venerdì 28 agosto 2015
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Le due lapidi stanno a ridosso della chiesetta. La prima ricorda che l’edificio è stato costruito per celebrare il sacrificio del 12mo Battaglione Bersaglieri nelle trincee della Grande Guerra, la seconda è in memoria del geniere Giovanni Canessa, caduto il 14 agosto del 1915. “La data è importante – sottolinea Marco Perale, giornalista del settimanale diocesano “L’Amico del Popolo” – perché proprio quel giorno fu portata a termine l’impresa di innalzare sulla Cima Grande un faro elettrico dal diametro di un metro, impiegato per scrutare anche di notte i movimenti delle truppe austriache. Fare luce sull’altro, studiarne il comportamento e comprenderne le intenzioni è quello che dovremmo fare ancora oggi, ma in una prospettiva diversa, rovesciata: di incontro, non di scontro. Nessuno meglio di chi vive sul confine, sa che i confini possono essere superati”.

Si è conclusa così ieri pomeriggio, sotto le Tre Cime di Lavaredo, la quarta Festa della Comunicazione promossa a Cortina d’Ampezzo e ad Auronzo di Cadore da “Avvenire” e dall’ “Amico del Popolo” sotto l’impulso del vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich.

Poco più in là rispetto alla chiesa, spiega il direttore del vicino Rifugio Auronzo, Sandro Mazzon, sta la Croda del Passaporto, che deve il suo nome alla vecchia postazione di frontiera tra Regno d’Italia e Impero austroungarico. “Ma i confini sono linee immaginarie – insiste Perale –, si muovono in continuazione, appaiono e scompaiono. Nell’antichità preromana, all’epoca delle popolazioni paleovenete, non c’era soluzione di continuità da qui all’Ungheria. Adesso l’Unione Europea ha di nuovo cancellato le divisioni del passato, ma a noi rimane il compito di richiamare l’attenzione su quella parte del mondo che sta fuori dalla portata del nostro sguardo”.

Patrimonio Unesco dal 2009 (lo stesso anno in cui “L’Amico del Popolo” ha festeggiato il proprio centenario), le Dolomiti continuano a rappresentare uno straordinario laboratorio di dialogo e confronto fra le diverse identità di cui si compone l’Europa, come giustamente rivendica il sindaco di Auronzo, Daniela Larese Filon. La Sala consiliare della cittadina ospita in mattinata il dialogo tra il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, e un’altra firma del settimanale locale, Luigi Guglielmi. Il titolo della conversazione, “Confini e sconfini della comunicazione”, riecheggia l’hashtag #sconfini, ovvero il tema del Dolomiti Labfest che proprio in questo fine settimana si svolge ad Auronzo (per informazioni www.dolomitesunescolabfest.it ): la Festa della Comunicazione si inserisce nel programma della manifestazione, inaugurando un’altra collaborazione importanza dopo quella già avviata con la rassegna culturale cortinese “Una montagna di libri”.

Davanti a un pubblico attentissimo, che comprende numerosi collaboratori e promotori del settimanale, Guglielmi e Tarquinio passano in rassegna le questioni più urgenti dell’attualità. I confini sono mere convenzioni, d’accordo, eppure nell’Europa del 2015 ci sono ancora nazioni disposte a tutto pur di renderli invalicabili. E per passare dal Cadore all’Austria non serve più il passaporto, per fortuna, ma l’Austria è pur sempre dietro l’angolo e la tragedia di quei corpi stipati in un Tir ci riguarda tutti. “Sono le nuove vie di terra dell’immigrazione – osserva Tarquinio – e stanno rendendo evidente come la migrazione in atto non sia solo un problema dei Paesi mediterranei. Non per niente dalla stessa Germania iniziano a venire segnali significativi. Quel che non va mai dimenticato è che clandestine possono essere le rotte, non le persone”.
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