mercoledì 5 agosto 2020
Scomparso oggi a 96 anni, nel 1957 trasmise un documentario radiofonico sulla vita in un monastero di Bologna. Qui le registrazioni di Rai Teche
Zavoli, primo giornalista a "entrare" in clausura. Ascolta la trasmissione

Rai Teche

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Sergio Zavoli, il grande maestro del giornalismo italiano scomparso nella notte a Roma all'età di 96 anni, per la prima volta nella storia della radio portò un microfono in un monastero di clausura, quello di vi Siepelunga a Bologna, per raccontare la vita delle suore. Il documentario radiofonico "Clausura", trasmesso dalla Rai nel 1957 e vincitore del Premio Italia 1958, fu realizzato da Sergio Zavoli con la collaborazione di Piero Pisini e la musica di Ildebrando Pizzetti.

L'eccezionalità del fatto fu dovuta a un concorso di circostanze che resero possibile lo straordinario incontro di Zavoli con una comunità di Carmelitane Scalze. Nel rispetto dell'obbligo alla riservatezza imposto dalla regola, le riprese sonore furono effettuate dalle monache stesse. Il microfono passato attraverso la grata permise di documentare l'intima vita dell'ordine carmelitano.

QUI PUOI ASCOLTARE L'INCHIESTA RADIOFONICA DI ZAVOLI SULLA CLAUSURA (DA RAI TECHE)

L'argomento all'epoca provocava critiche da parte dell'opinione pubblica, soprattutto per lo stato d'indigenza in cui versavano le monache che praticavano la clausura. L'inchiesta di Zavoli parte da questo dato con l'intervista a padre Virginio Rotondi, un gesuita impegnato a sostenere l'apostolato attivo dei religiosi in seno alla società. Il sacerdote difende l'estrema scelta della vita contemplativa delle suore di clausura, sostenendo che la Chiesa ha sempre più bisogno della preghiera, perché nella società moderna nessuno è più interessato alla contemplazione religiosa.

Nella prima parte il documentario narra la segreta e immutabile giornata del monastero di clausura con le voci e i suoni del cerimoniale monastico: dalle ore dedicate a un rigoroso silenzio a quelle impegnate nel canto e nella preghiera. Una descrizione dettagliata e al contempo poetica come nel brano del pasto in refettorio scandito dalla lettura delle regole e dal ritmo del coltello rovesciato che la priora batte sul legno. Nessuna suora può dire una parola sul cibo che viene messo nel piatto, tutte osservano un totale silenzio quando vengono portate le pietanze.

Nella seconda parte del racconto radiofonico, Zavoli raccoglie le testimonianze dirette di alcune monache del convento "Donne che escono dal riserbo con ansia trepida e comprensibile disagio e non alzano il velo se non per ricevere l'eucarestia". Il primo dialogo attraverso la grata è con Suor Madre Teresa dell'Eucarestia, Sotto Priora del convento che risponde alle domande del giornalista con estrema semplicità su vari aspetti della vita monastica mostrandone una fisionomia più reale e spirituale, si sofferma sulla pienezza della verità, della gioia e della pace raggiunte tra le mura di un luogo così austero. Madre Teresa spiega la differenza tra la vita di clausura e quella delle suore di vita attiva, ponendo l'accento sulla grande forza d'animo, l'energia e la generosità necessarie, per affrontare una vita di sacrificio totale. Racconta la difficoltà, per alcune consorelle, di vivere il silenzio esterno e interno come dono da conquistare.

Segue l'intervista di Zavoli a tre giovani suore giunte da pochi anni al monastero. Le consorelle parlano della vocazione, della vita precedente e delle emozioni provate per il distacco con la famiglia di origine. I loro racconti, densi di umanità, rievocano i momenti difficili vissuti soprattutto all'inizio della vita monastica, la fatica per riuscire a conquistare la serenità di spirito e la pace, specialmente nell'esercizio dell'obbedienza. Infine sollecitate da Zavoli raccontano un episodio lieto degli anni di clausura: "Una sera poco dopo il trasferimento nel nuovo convento, vengono chiamate dalla madre superiora per vedere una cosa straordinaria e stupefacente totalmente rimossa: un tramonto e le rondini che volano basse vicine a loro".

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