giovedì 21 ottobre 2021
Esce “Transparent”, nuovo brano e video della giovane artista campana: «Metto in guardia i più giovani dal rischio di sentirsi invisibili, mentre possiamo essere tutti persone luminose»
La cantante e compositrice Veronica Vitale I-Vee

La cantante e compositrice Veronica Vitale I-Vee - / Ligia Cuevas Johnson

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Per Veronica Vitale I-Vee l’evangelica locuzione nemo propheta in patria sembrerebbe calzare più che mai. Senonché smentirla è il suo nuovo categorico proposito. Affermatasi negli Stati Uniti, dopo aver vinto diversi premi anche in Germania una decina di anni fa, la cantante, pianista, compositrice e produttrice campana è sbarcata anche in Italia con il nuovo singolo Transparent, in radio e in digitale con il suggestivo video diretto dal regista californiano Patrick J. Hamilton. Trasparenza, appunto. A indicare la sua singolare situazione artistica ma anche una condizione che può accomunare migliaia di persone, soprattutto adolescenti.

Trasparenza da non confondere però con invisibilità, come raccontano video e canzone e come spiega lei stessa. «Oltre ad aver composto e coprodotto il brano, ho codiretto anche il video – sottolinea Veronica – scegliendo di ambientarlo in un prefabbricato industriale del 1800 in Ohio. È un video fluido, in cui rimango trasparente davanti agli occhi di chi mi voleva fantasma nel mondo, con tutte le crepe dell’anima, con il freddo gelido simile a quello di una cella frigorifera, e l’oscurità che mi ha circondato nella vita. Dietro il palco, sopra il palco, mentre provavo, mentre creavo, mentre aspettavo: è stata tutta una questione di gelo e gavetta».

Una lotta senza quartiere, la sua, fin da bambina, per conquistare l’autostima necessaria per affrontare la vita, da protagonista della sua stessa esistenza. Fin da quando a scuola veniva bullizzata, lei come tanti, troppi. A Veronica venne però in soccorso la musica, grazie all’incontro con il pianoforte di una parente. Mise le mani sulla tastiera, senza aver mai avuto modo di imparare la musica, e le note fluivano come per incanto. L’ombra aveva lasciato il posto alla luce.

«Quando parlo di trasparenza e invisibilità voglio rimarcarne la differenza – spiega l’artista, unica voce italiana a suo tempo coinvolta da Lady Gaga nella campagna di raccolta fondi “Song’s for Japan” a favore delle vittime dello tsunami del 2011 –. Io sono stata sia trasparente, ma attraversata dalla luce, e sia invisibile ma agli occhi degli altri. È la fotografia anche della mia carriera. Qui in Italia, a novemila chilometri dagli Stati Uniti dove sono affermata, appena tornata sono stata circondata da tante persone ma mi sentivo come un fantasma perché nessuno sapeva chi fossi. Una sensazione che per molti può portare all’autolesionismo, tagliandosi e togliendosi dal mondo, come rappresento nel video dove però spunta un arcobaleno, una luce più piena, risplendente di tutti i colori che siamo».

Attivista per i diritti dell’infanzia e delle donne, anche in virtù delle personali drammatiche esperienze, e collaboratrice in passato del compositore Stelvio Cipriani per la sonorizzazione del “Videocatechismo della Chiesa cattolica” di Gjon Kolndrekaj, cugino di terzo grado di santa Teresa di Calcutta, nel 2019 ha intrapreso il tour “25,000 Miles across America” toccando 25 Stati dall’Atlantico al Pacifico per realizzare il docufilm Inside the outsider - La lunga strada verso la felicità in uscita nel 2022. Durante la pandemia Veronica (tre lauree nel cassetto: scienze pedagogiche, scienze dei sistemi e scienze e metodologie dell’educazione) ha poi composto una sorta di preghiera per il mondo, Hymn to Humanity, rilanciata in una versione corale che unisce 200 voci e 25 lingue per un messaggio di fratellanza universale.

Ma ora è l’Italia il suo più agognato approdo artistico, un Paese in cui «sembra che contino soltanto i talent. Invece all’estero, per fortuna, non è così. E e i talent show costituiscono al massimo una opportunità in più, non sono la strada principale. La mia, e ne sono fiera, è la storia di una persona che ce l’ha fatta da sola, senza compromessi». Idee e principi solidi per la teorizzatrice di quella che lei chiama “musica liquida” (il suo alternativo pop-rock d’avanguardia), ma non da intendere al di fuori e al di sopra del supporto musicale (disco, cd) ma come estremanente fluida nella sua essenza emotiva e suggestiva. Musica come missione, appartenenza al mondo, risonanza esistenziale. Una luminosa trasparenza, tutt’altro che invisibile.

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