Chiesa

Udienza. Francesco: la teologia morale non esiti a "sporcarsi le mani"

Redazione Catholica sabato 9 febbraio 2019

L'abbraccio nella sala Clementina tra Francesco e il superiore generale dei redentoristi, Michael Brehl (Ansa)

In ascolto della vita concreta

La Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma compie settanta anni. E ai suoi docenti come ai suoi allievi papa Francesco in un articolato discorso ha indicato oggi un mandato quello di essere in grado di accompagnare una Chiesa “in uscita” e di incontrare la vita e le persone nella loro concretezza. «La fedeltà alle radici alfonsiane del vostro Istituto vi chiede ¬ - è stato il richiamo ¬ ora un impegno ancora più convinto e generoso per una teologia morale animata dalla tensione missionaria della Chiesa “in uscita” ». Erano presenti nell’aula Clementina circa 400 persone tra docenti e studenti dell’istituto accademico di via Merulana, guidate dal canadese padre Michael Brehl, superiore dei missionari redentoristi. Dal pontefice l’invito a «evitare di lasciarci imprigionare in posizioni di scuola o in giudizi formulati ‘lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità’ delle persone e delle famiglie». Altro suggerimento indicato dal Vescovo di Roma: «Guardarsi da una “idealizzazione eccessiva” della vita cristiana che non è capace di risvegliare “la fiducia nella grazia”». «La realtà da ascoltare – è la consegna del Papa – sono anzitutto le sofferenze e le speranze di coloro che le mille forme del potere del peccato continuano a condannare all’insicurezza, alla povertà, all’emarginazione». La logica indicata dal Papa per le parole della «teologia morale» è quella «misericordiosa», che «permette di farle incontrare effettivamente come parole di vita in pienezza». «I passi compiuti devono spingerci ad affrontare con maggiore prontezza le nuove e gravi sfide derivanti dalla rapidità con cui si evolve la nostra società». Il riferimento è al «dominio crescente della logica della competitività e della legge del più forte che considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare dando inizio alla cultura dello “scarto”». «La teologia morale deve fare propria l’urgenza di partecipare in maniera convinta a un comune sforzo per la cura della casa comune mediante vie praticabili di sviluppo integrale» ha aggiunto il Papa. Che indica «un dialogo e un impegno condiviso anche nei riguardi delle nuove possibilità che lo sviluppo delle scienze biomediche mette a disposizione dell’umanità”. Infine, l’impegno affidato all’Accademia Alfonsiana per “una teologia morale che non esita a “sporcarsi le mani” con la concretezza dei problemi, soprattutto con la fragilità e la sofferenza di coloro che più vedono minacciato il loro futuro».

Le origini nel 1949

La Accademia Alfonsiana fu stabilita nel 1949, ed era un progetto che i religiosi tedentoristi accarezzavano da lungo tempo, sin dalla proclamazione del loro fondatore sant’Alfonso Maria de’ Liguori a dottore della Chiesa nel 1871. Il primo Istituto alfonsiano cominciò nell’anno 1910-1911, ma fu solo il 9 febbraio 1949, sotto la guida dell’allora superiore generale dei religiosi liguorini, padre Leonardo Bujis, l’Istituto divenne direttamente collegato alla Congregazione religiosa con il nome di Accademia Alfonsiana. L’accademia è oggi un Istituto Superiore di Teologia Morale, dal 1960 parte della Facoltà di Teologia della Pontificia università lateranense e può rilasciare diplomi di licenza e dottorato in teologia morale. Un istituto ha ricordato nel suo saluto al Pontefice padre Michael Brehl nella sua veste di moderatore generale per statuto di questa Accademia che « in maniera leale e senza incertezze al servizio del rinnovamento voluto dal concilio Vaticano II». Padre Brehl ha poi ricordato che in questi settanta anni di ricerca e di insegnamento l’Accademia «stimolata dal patrimonio teologico-morale e pastorale affidatoci dal fondatore sant’Alfonso, si è impegnata a dare alla proposta morale un radicamento e un respiro che le permettano di arrivare alle donne e agli uomini del nostro tempo come un messaggio vero di liberazione e di speranza».