sabato 22 ottobre 2022
L'ex presidente della Camera sarà in piazza a Roma il 5 novembre per la grande mobilitazione a favore della pace, della quale, dice, condivide totalmente l'impostazione
Laura Boldrini: «Agire subito 
per 
il cessate il fuoco»
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«Condivido l’impostazione della piattaforma della manifestazione del 5 novembre contro la guerra in Ucraina». Laura Boldrini, ex presidente del Comitato diritti umani, rieletta alla Camera nelle file del Pd, lo mette subito in chiaro . E spiega perché: «Per molti motivi. Innanzitutto perché chiede la messa al bando di tutte le armi nucleari. A giugno fui prima firmataria di una risoluzione approvata all’unanimità dalla commissioni Esteri della Camera in cui si chiedeva all’Italia di partecipare alla prima conferenza di Vienna sul trattato per la proibizione delle armi nucleari. Chiedemmo al governo di andare almeno come stato osservatore.

Come fecero altri paesi membri della Nato che con l’Italia non avevano firmato il bando.
Ma il governo purtroppo non diede seguito alla richiesta. Poi perché la piattaforma esprime solidarietà verso il popolo ucraino: non c’è equidistanza, non ci sono dubbi sul fatto che gli ucraini siano gli aggrediti.

Molte delle organizzazioni promotrici hanno più volte portato aiuti, cibo, medicine.
E aderisco alla piattaforma anche perché si esprime solidarietà alla vittime d tutte le guerre, che sono decine e decine, ma di cui nessuno parla.

Gli organizzatori ci tengono a sottolineare la natura apartitica della manifestazione.
Fanno bene. Ho trovato molto scorretto che alcune testate abbiano parlato della “manifestazione di Conte”. Gli organizzatori hanno una tradizione e un’autonomia che va rispettata. Nessuno deve cercare di mettere bandiere sullo sforzo dell’associazionismo pacifista. È un mondo importante che va ascoltato e con cui collaborare.

Apartitica ma non apolitica: la manifestazione chiede alle istituzioni di agire. Cosa può fare la politica?
La politica si deve adoperare molto di più per la pace. Eleanor Roosevelt diceva che «non è sufficiente parlare di pace, bisogna crederci, e non basta crederci, bisogna lavorarci sopra». Sì, sulla pace dobbiamo lavorare di più, non possiamo rassegnarci alla guerra dandola per scontata. Dobbiamo agire - in ogni modo e in ogni sede - per il cessate il fuoco, per avviare negoziati e arrivare a una conferenza di pace con i grandi della terra, sotto l’egida dell’Onu. Deve essere questa la road map. Le manifestazioni di piazza sono importanti per fare pressione sul governo e portare il tema del dialogo al centro dell’agenda politica. Tema di cui si sente la mancanza.. Spero che quella del 5 novembre sarà ampia, partecipata, di popolo.

Non è stato un tema centrale nell’agenda del governo uscente, che ha puntato soprattutto su sanzioni e invio di armi. E il nuovo governo? Due dei leader hanno posizioni divisive su Putin.
Berlusconi ha detto cose molto gravi, di fatto facendo propria la versione del Cremlino. Il presidente Fontana poi è quello che nel 2014 fu invitato a fare l’osservatore al referendum-farsa per l’annessione della Crimea. Per non parlare di Salvini. Ma la stessa Meloni nel suo libro parla della Russia come di un riferimento di cultura e tradizioni. E allora nessuno si permetta di dire che chi manifesta contro la guerra è amico di Putin. Sono altrove i suoi amici. Io considero Putin un dittatore sia per le repressione dei diritti messe in atto nel suo Paese, sia per le guerre in Cecenia, Georgia e Crimea. Presiedendo il Comitato diritti umani della Camera, invitai in audizione online la direttrice della ong russa Memorial, all’indomani della sua chiusura decisa da Putin. Ecco, oggi con questo governo non è chiaro quale collocazione avrà l’Italia nei confronti della Russia.

Che compito avrà l’opposizione?
Ci aspetta un lavoro di vigilanza molto serio per evitare che l’Italia sbandi verso il Gruppo di Visegràd. È questo il pericolo in agguato, vista la composizione della maggioranza. Penso alla narrazione di Berlusconi uomo di pace all’incontro a Pratica di Mare tra Putin e la Nato.

Un evento di cui il leader di Fi va molto fiero.
Lui ha solo officiato un incontro che è stato frutto di un lungo e articolato lavoro a livello internazionale sulla distensione: dal Trattato di non proliferazione nucleare, alla conferenza di Helsinki, comprendendo tutti i trattati Start degli anni 80. Berlusconi grande negoziatore che prende tutto il merito è una immagine che non corrisponde alla realtà.

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