sabato 8 marzo 2014
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È stata l’ineffabile zia Sofia nelle tre stagioni di Tutti pazzi per amore (2008- 2012) e poi, sempre su Raiuno, nel 2011, ha interpretato nonna Zeide nella fiction Atelier Fontana-Le sorelle della moda. Alla sua età, 78 anni, Ariella Reggio viene chiamata spesso a fare la "vecchina", come nel divertente spot di uno smartphone diretto da Alessandro D’Alatri e "sparato" per settimane, la scorsa primavera, su tutte le reti Tv negli orari di maggiore ascolto. Anche Woody Allen ha scelto la sua faccia per fare zia Rita in To Rome with love: «È un regista educato e gentile, che non grida mai – commenta l’attrice – e su quel set ho vissuto un’esperienza bellissima». La televisione le ha dato grande popolarità ma è il palcoscenico il vero amore dell’artista triestina, impegnata ora in Boeing Boeing, frizzante e garbata pochade alla Feydeau scritta da Marc Camoletti, un successo di Broadway negli anni ’60 rivisitato da Mark Schneider, con Gianluca Guidi e Gianluca Ramazzotti nei ruoli che, nell’omonimo film del 1965, furono di Tony Curtis e Jerry Lewis. Lo spettacolo è in cartellone al Manzoni di Milano fino a domani e poi in tournée. Stavolta Ariella Reggio è Berta, la governante: sa fa ridere e intenerire il pubblico e sul palco saltella con una vevre da ventenne. Dimostrando che gli attori, quando hanno talento e passione, non possono andare in pensione.Signora Reggio, quando si è accorta che dentro di lei ardeva il sacro fuoco dell’arte?«La passione si è accesa ascoltando la prosa alla radio, a Trieste, subito dopo la guerra. La radio, a differenza della televisione che spesso uccide la creatività, evoca sempre fantasie meravigliose. Ero una ragazzina e pensavo: "Che bello sarebbe...". Finito il Liceo Classico mi iscrissi a una scuola di recitazione: ebbi come insegnante un regista radiofonico, Ugo Amadeo, che mi spinse a fare alcune particine in Rai». E il teatro? «Ho cominciato allo Stabile del Friuli-Venezia Giulia diretto da Sergio D’Osmo. Con me muoveva i primi passi sul palcoscenico Mariangela Melato. Poi sono approdata al Piccolo di Milano dove Giorgio Strehler, dopo un provino, mi ha proposto un ruolo in Santa Giovanna dei Macelli. In seguito sono entrata al Teatro della Tosse di Genova, che fa avanguardia, e nel ’76 a Trieste ho fondato insieme con Orazio Bobbio una mia compagnia, la Contrada».E l’esperienza alla BBC? Lei da ragazza andò a vivere a Londra...«Sì, ero partita con mia madre per incontrare un’amica che viveva lì. La città mi piacque così tanto che decisi di rimanerci cinque anni. Per spirito di avventura. Era il 1958 e non fu facile... ma i miei genitori acconsentirono. Fui assunta dalla BBC per partecipare a trasmissioni radiofoniche dove si insegnava la lingua italiana per gli inglesi. Ero ben pagata anche se all’inizio per mantenermi dovetti fare la cameriera e la lavapiatti nei pub». E perché decise di tornare a Trieste? «Non lo so ancora... Forse per la mia famiglia, alla quale ero molto attaccata. Mi sentivo in colpa». Quali sono stati i suoi maestri?«Beh, oltre ad Amadeo, senz’altro Strehler, triestino come me: mi parlava in dialetto (male). Ho avuto la fortuna di incontrarlo: non ti imponeva le cose, te le faceva sentire. "Tu hai molta sensibilità, sei in grado di assorbire le emozioni e di restituirle al pubblico" mi diceva. Mi ha fatto amare il teatro tanto da... sposarlo».Per lei, dunque, il teatro è tutto?«No. Nella mia vita sono importanti l’amore per le persone, l’amicizia, il rispetto per gli altri  e... i gatti! Comunque, voglio continuare a lavorare il più possibile e a fianco ai giovani perché loro le "vecchie" non le possono fare!».
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