domenica 15 ottobre 2023
La storica voce della Nuova Compagnia di Canto Popolare ospite a Cagliari al 16° Premio “Andrea Parodi”: «Con i suoi Tazenda aprì la strada per Sanremo anche a noi». Vince il gruppo Osso Sacro
La cantante Fausta Vetere, storica voce della Nuova Compagnia di Canto Popolare

La cantante Fausta Vetere, storica voce della Nuova Compagnia di Canto Popolare - Foto di Giorgio Bulgarelli

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Ci sono donne che rimangono giovani per sempre, come Fausta Vetere, la cui voce è ancora quella dolce e potente de La Gatta Cenerentola di Roberto De Simone che ha fatto il giro del mondo. La cantante partenopea, tuttora alla testa della Nuova Compagnia di Canto Popolare di cui fa parte dalla fondazione nel 1967 e di cui è rimasta l’ultima della formazione originale, è stata ieri sera la più attesa degli ospiti d’onore della finale del Premio “Andrea Parodi” a Cagliari, curato dalla direttrice artistica Elena Ledda e organizzato dall’omonima fondazione.

La sedicesima edizione del premio per la world music, dedicato allo scomparso Andrea Parodi, indimenticato leader dei Tazenda e grande autore, apertasi giovedì al Teatro Massimo di Cagliari, ieri sera ha consegnato il Premio Albo d’Oro 2023 al chitarrista Paolo Angeli e ha visto sfidarsi otto finalisti provenienti da tutta Italia e dall’estero. Il Premio Andrea Parodi 2023 è stato vinto dal gruppo sannita Osso Sacro che ha presentato il brano Demetra sul tamburo in beneventano, il premio della critica e quello per il miglior testo sono andati al cagliaritano Andrea Ardillo mentre il premio della giuria internazionale è andato alla cilentana Hiram Salsano. Passando dal saltarello all’elettronica, dalla chitarra classica alle moderne synth station, abbiamo ascoltato anche Curamunì in siciliano (menzione per la migliore musica), Looping Greis in castigliano (menzione dei giovani in sala), Guido Maria Grillo in napoletano (premio alla migliore interpretazione e alla migliore interpretazione di un brano di Andrea Parodi), Ra Di Spina in materano ferrandinese e Trillanti in ciociaro laziale. «Ci sono parecchi brani interessanti, molto legati alle tradizioni. A questi giovani auguro tutto il bene del mondo, spero che abbiano la costanza di sapere attendere, sapere continuare a fare le loro ricerche, a scrivere, senza mai seguire le mode, ma il proprio interesse» ci racconta Fausta Vetere mentre sta provando alcuni brani a teatro, fra cui un omaggio ad Andrea Parodi.

«Sono contentissima di partecipare al Premio Andrea Parodi – ci svela la Vetere –. Io conoscevo Andrea, abbiamo avuto un percorso molto vicino. Come Nuova Compagnia di Canto Popolare abbiamo iniziato molto prima come gruppo musicale di ricerca. Andrea l’ho conosciuto negli anni ‘90. Furono i Tazenda gli apripista anche per noi a Sanremo, dove per primi nel ‘91 cantarono in sardo insieme a Pierangelo Bertoli Scende la luna dal monte. L’anno successivo portarono a Sanremo Pitzinnos in sa gherra e pure noi partecipammo in gara in quel 1992 con Pe’ dispietto in napoletano che vinse il Premio della critica. Tornammo ancora nel ‘98 con Pesce d’o’ mare ».

Fu l’incontro con Roberto de Simone negli anni ’60 a trasformare il giovane soprano diplomato al Conservatorio di San Pietro a Maiella Fausta Vetere nella voce guida della rinascita del folk italiano insieme agli altri musicisti, cucendo addosso a lei il ruolo della Gatta Cenerentola. Compagno di vita e di avventura musicale Corrado Sfoglia, divenuto più tardi direttore artistico della NCCP e scomparso nel 2020. Non senza avere prima conquistato il Premio Tenco nel 2020 per il miglior album in dialetto con Napoli 1534. Tra moresche e villanelle. « Lo ha vinto Corrado, è stata una sua creatura che ha maturato nel tempo, attraverso la ricerca. E’ stato un grande direttore artistico, se non ci fosse stato lui...». La Nuova Compagnia di Canto Popolare portò una vera rivoluzione negli anni ’70. « Allora c’è stata una specie di barriera fra la canzone classica napoletana esportata in tutto il mondo e noi che siamo usciti con i primi canti della tradizione campana – ricorda Fausta Vetere -. Abbiamo un po’ sconvolto il pubblico. Spesso i napoletani non conoscevano questa tradizione, che arrivava dalla tradizione contadina, dei pescatori o religiosa. Erano abituati alla canzone classica esportata, a O sole mio o Reginella. Quando hanno sentito Tammurriata, un canto veloce e ritmico sconosciuto, totalmente diverso dalla tarantella di Sorrento creata per i turisti, si è creato uno sconvolgimento nel mondo della musica sia a Napoli, sia in Italia. Poi siamo andati al Festival di Spoleto e lì è nata la nostra fama a livello internazionale».

Da allora Fausta Vetere e la Nuova Compagnia di Canto Popolare hanno proseguito la loro opera di ricerca sui canti popolari italiani «che raccontano nascita, vita, morte, dal mondo delle tenebre, dall’occulto allo scaramantico, fino alla devozione religiosa, la festa, il sentimento ». Per questo la musica sintetica che si sente oggi alla grande artista «fa tristezza, non c’è nulla che mi emozioni», mentre ritiene snaturate anche manifestazioni come “La notte della Taranta” che « non è più quella di una volta, non vedo cosa c’entrano i cantanti pop. Queste manifestazioni erano nate con il preciso intento di tramandare la tradizione, invece hanno preso altre vie e si sono rifatti alle mode. La taranta è una cosa sacra». Occorre studio e preparazione sostiene la Vetere e se da quasi 55 anni questa artista continua a fare musica è anche grazie alla lezione del maestro De Simone «con cui suonavo tutti i giorni, che fosse classica o folk era una esperienza, facevamo musica senza nessuno scopo perché ci piaceva suonare, stare insieme e parlare di cultura musicale: è importante avere un bagaglio completo».

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