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Coronavirus. Il vaccino italiano supera la fase 1: ecco che cosa significa

Viviana Daloiso martedì 5 gennaio 2021

Alcune fiale di ReiThera Grad-Cov2, il vaccino tutto italiano sperimentato allo Spallanzani e che ha concluso la fase 1

È l'inizio di una buona notizia. Perché, se è vero che il vaccino tutto italiano ReiThera non ha generato reazioni avverse serie nei primi 100 volontari che se lo sono visti iniettare negli scorsi mesi e ha dimostrato di produrre anticorpi neutralizzanti in ben il 92,5% dei casi, vero è anche che la strada è lunga e quasi tutta da percorrere ancora. Dalla fase 1 in su, verso la 2 (centinaia di persone da vaccinare) fino alle 3 (migliaia). Un percorso destinato a durare mesi – ottimisticamente sei, verosimilmente forse il doppio – e che per ora, nel mondo, dei 200 candidati vaccini esistenti sono riusciti a completare soltanto in cinque: Pfizer, Moderna, AstraZeneca-Oxford, il cinese Coronavac e il russo Sputnik V (questi ultimi due senza pubblicazioni).

Eppure l'Italia, da oggi, c'è. E vuole a tutti i costi esserci, visto che - come ha sottolineato bene il commissario all'Emergenza Domenico Arcuri - il coronavirus non se ne andrà in fretta, e se ora possiamo permetterci di dipendere dagli altri, in futuro chissà, forse sarà meglio essere autosufficienti «come è avvenuto con mascherine e ventilatori nei mesi scorsi».

Come funziona il vaccino

Ecco dunque la promessa del vaccino ReiThera Grad-Cov2, così come l'ha illustrata il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito: «Abbiamo iniziato la sperimentazione del vaccino il 24 agosto e a 21 giorni non è stato osservato nessun evento avverso. Ci sono stati effetti indesiderati nel sito di iniezione, ma assolutamente rientrati senza la necessità di intervento medico e minori rispetto ai vaccini di Pfizer e Moderna». Il vaccino produce anticorpi neutralizzanti rilevabili nel 92% delle persone vaccinate: sono stati trovati, cioè, in 42 dei 44 volontari ai quali è stato somministrato il farmaco (agli altri è andato il placebo) e le due che non hanno sviluppato anticorpi ne avevano ricevuto un dosaggio basso.

Di più, e qui veniamo ad altri due aspetti ancor più promettenti: il vaccino in fase di emergenza prevede una sola somministrazione (non due, come i candidati americani per intendersi) e si mantiene stabile a una temperatura standard di frigorifero (2-8 gradi). «Sottometteremo il protocollo alle agenzie in tempi brevi - ha aggiunto Ippolito -. L'ipotesi è chiudere la fase 3 entro l'estate. E puntiamo a produrre 100 milioni di dosi all'anno a pieno regime». Che l'autosufficienza garantirebbero eccome, al nostro Paese, nell'eventualità (ancora tutta da dimostrare per altro) che il vaccino contro il Covid debba essere ripetuto ogni anno, come l'antinfluenzale.

Il ruolo del governo nella sperimentazione

Soddisfazione è stata espressa dalle autorità sanitarie del Paese in blocco, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza: «Se si confermeranno i dati ottenuti finora avremo nei prossimi mesi un vaccino efficace e sicuro con una sola dose invece che con due. Sarà prodotto interamente nel nostro Paese. È importante continuare ad investire sulla ricerca italiana e sulle sue eccellenze scientifiche». Concordi il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e il direttore dell'Aifa Nicola Magrini.

Il ministro della Salute Roberto Speranza insieme alla presidente di ReiThera, Antonella Folgori - Ansa

Ma notizie ancor più rilevanti sono arrivate proprio dal commissario Arcuri, che ha spiegato come lo Stato entrerà in maniera decisiva nel meccanismo di finanziamento della sperimentazione: «Il governo, per il tramite di una società pubblica, entrerà nel capitale dell'azienda per sostenerne, anche attraverso una iniezione di equity, la successiva fase 2 e fase 3. In cambio di questo sostegno noi tentiamo di raggiungere due obiettivi molto importanti. Il primo, lasciare al nostro Paese una capacità di ricerca, sviluppo e di sperimentazione che un anno fa non c'era e il secondo quello di avere la possibilità di acquisire dosi di vaccino per i nostri cittadini in misura stabile e crescente, anche al di là della prima urgenza che in queste ore ci affligge e che stiamo governando insieme all'Unione europea e agli acquisti centralizzati - ha spiegato Arcuri -. Se ci riusciremo o no dipenderà dalla qualità della successiva fase di sperimentazione» ha concluso.

Il team di ricercatori dell'azienda biotech ReiThera, che ha sede a Castel Romano - Ansa

E ci sono già anche le prime polemiche, visto che ReiThera sulla carta risulta controllata da una società svizzera, la Keires. «In realtà ReiThera è una società italiana che lavora sul territorio italiano, paga le tasse in Italia e questo vaccino è stato sviluppato dai
ricercatori che lavorano in Italia» ha puntualizzato la presidente Antonella Folgori. Il brevetto di questo vaccino, ha precisato, «è di ReiThera e abbiamo messo a disposizione tutte le nostre risorse e capacità per sviluppare un vaccino in primo luogo per l'Italia e poi per dove servirà».