mercoledì 9 maggio 2012
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Partiamo da una constatazione: il Novecento è stato indubbiamente il secolo della lettura. L’aumento considerevole dell’alfabetizzazione e del livello di istruzione; le migliori condizioni economiche e l’accelerazione dei processi di diffusione del libro hanno infatti enormemente dilatato le possibilità e le occasioni di lettura a tutti gli strati della popolazione. Per questa via, si è accelerata la conoscenza culturale, la trasformazione della società, il progresso economico dei vari Paesi. Naturalmente, ci sono stati, da Paese a Paese, diversi gradi di avanzamento e, da questo punto di vista, sappiamo bene come l’Italia abbia ancora tanto da recuperare rispetto ai Paesi più progrediti. Ma non c’è dubbio che anche da noi la lettura abbia fatto passi in avanti decisivi.Ora è cambiato o perlomeno si è differenziato, per un concorso di rivoluzioni tecnologiche e culturali, non solo repentine ma simultanee in tanti campi - tra le quali la globalizzazione dell’informazione e del sapere -, il modo di apprendere e leggere il mondo; di conseguenza, sono aumentate anche le possibilità di «impaginare la vita» - come diceva Silvana Ottieri parlando del mestiere di editore - in modo diverso. In realtà, ci troviamo in un universo della scrittura e della comunicazione, dell’editoria e della lettura estremamente mobile, tanto da apparire quasi confuso nei suoi continui traslochi mentali e operativi. Con due punti fermi, però: da un lato, che la centralità del libro non è più così assoluta come lo è stata per secoli e che il rapporto con la lettura, in modo più o meno visibile, più o meno percepito, si va trasformando; dall’altro, che l’offerta e la domanda di libri su carta restano ancora del tutto predominanti nel "business" delle imprese editoriali, e lo saranno, sul piano delle vendite complessive, ancora per molti anni.Sembra un paradosso, questa convivenza di mondi che procedono affiancati senza stridori apparenti. Ma è così. Il nuovo avanza con una velocità e una potenza d’urto sempre maggiori; ma il vecchio resiste sotto le pur forti pressioni di quella che potremmo chiamare «la digitalizzazione del mondo»: un aspetto della quale è la digitalizzazione dei testi e la moltiplicazione dei servizi editoriali su supporti digitali, che aprono prospettive di vasta portata non solo tecnologica, organizzativa e gestionale, ma anche antropologica, culturale e sociale.D’altra parte, questa transizione al digitale attraverso lo sviluppo sinergico di prodotti e servizi innovativi, con investimenti trasversali a tutti i settori di rilevanza strategica, è sollecitata dalla stessa situazione di mercato. Le case editrici - specialmente i grandi gruppi, che sono poi quelli che determinano la fisionomia e gli assetti globali del settore - puntano infatti su due obiettivi: il primo, com’è evidente, è quello di ampliare e diversificare l’offerta all’interno dei nuovi, promettenti spazi commerciali di tutta l’area tecnologica e multimediale, individuando quindi nuove fonti di ricavo, soprattutto in prospettiva futura; il secondo, in una fase delicata di calo delle vendite, di rallentamento nei pagamenti o addirittura di insolvenza da parte delle librerie o di altri clienti, è quello di mitigare e compensare gli effetti dell’andamento ad elastico - cioè discontinuo - del mercato librario tradizionale, che non consente più a un editore di determinate dimensioni di farvi affidamento assoluto, senza veder anche aumentare i rischi dal punto di vista economico-finanziario. Da qui l’accelerazione delle case editrici nell’inserirsi nei nuovi mercati, dopo aver acquisito innanzitutto la mentalità che ormai ciò che  esse fanno in un qualunque ambito devono concepirlo e realizzarlo secondo una visione globale e integrata con tutto il resto.Naturalmente, non si tratta soltanto di proiettarsi verso il nuovo; si tratta anche di potenziare strutture e mezzi in quegli ambiti tecnologici meno recenti che hanno dato risultati interessanti e che presentano un trend di sviluppo particolarmente significativo: come il commercio elettronico, la stampa digitale,  le basi-dati, l’auto-pubblicazione in rete... Come accade per tutti i mercati nuovi, è evidente tuttavia che gli incrementi percentuali maggiori non si registrano, sul piano complessivo, nel mercato dei media tradizionali - alcuni dei quali, come i cd o i dvd, sono anzi in netta flessione -, bensì in tutti quegli ambiti basati su reti distributive digitali e fruibili dagli utenti tramite terminali digitali: smartphone, tavolette, web tv, applicazioni, social network, video on-line, ecc. Si sta in pratica affermando quello che viene già chiamato il "nuovo Internet", su cui si sta rapidamente costruendo il mercato del digitale, attestato nel 2011 a quota 5,3 miliardi (+7,3%), come ha riferito un recente studio del Politecnico di Milano. Naturalmente, l’attenzione degli editori, degli utenti e dell’opinione pubblica è oggi prevalentemente concentrata sull’e-book e sui suoi sviluppi. Si comincia intanto a delineare un catalogo che, per recuperare in tempi ragionevoli gli investimenti fatti, faccia massa e soprattutto sia appetibile, sotto il profilo dell’interesse, dell’utilità e della convenienza, ai lettori forti e alle fasce di pubblico giovanile che rappresentano la parte più consistente della clientela di e-book. Nel contempo, l’editoria sta procedendo in modo spedito anche alla sistematica digitalizzazione del pregresso e allo studio del mercato, nel tentativo di individuare nei risultati fin qui raggiunti la risposta per orientare al meglio le strategie d’intervento nei diversi settori.In questo scenario, non sembra però fuori luogo mettere in guardia dal confidare troppo sulla durata delle tecnologie; di  avere cioè la consapevolezza che si possono fare investimenti anche per un lasso di tempo molto breve. Non dimentichiamoci che questo è il tempo della memoria labile. O peggio ancora: il tempo dei senza-memoria. La tecnologia crea mondi provvisori, che si esauriscono in fretta, sostituiti da mondi apparentemente più perfetti, veloci e potenti, affidabili e durevoli. Così, quello che si costruisce oggi scompare domani, quello che ieri serviva oggi diventa inutilizzabile. Avviene come per le automobili: non ci sono più i pezzi di ricambio; quando la macchina si guasta, bisogna cambiarla. Pensate ai floppy disk: da buttare. Fra poco toccherà ai cd e ai dvd. Vi capita di citare documenti disponibili per qualche tempo in rete, che poi, per un motivo o per l’altro, vengono tolti. Così, voi rinviate chi legge a un documento che domani non c’è già più. Una lettera alla fidanzata si può mandare anche via e-mail con la stessa intensità d’affetto e, sul momento, vale quanto una lettera inviata su un foglio di carta. Ma dopo mesi o dopo anni quella e-mail si cancella o se ne perde irrimediabilmente traccia. Quel foglio di carta spedito per posta, invece, rimane, e il tempo si cura di tramandarne il ricordo, rivissuto con il gusto nuovo di quell’affetto antico. In sostanza, la memoria è in ciò che resta, non in ciò che passa. Per questo, abbiamo assoluto bisogno anche del libro a stampa, come baluardo fondamentale di una memoria che non può passare, perché senza di essa perderemmo tanta parte della nostra storia e della nostra vita.
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