sabato 5 novembre 2022
Da Calenda, Renzi e Casini toni duri contro il M5S: «No all'equidistanza tra aggredito a aggressore»
La manifestazione di Milano all'Arco della pace

La manifestazione di Milano all'Arco della pace - .

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Non c’erano bandiere della pace ma tanti vessilli dell’Ucraina e dell’Unione Europea e tanti striscioni “contro l’aggressione russa” e a favore delle sanzioni europee.

Cinquemila persone oggi a Milano hanno partecipato alla manifestazione organizzata dal Terzo polo all’Arco della Pace, a sostegno della “resistenza” di Kiev. Tanti gli esponenti di Azione e Italia Viva, a partire dai due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi, e ancora Mara Carfagna, Elena Bonetti, Mariastella Gelmini, Matteo Richetti; ma anche tanti rappresentanti del Pd come i senatori Alessandro Alfieri e Carlo Cottarelli, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori (intervenuto in collegamento), la vicesindaco Anna Scavuzzo e l'assessore del Comune alla Casa Pierfrancesco Maran. Presenti anche Marco Cappato per i Radicali e Letizia Moratti, fresca di “divorzio” dalla Regione Lombardia, che non ha voluto però rilasciare dichiarazioni su una sua candidatura col Terzo Polo alle prossime elezioni regionali (e nonostante la presenza di Cottarelli; venerdì Calenda ha proposto un loro “ticket” assieme contro il centrodestra).

Lo stesso Calenda, appena arrivato in piazza, ha precisato di non voler affrontare l’argomento, preferendo parlare subito della manifestazione. «Tutti vogliamo la pace, ma da dove deriva la pace? Dalla libertà o dall’asservimento? Voglio sapere cosa vuol dire l’ideale della pace, perché se significa disarmare gli ucraini, allora è l’ideale della sottomissione». E ha polemizzato duramente con il leader M5S Giuseppe Conte, il quale si è chiesto se la manifestazione organizzata a Milano era «par la pace o per la guerra». «Capisco la sua confusione – ha replicato Calenda –. Del resto ha governato con Salvini mentre inneggiava a Putin, ha flirtato con Trump e firmato la via della seta con i cinesi. Allora facciamola semplice: non esiste pace senza libertà e non esiste libertà senza resistenza all’invasore». E ha rincarato la dose: «C’è una definizione per Conte: si chiama qualunquismo, e nella cultura italiana il qualunquismo è di destra, non c’entra niente con la sinistra».

Il leader di Azione si è detto invece «dispiaciuto che Enrico Letta non sia qui a Milano, perché non sarebbe stato contestato. Qui c’è metà del Pd lombardo – ha aggiunto – e nessuno lo avrebbe contestato, perché se c’è una cosa che gli va riconosciuta è la totale linearità sulla questione ucraina». «Non voglio polemizzare con le altre piazze, è assurdo farlo come ha fatto questa mattina Conte – ha aggiunto Renzi –. Ma penso di dover dire che non c’è pace senza giustizia. Credo che si debba sempre rispettare le idee di tutti, ma è stata una bella scelta quella di Calenda di convocarci qui, un dovere per tutti combattere per una pace giusta».

La distanza con la manifestazione romana, tuttavia, è stata rimarcata a più riprese: in modo più soft, come ha fatto il senatore Pd Pierferdinando Casini - «credo che tutte le persone, tutte le piazze che manifestano per la pace sono da apprezzare. Io sono qua a Milano però, perché ritengo che non ci sia pace vera se non si distingue tra i carnefici e gli aggrediti» -, e più esplicitamente da alcuni ucraini saliti sul palco come Oles Horodetskyy, presidente dell’associazione cristiana Ucraini in Italia. «Ci siamo sentiti molto più vicini a voi e siamo venuti da Roma con il pullman. I pacifisti più convinti al mondo siamo noi ucraini. Vogliamo la pace più di ogni cosa, ma non a tutti i costi» ha detto, aggiungendo che «l’unica strada per la pace è sostenere la resistenza ucraina», con la convinzione che «arriverà il 25 aprile per il nostro popolo».

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