Chiesa

Abusi. Caso Rupnik, gesuiti pronti ad ascoltare le vittime

Redazione Catholica lunedì 19 dicembre 2022

Padre Rupnik

«La mia maggiore preoccupazione in tutto questo è per coloro che hanno sofferto e invito chiunque voglia sporgere una nuova denuncia o chi voglia discutere di denunce già fatte a rivolgersi a me. Vi assicuro che sarete ascoltati con comprensione e con empatia». Così si legge in una nota pubblicata in inglese sul sito della curia della Compagnia di Gesù a firma di padre Johan Verschueren, gesuita belga, delegato per le Case internazionali dei gesuiti a Roma, in merito al caso del confratello sloveno Marko Ivan Rupnik, artista, scrittore, predicatore di esercizi spirituali, fondatore del Centro Aletti a Roma.

Nei giorni scorsi, in seguito a indiscrezioni uscite su siti di informazione cattolica, la Compagnia di Gesù, per voce del preposito generale padre Arturo Sosa, e oggi con la nota citata, ha confermato che Rupnik ha subito una scomunica nel maggio 2020, al termine di un processo istituito dalla Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) in cui è stato riconosciuto all’unaminità colpevole di assoluzione del complice (profazione del sacramento della Confessione, tra i delitti più gravi nel Codice di diritto canonico). Scomunica poi rimessa nello stesso mese di maggio 2020 con un decreto della Cdf.

Sempre la Cdf nel giugno 2021 ha contattato la Compagnia di Gesù per altre accuse riguardanti Rupnik – abusi sessuali su consacrate della Comunità di Loyola, comunità religiosa fondata a Lubiana, avvenute negli anni ‘90 – reati che sono stati però dichiarati prescritti dalla stessa Cdf lo scorso ottobre, dopo un'indagine.

«Già da qualche mese abbiamo creato un team di persone, donne e uomini, provenienti da vari ambiti e con diverse competenze per affrontare queste situazioni – scrive sempre Verschueren – sono disponibili, e lo sono stati, ad ascoltare, sostenere e aiutare. La mail di questo servizio è: teamreferente.dir@gmail.com». A esso si può scrivere nelle principali lingue.

Il gesuita riprende poi una dichiarazione di mercoledì scorso del preposito generale Sosa – secondo cui «il caso di padre Marko Rupnik, reso pubblico la scorsa settimana, è un buon esempio di quanto dobbiamo ancora imparare, soprattutto sulla sofferenza delle persone», caso che « ci provoca shock e dolore» – assicurando che «la Compagnia di Gesù, come richiesto dalla Congregazione Generale 36, vuole creare una cultura della salvaguardia» per cui «ci impegniamo per i più alti standard nel nostro ministero».