Carlo Conti: «Big o non Big, è tutto relativo»
Il direttore artistico del Festival replica alle critiche sui nomi dei 30 artisti annunciati in gara a Sanremo 2026

Le discussioni sulla “notorietà” dei 30 Big di Sanremo 2026, come sempre, impazzano sui social, quest’anno ancora di più a causa di alcuni nomi ignoti ai più. Ma Carlo Conti, collegato a Non stop news su Rtl 102.5, ci mette subito un punto: «Big o non Big è tutto relativo. Mia suocera non sa chi è Samurai Jay ma conosce Patty Pravo, mentre un ragazzino magari non sa chi è Patty Pravo e segue Aka7even. La forza del Festival è proprio mischiare le generazioni». Un richiamo alla sostanza: le etichette contano poco, contano le canzoni. Certo è che per la Rai contano anche, e soprattutto, gli ascolti. La grande sfida per Carlo Conti sarà far combaciare tutto.
Ed è proprio un’istantanea di un’Italia musicale multiforme quella che emerge dal cast annunciato al Tg1 domenica scorsa. Dove sono assenti le star di punta in questo momento, ma potrebbero arrivare sorprese inaspettate (Lucio Corsi docet)
Il primo dato che balza agli occhi è la poderosa presenza dell’universo urban e rap: un fronte sempre più centrale nel mercato musicale e che Conti sceglie di rappresentare senza timori. Accanto ai veterani J-Ax, Dargen D’Amico e Luchè, sfilano nomi semisconosciuti al grande pubblico ma "streammati" dai più giovani come Samurai Jay, Nayt e Sayf, insieme ai più popolari Chiello, Tredici Pietro, Lda e Aka 7even, questi ultimi in gara anche come coppia.
Dall’altra parte, a bilanciare il tableau, il cantautorato che prova a reinventarsi. Dai ritorni attesi di Ermal Meta, Enrico Nigiotti, Michele Bravi e Leo Gassmann ai nomi più ricercati e di nicchia come Maria Antonietta e Colombre e la novità Eddie Brock, fino a Fulminacci e al debutto festivaliero di Tommaso Paradiso, che porta all’Ariston il suo pop da playlist generazionale. Non mancano le voci più amate della melodia italiana come Francesco Renga e Sal Da Vinci, oltre all’inossidabile Raf, garanzie evergreen per il pubblico più tradizionale.
Capitolo a parte merita il comparto femminile, quest’anno particolarmente ricco. Tornano due voci amatissime come Malika Ayane (dopo ben 5 anni) e Arisa, accanto alla raffinata Levante e all’esplosiva Serena Brancale, alle sperimentazioni di Ditonellapiaga, fino all’ironia pop di Elettra Lamborghini e alla sofisticata Mara Sattei. Tutto da scoprire il rock/punk de le Bambole di Pezza, altra scelta che ha spiazzato il pubblico.
Ma l’icona che spicca su tutti è lei, Patty Pravo, unica quota “over” in un cast altrimenti proiettato verso il futuro.
La vera scommessa, però, è la coppia Fedez–Marco Masini, dichiaratamente “inedita” e già quotata dai bookmaker come favorita. Se la loro partecipazione genererà scintille musicali o polemiche, lo si vedrà: ma a Sanremo, si sa, le due cose spesso coincidono.
All’ampio cast dei Big si aggiungeranno poi due giovani provenienti da Sanremo Giovani (524 le candidature) e due da Area Sanremo, per una categoria Nuove Proposte che conterà in totale quattro partecipanti. I due vincitori di “Sarà Sanremo” si sapranno nella prima serata del 14 su Rai1. In quella serata Carlo Conti svelerà i titoli delle canzoni dei Big.
Mentre i due artisti vincitori di Area Sanremo, saranno decretati tra i 505 i partecipanti alle audizioni, che si svolgeranno nella città dei fiori dal 5 all’11 novembre, organizzate dalla Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo su incarico del Comune. Inoltre fra i 10 finalisti di Area Sanremo cinque verranno selezionati per la manifestazione “New York canta” in programma il prossimo ottobre nella Grande Mela.
Insomma, i giochi sono appena iniziati. Prima di giudicare occorrerà ascoltare le canzoni – come ricorda lo stesso Conti – e capire come verrà orchestrata la kermesse dal 24 al 28 febbraio su Rai1. Intanto, inevitabile, la polemica ha già acceso i motori. Ma Sanremo, nel bene e nel male, vive anche di questo: purché se ne parli.
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