martedì 27 agosto 2019
Le indiscrezioni sulla composizione del nuovo esecutivo
il Pd chiede Orlando vicepremier unico. I nodi Tesoro e Interni
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Se il veto su Giuseppe Conte alla guida del probabile governo giallo-rosso è ormai caduto, resta ancora da sciogliere il nodo della squadra di governo. Tra possibili conferme, ritorni e new entry, la partita sulla composizione del futuro esecutivo appare ancora aperta. Se ne è parlato, ovviamente, al vertice di palazzo Chigi di ieri sera, alle 18, tra Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio. Ma ancor di più nell’incontro successivo, quello delle 21, al quale hanno partecipato pure Giuseppe Conte e Andrea Orlando. L’ex ministro della Giustizia è anche il nome più accreditato come possibile vicepremier, unico - stando ai desiderata dei democratici -, che in questo modo potrebbero digerire più facilmente la scelta della riconferma dell’“avvocato del popolo” come presidente del Consiglio. Se così non fosse, il vice segretario del Pd farebbe comunque parte della squadra di governo, alla quale si unirebbero anche altri big del partito.

La rosa di nomi più ampia riguarda la casella più delicata: il successore di Matteo Salvini al Viminale. Le ipotesi in campo sono ancora diverse, ma dalle ultime indiscrezioni sembrano salire le quotazioni di Franco Gabrielli. Il capo della Polizia, già prefetto di Roma, direttore dell’Aisi e 'numero uno' della Protezione civile, potrebbe essere una buona alternativa all’altro candidato forte, Marco Minniti, che tornerebbe al posto occupato nel governo guidato da Paolo Gentiloni, ma che potrebbe essere troppo divisivo. Tra i papabili è spuntato anche Emanuele Fiano, molto gradito all’ala renziana del Pd, ma è una possibilità che appare al momento meno credibile. Luigi Di Maio dovrebbe mantenere l’incarico come ministro del Lavoro, ma perderebbe lo Sviluppo economico. Casella che a quel punto potrebbe essere occupata da Paola De Micheli (di origine lettiana) o dal grillino Lorenzo Fioramonti. Un altro ministro che potrebbe mantenere la poltrona è Enzo Moavero Milanesi, che però, vista la sua esperienza agli Affari europei nel governo Letta, potrebbe essere proposto anche come commissario europeo. E in lizza, per entrambe le cariche, c’è poi anche l’ex premier Paolo Gentiloni. I Cinque stelle potrebbero riconfermare Elisabetta Trenta alla Difesa. Ma ieri sera circolava anche il nome di Ettore Rosato, già membro del Copasir.

Ma per un ingresso come fedelissimi di Renzi sono accreditati pure Andrea Marcucci e Lorenzo Guerini. Meno decifrabile appare il rebus attorno all’altra casella- clou: l’Economia. C’è chi parla di una riconferma di Giovanni Tria e chi vedrebbe bene il senatore dem Antonio Misiani, oppure un altro renziano, Luigi Marattin. Sul fronte pentastellato si accredita invece il nome di Marcello Minenna. Ai Beni culturali potrebbe andare Dario Franceschini, che ha già ricoperto il ruolo con Renzi e Gentiloni a Palazzo Chigi, ma si fa strada anche il nome di Anna Ascani. Per le Infrastrutture si parla di Andrea Marcucci, che in un modo o nell’altro dovrebbe far parte della squadra di governo. Alla Giustizia, escludendo una possibile riconferma di Alfonso Bonafede (della quale comunque si sta discutendo), potrebbe invece andare Pietro Grasso, circostanza che dovrebbe bastare a soddisfare le legittime richieste di Liberi e Uguali quale possibile alleato di governo. Scontato, infine, l’addio di Danilo Toninelli ai Trasporti. Al suo posto si sederebbe un altro grillino, Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento al Senato.

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