Addio al regista visionario Pierre Audi

Il regista francolibanese è scomparso all'improvviso all'età di 67 anni. Figura centrale della scena lirica internazionale, ha sempre guardato all'integrazione delle diverse arti
May 2, 2025
Addio al regista visionario Pierre Audi
WikiCommons / Nationaal Archief | Il regista Pierre Audi nel 1988
Il mondo dell’opera piange la scomparsa di Pierre Audi, regista e direttore artistico franco-libanese, deceduto improvvisamente all’età di 67 anni. Figura centrale della scena lirica internazionale, Audi ha lasciato un’impronta indelebile attraverso una carriera che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, rigore e sperimentazione.
Nato a Beirut nel 1957, primogenito di tre figli, Pierre Audi ha vissuto un’infanzia segnata dalla passione per il cinema e l’arte. Durante gli anni al liceo francese della capitale libanese, fondò un cineclub che ospitò personalità come Jacques Tati e Pier Paolo Pasolini. La guerra civile costrinse la sua famiglia a trasferirsi prima in Francia e poi in Inghilterra, dove Audi proseguì gli studi in storia a Oxford. Nel 1979, a soli 22 anni, fondò a Londra l’Almeida Theatre, trasformando un edificio abbandonato in un centro sperimentale di teatro e musica contemporanea.
Nel 1988 iniziò una lunga e fruttuosa collaborazione con l’Opera Nazionale Olandese, che diresse per trent’anni, fino al 2018. Sotto la sua guida, l’istituzione divenne un punto di riferimento per la messa in scena di opere monumentali come il ciclo completo del Ring di Wagner, i Dialoghi delle Carmelitanedi Poulenc e Saint François d’Assise di Messiaen. Audi fu anche promotore di nuove composizioni, commissionando opere a compositori come Alfred Schnittke e Alexander Knaifel.
Parallelamente, dal 2005 al 2014, diresse il Holland Festival, rilanciandolo come piattaforma di avanguardia e interdisciplinarietà. Nel 2015 assunse la direzione artistica del Park Avenue Armory di New York, spazio dedicato a progetti artistici innovativi.
Nel 2018, Audi prese le redini del Festival d’Aix-en-Provence, portando una ventata di rinnovamento pur rispettando la tradizione del festival. Sotto la sua direzione, il festival si aprì a nuove forme artistiche, integrando musica, arti visive e video, e valorizzando il teatro musicale. Tra le sue iniziative più audaci, la messa in scena del Requiem di Mozart da parte di Romeo Castellucci nel 2019 e la Seconda Sinfonia di Mahler nel 2022, eseguita nello stadio di Vitrolles riaperto per l’occasione.
La sua visione dell’opera come arte totale lo portò a collaborare con artisti visivi di fama internazionale, tra cui Karel Appel, Georg Baselitz, Anish Kapoor. La sua capacità di fondere diverse discipline artistiche ha contribuito a ridefinire il linguaggio operistico contemporaneo.
La ministra della Cultura francese, Rachida Dati, ha reso omaggio ad Audi, sottolineando come «abbia profondamente rinnovato il linguaggio dell’opera, con la sua esigente libertà e uno sguardo singolare». Ha aggiunto: «Lascia un’opera immensa, un’eredità vivente e un’impronta indelebile sulla scena lirica».
Fino agli ultimi giorni, Audi ha continuato a lavorare con passione. In una recente intervista a France Musique, aveva parlato delle sfide economiche affrontate dal Festival d’Aix-en-Provence e delle strategie messe in atto per superarle, dimostrando ancora una volta il suo impegno e la sua visione lungimirante.
Pierre Audi lascia la moglie, Marieke Peters, e i figli, oltre a una comunità artistica profondamente segnata dalla sua perdita. La sua eredità continuerà a ispirare generazioni di artisti e spettatori, testimoniando la potenza trasformativa dell’opera quando guidata da una visione autentica e innovativa.
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