mercoledì 7 settembre 2022
Ogni anno nel mondo lo smog uccide 7 milioni di persone. Lo denunciano l'Onu e l'Oms nella Giornata internazionale dell'aria pulita. I poveri pagano il prezzo più alto
Palazzi di Milano avvolti nello smog. Foto di repertorio

Palazzi di Milano avvolti nello smog. Foto di repertorio - Agenzia Fotogramma

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Inalare sostanze nocive ad ogni respiro. Questa è la realtà con con cui il 99% degli abitanti della Terra deve fare i conti ogni giorno. In occasione della "Giornata internazionale dell'aria pulita e dei cieli blu", istituita dall'Onu nel 2019, viene lanciato un appello per ridurre l'inquinamento atmosferico. «Nel luglio di quest’anno, le Nazioni Unite hanno riconosciuto il diritto universale a un ambiente pulito, sano e sostenibile - ha dichiarato il segretario generale dell’Onu, António Guterres - in questa terza Giornata internazionale dell’aria pulita, invito tutti i Paesi a collaborare per combattere l’inquinamento atmosferico».

La strada da percorrere è già tracciata. «Sappiamo cosa fare: investire in energie rinnovabili e uscire rapidamente dai combustibili fossili; passare rapidamente a veicoli a emissioni zero e modalità di trasporto alternative; aumentare l’accesso a cucine, riscaldamento e raffrescamento puliti; riciclare i rifiuti invece di bruciarli», aggiunge Guterres.

Nonostante l'abitudine a considerarlo un fenomeno locale, legato ai dati sulle polveri sottili e ai blocchi del traffico, quello dell'inquinamento atmosferico è un problema che riguarda ogni parte del globo. «I poveri vivono in zone soffocate dai fumi del traffico e dell’industria», denuncia il segretario generale dell'Onu. «Gli inquinanti atmosferici sono una causa del riscaldamento globale e degli incendi, che inquinano ulteriormente l’aria. E quando le persone sono esposte allo smog e al caldo estremo, il rischio di morte aumenta di circa il 20%. Il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono una coppia mortale», afferma Guterres.

Lo smog uccide ogni anno 7 milioni di persone nel mondo. «Per il 99% della popolazione del mondo ogni singolo respiro contiene sostanze inquinanti che danneggiano la salute - denuncia il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus in un video diffuso sui social - abbiamo bisogno di pulire la nostra aria e di farlo in fretta». La situazione è allarmante. «L'anno scorso l'Oms ha aggiornato le linee guida sulla qualità dell'aria - prosegue il direttore generale dell'Oms - sono state fornite chiare evidenze del danno che l'inquinamento atmosferico arreca alla salute umana anche a concentrazioni più basse di quanto si sapesse prima». L'obiettivo è dunque quello di ridurre le emissioni. «Stiamo lavorando con i Paesi del mondo per incrementare l'accesso a modalità pulite per cucinare e per accelerare la transizione verso fonti energetiche sostenibili in migliaia di strutture sanitarie. Alla Cop26 dello scorso anno, 60 Paesi si sono impegnati a sviluppare sistemi sanitari sostenibili, a basse emissioni di carbonio e resilienti dal punto di vista del clima», conclude Ghebreyesus.

Ma non finisce qui. L'interazione tra inquinamento e cambiamento climatico imporrà un'ulteriore "pena climatica" a centinaia di milioni di persone. Lo sostiene l'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) nel suo ultimo rapporto. «Con il riscaldamento del globo, si prevede che gli incendi e l'inquinamento atmosferico associato ad essi aumenteranno, anche in uno scenario a basse emissioni. Oltre agli impatti sulla salute umana, ciò influenzerà anche gli ecosistemi», ha ammonito il segretario generale Petteri Taalas in un comunicato. Lo studio si focalizza sull'impatto del fumo degli incendi del 2021, quando le condizioni atmosferiche calde e secche hanno esacerbato la propagazione degli incendi nell'America settentrionale e in Siberia, producendo un diffuso aumento del particolato fine (PM2.5). Secondo L'Omm siamo di fronte a una anticipazione del futuro. Si prevede infatti un ulteriore aumento della frequenza, dell'intensità e della durata delle ondate di caldo, che potrebbe portare a una qualità dell'aria ancora peggiore. Un fenomeno noto come "pena climatica". «Le regioni con la più forte penalizzazione climatica prevista sono principalmente in Asia e ospitano circa un quarto della popolazione mondiale».

In Italia

Secondo i dati della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) l’Italia è infatti il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90 mila decessi all’anno. Lo scorso maggio l'Unione europea ha sanzionato l'Italia per aver sforato sistematicamente il valore limite del biossido d'azoto in tutte le zone prese in esame. Le città più inquinate risultano essere Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Firenze, Roma, Genova e Catania. Secondo il report di Legambiente "Mal’aria di città. Quanto manca alle città italiane per diventare clean cities" su 102 città italiane analizzate nessuna rispetta i valori suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per PM10, PM2.5 e NO2. E su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.


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