Antonio Daino: «Per la sua forza mentale, Jannik Sinner ricorda Borg»
di Davide Re
Lo psicologo dello sport: «Raramente fa una scelta non efficace. Lui è il paradigma del tennis percentuale»

«Borg era mentalmente dotato, sapeva gestire al meglio le emozioni», dice Antonio Daino, psicologo dello sport, supervisore dell’area mentale dal 2012 dell’Istituto superiore di formazione Roberto Lombardi della Federazione italiana tennis e padel, diretto da Michelangelo Dell’Edera. Proprio il campione svedese in questi giorni ha pubblicato la sua autobiografia, disponibile in Italia con Rizzoli. L’aspetto mentale, così come la tecnica, la preparazione fisica e la tattica in partita sono elementi, quegli elementi che danno forma e sostanza ai tennisti di oggi. «Chi oggi ricorda Björn? Sicuramente il nostro Jannik Sinner…», dice ancora Daino.
Possiamo considerare Björn Borg il primo giocatore di tennis “mentale”?
«Sicuramente lui era mentalmente dotato e questo è un aspetto che già in quell’epoca faceva la differenza. Sapeva gestire come nessun altro le emozioni, non faceva apparire nulla durante la partita, gli allenamenti, le pause tra un match e l’altro. Si inibiva. Era aiutato anche dal fatto di essere pienamente un rappresentante di quella cultura nordica, così riservata. Questa sua caratteristica, appunto “mentale” era una dote innata. Chi è il Borg dei nostri tempi? Per me è Sinner. Raramente fa una scelta fuori dal concetto di efficace. Lui è il paradigma del tennis percentuale. Alla distanza vince. La zona d’ombra può essere il fatto che questo sistema diventa relativamente prevedibile, molto prevedibile».
Chi non è così dotato può migliorare, per esempio allenandosi?
«Certamente. Uno dei migliori è il giocare a scacchi, perché allena a prevedere l’azione, in quanto ogni giocatore esegue mosse successive per attaccare, difendersi e raggiungere lo scacco matto dell’avversario. Questo implica un costante movimento di pezzi, una tattica a breve termine, e un’azione generale di pensiero strategico a lungo termine. Il tennis è spesso paragonato a una partita a scacchi. Boris Becker, ottimo scacchista, quando allenava Djokovic, usava appunto questo gioco per “allenare mentalmente” Nole. Allenarsi a pre-vedere l’azione è un grande vantaggio nell’alzare il livello della performance. Tra l’altro il grande rivale di Sinner, l’attuale numero uno al mondo Carlos Alcaraz, è un appassionato giocatore di scacchi».
Ma questo aspetto – la forza della mente - applicato in un periodo, gli anni ’70/80, molto diversi da quelli attuali, possono aver usurato Borg, tanto da portarlo al ritiro a soli 26 anni?
«In psicologia questo È un fenomeno, è definito drop-out, abbastanza noto e studiato nello sport. Nel tennis il drop-out è l’abbandono precoce della disciplina sportiva, soprattutto tra i giovani atleti. Le cause possono essere psicologiche, demotivazione, mancanza di divertimento, pressione eccessiva, tecniche, come allenamenti troppo duri o monotonia, o anche sociali, come problemi scolastici, nascita di altri interessi o legate alle relazioni con allenatori e team. Questo fattore ha colpito Borg, ma credo che non colpirà mai Sinner, lui è diverso per esempio gli è stata utile questa sua apertura al sociale, con la creazione di una fondazione».
Djokovic in un suo libro autobiografico ha illustrato cos’è per lui la forza delle mente, che è figlia anche dell’habitat difficile in cui è cresciuto: la Serbia in guerra e bombardata. Per lui la forza della mente è il suo elisir di lunga vita tennistica e non solo…
Lui ha un grande talento motorio e pratica la meditazione o Mindfullness. Nel febbraio del 1968 i Beatles andarono in India, spinti da George Harrison, per imparare la meditazione trascendentale dal guru Maharishi Mahesh Yogi a Rishikesh. Il viaggio fu motivato dal desiderio di staccare dalla vita frenetica dello star system. Djokovic ha avuto un periodo in cui meditava “Yogi” e da lì ha iniziato a curare un’alimentazione diversa e personalizzata.
Nel suo libro La forza mentale nel tennis: il modello MECA -Motivazione Emozione Concentrazione Autoconvinzione scritto con Danilo De Gaspari (Giunti, pagine 144, euro 20,00) si capisce che lavoro si è fatto, anche grazie a lei, in Italia…
«Fin dal 2011, ho lavorato per ISF. R. Lombardi diretto da Michelangelo Dell’Edera che ha creato il Sistema Italia per innalzare della qualità degli insegnanti dal punto di vista umano e relazionale. Lo schema è presto detto: prima la persona - “bambino-ragazzo-giovane” - poi il giocatore».
Secondo lei quale sarà la prossima tappa del tennis professionistico, oggi c’è tecnica, fisico e mente, ci sarà un nuovo elemento, anche tecnologico?
L’ottimizzazione dell’aspetto mentale inteso come la “lettura dell’intenzione-emozione” che precede l’azione del giocatore in partita al fine di prendere le decisioni di contrasto più efficaci. Gli australiani a riguardo di questo nuovo punto hanno già fatto degli studi preliminari sulla lettura delle emozioni dei giocatori in partita. Cambierà di riflesso anche il ruolo del coach, che dovrà offrire ai giocatori anche saperi nuovi. L’uso dell’intelligenza artificiale consentirà infine di mappare ogni passo emozione- intenzione -decisione del processo mentale almeno sui cosiddetti Big Points che fanno la differenza sul risultato del gioco.
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