Rubriche

Su Mtv i giovani, ricchi e antipatici

Andrea Fagioli giovedì 15 dicembre 2016
#Riccanza suona anche peggio di Giovani e ricchi. Questa volta nel titolo c'è pure l'hashtag per dire subito quanto per questi figli di papà siano fondamentali i social, il virtuale rispetto al reale per mettere in mostra la propria ricchezza. Ragazzi e ragazze con il «dompe» sempre in fresco, pronto per essere «sbocciato». Dove «dompe», se qualcuno non lo sapesse, sta per Dom Pérignon, uno dei migliori e più costosi champagne francesi. Ma a parte lo «sbocciare il dompe», questi giovani spendono «un mille al mese» per il proprio cagnolino, usano l'elicottero anche per andare a farsi un massaggio. E quando sorvolano le campagne si lasciano andare a un «Ciao poveri!» rivolto ai sottostanti. Loro sono i ragazzi di #Riccanza, il reality show in onda il martedì in seconda serata su Mtv (canale 133 della piattaforma Sky). Rispondono ai nomi di Elettra, Farid, Gian Maria, Nicolò, Tommaso, Anna e Cristel. Tra i cognomi, tanto per fare un esempio, spuntano Lamborghini e Ferrari. Di giovani ricchi ci eravamo ampiamente occupati qualche mese fa, addirittura con un forum, in occasione della messa in onda su Rai 2 del docureality omonimo: Giovani e ricchi. Allora contestavamo che fosse proprio il servizio pubblico a proporre un programma del genere senza nemmeno un punto di vista, un giudizio o un commento. Quei giovani, infatti, non apparivano poi così anticipatici e potevano rappresentare una sorta di modello giovanile. Questi di #Riccanza, diciamolo subito, risultano ampiamente antipatici. Qui c'è l'ostentazione allo stato puro. Quando parlano, alle loro spalle scorrono diamanti, dollari e monete. Ciò non toglie che alcuni loro modi di fare (non certo di essere, perché al fondo si notano fragilità psicologiche e persino tristezza) possano suscitare attrazione e provocare emulazione. Ad esempio nel dare grande importanza al cibo e al bere (Anna ha uno chef personale che prepara ostriche, scampi e code di rospo per la cena con gli amici), al vestire e al fisico («Per me la cura del corpo è una religione», afferma Nicolò), alle auto e più in generale allo spendere.