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I cristiani e i monasteri digitali: si può provare a salire di livello

Guido Mocellin domenica 20 gennaio 2019
Mi ha incuriosito sin dal nome il «Primo capitolo del Monastero WiFi» ( tinyurl.com/ycmsgnza'' target='_blank'>tinyurl.com/ycmsgnza' target='_blank'>https://tinyurl.com/ycmsgnza ) radunatosi ieri a Roma. A tutti gli effetti un ritiro spirituale, tenutosi nella basilica di San Giovanni in Laterano grazie alla disponibilità del Vicariato di Roma. L'ha organizzato un piccolo gruppo facente capo a Costanza Miriano, contando sulle vaste relazioni che ella nutre in quanto scrittrice e blogger, oltre che giornalista. La novità dell'evento non è consistita tanto nei momenti previsti dal programma, che sono stati volutamente circoscritti alle forme consuete di alimento della spiritualità cristiana: due catechesi a sessi separati di suor Fulvia Sieni e di padre Maurizio Botta, la Messa presieduta da don Fabio Rosini, il Rosario, una terza catechesi congiunta di padre Emidio Alessandrini, l'adorazione eucaristica guidata da don Pierangelo Pedretti. Né nel fatto che essi siano stati, almeno in parte, fruibili attraverso dirette Facebook curate da "Aleteia". L'interessante è stato, a mio parere, che alcune centinaia di cristiani (l'ultima cifra ufficiale, prima di cominciare, ne contava 1.600), donne (in maggioranza) e uomini (in minoranza), laici, per lo più sposi, abbiano provato, sulla base della vicinanza sperimentata o anche solo intuita frequentando e frequentandosi in un blog d'autore, a "salire di livello", vivendo un incontro faccia a faccia. Qualcuno dirà che si è semplicemente radunato un fanclub, ma credo che vederla così sarebbe riduttivo. «Condividere un pezzetto di vita spirituale, una bella omelia ascoltata, un'intuizione, un brano letto, qualcosa che ci ha fatto fare un passo avanti, o battere il cuore» – ciò che Miriano descrive come l'«amicizia spirituale» su cui si è fondata la convocazione dell'incontro – è una componente importante dello stare in Rete di tanti altri cristiani, e sarebbe bello che tutti avessero luoghi e giorni in cui, ogni tanto, radunare i loro grandi e piccoli «monasteri».