesto il ritiro della app 'gioco sicuro', promossa dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli perché avvalora l’idea, sostiene la campagna, 'profondamente sbagliata, che il gioco legale sia sicuro e che ad essere problematico sia solo il gioco illegale'.

Le storie che provengono dal nord Italia di due ospiti delle comunità del Cnca che curano la ludopatia provano il contrario. Generazioni, portafogli e stili di vita diversi. Mario, nome di fantasia di un imprenditore vicino alla sessantina era un affezionato frequentatore dei casinò. Carlo, anche questo un nome inventato, poco più che ventenne, invece ha iniziato a frequentare le sale scommesse appena maggiorenne.

Quando Mario, nonostante l’ottimo fatturato, cambia attività, si trova in difficoltà. Ma non rinuncia a giocare finché, svuotato il conto, chiede i primi prestiti alle finanziarie fino a ricorrrere all’usura. Scappa all’estero, dove, però, il vizio non lo abbandona. Al rientro in Italia ricorre nuovamente all’usura, arrivando anche a fare l’estorsore per i creditori per limare il debito da 75 mila euro. Ma non riesce più a reggere e tenta il suicidio. È l’ex moglie, che si era allontanata da tempo, a portarlo finalmente ai servizi che lo prendono in cura.

Nemmeno lei aveva capito fino a che punto si fosse spinto. Carlo è diplomato, senza esperienze lavorative e la sua famiglia è benestante. Frequenta così le sale scommesse e, per far fronte a 50 mila euro di debiti contratti con gli usurai, finisce in un traffico di oggetti da collezione senza successo. Quando i creditori bussano alla porta di casa, la famiglia è incredula. Anche lui ora è in cura per una dipendenza che lo stava rovinando, non per un passatempo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI