mercoledì 13 maggio 2020
Il presidente della Camera Fico è intervenuto a sostegno della dignità della ragazza liberata dopo 18 mesi di prigionia e sotto attacco dal leghista Pagani
«Inaccettabili parole» su Silvia Romano. La madre: non seguo la politica
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Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha definito parole «inaccettabili» quelle riferite ancora oggi su Silvia Romano. Non bastava tutto il fango che già nei giorni scorsi è stato gettato sulla giovane milanese di ritorno in Italia, dopo 18 mesi di prigionia fra Kenya e Somalia. Alla Camera il deputato della Lega Alessandro Pagano ha saputo far peggio: in un luogo istituzionale ha umiliato e degradato pubblicamente la ragazza, additandola quale «neo-terrorista». Come se il rapimento stesso fosse diventato una colpa.
In Aula peraltro si discuteva del decreto Covid, quando il deputato leghista è intervenuto per attaccare il governo, colpevole di aver disertato il funerale di un poliziotto morto per Coronavirus. Secondo lui, a differenza di quanto accaduto lunedì quando la volontaria è rientrata in Italia: «Quando è tornata una neo-terrorista, perché questo è al-Shabaab – ha detto Pagano – sono andati ad accoglierla», riferendosi al premier Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, presenti all’aeroporto di Ciampino.

L’intervento ha scatenato le reazioni dei deputati presenti, con la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, che ha ripreso il leghista, mentre in Aula montavano le proteste. Il presidente della Camera ha redarguito Pagano sottolineando che «Montecitorio è il luogo del dibattito e del confronto, anche acceso, non la sede per formulare insulti a una giovane che viene da diciotto mesi di inferno».

Anche il deputato dem, Emanuele Fiano, ha bollato come «inaccettabili» le parole del leghista e lo stesso ministro degli Esteri, attaccato da Pagano, ha replicato con un post su Facebook: «Provo forte imbarazzo per le parole pronunciate oggi alla Camera da un deputato della Repubblica italiana. Quelle parole segnano una triste pagina della storia italiana. In questi giorni abbiamo letto e ascoltato cose raccapriccianti contro Silvia Romano. Ma oggi si è superato ogni limite. Descrivere una ragazza di 25 anni reduce da 18 mesi di prigionia, con tutto quello che ha potuto passare, come una neo-terrorista non è accettabile da nessuno, tanto meno da un rappresentante delle istituzioni», ha scritto su Facebook.

Tutti i "giudizi" che in questi giorni si sono accaniti contro Silvia Romano dopo la sua liberazione "partono da un dato in comune, da un comune sguardo, disumano. Perché disumano è lo sguardo dell'uomo quando non vuole vedere. Quando zittisce, sopprime la compassione che sempre dovrebbe abitare dentro i suoi occhi. La compassione. La capacità di sentire sulla propria pelle il dolore degli altri. E questa storia è piena di dolore, basta saper guardare". Così scrive l'Osservatore Romano in un articolo sulla liberazione della giovane italiana.



«Non ho sentito e non mi interessa. Guardi, non amo la politica, non la seguo" è stata la risposta tranchante della madre di Silvia, Francesca Fumagalli a chi le domandava se avesse intenzione di querelare il deputato della Lega.

Intanto a Milano va ricordato il responsabile dell'antiterrorismo milanese, Alberto Nobili ha aperto un'inchiesta dopo la campagna d'odio sul web verso la ragazza e prosegue il passaggio di pattuglie di forze dell'ordine lungo la via dove si trova l'abitazione della giovane liberata dopo 18 mesi in Somalia. E nel contempo proprio in queste ore la polizia scientifica è intervenuta per fare dei rilievi dopo che sono stati trovati dei vetri rotti nell'appartamento sotto a quello dove vive la ragazza. L'ipotesi è che possa essere stata lanciata una bottiglia contro il palazzo al Casoretto di Milano.

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