mercoledì 22 febbraio 2023
La 18ª Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, "The Laboratory of the Future - Il Laboratorio del Futuro", curata da Lesley Lokko, aprirà al pubblico dal 20 maggio al 26 novembre
Il padiglione centrale

Il padiglione centrale - labiennale.org

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La 18ª Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, dal titolo The Laboratory of the Future - Il Laboratorio del Futuro e curata dalla scrittrice e architetto scozzese con cittadinanza ghanese Lesley Lokko, aprirà al pubblico da sabato 20 maggio a domenica 26 novembre 2023, ai Giardini, all'Arsenale e a Forte Marghera. La Mostra, divisa in sei parti, comprende 89 partecipanti, molti provenienti per la prima volta, con la curatrice Lesley Lokko, dall’Africa e dalla sua diaspora: «quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo». E nelle ambizioni di Lokko, la Biennale funzionerà «come agente di cambiamento. È impossibile – ha detto – costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina», a partire dagli effetti della decolonizzazione. «La storia dell’architettura non è sbagliata, è incompleta» ha detto aggiunto Lesley Lokko, presentando la sua edizione della Biennale d’architettura. «Che cosa vogliamo dire? In che modo ciò che diremo cambierà qualcosa? E, aspetto forse più importante di tutti, quello che diremo noi come influenzerà e coinvolgerà ciò che dicono gli “altri”, consentendo di riflettere sull’affascinante, splendido caleidoscopio di idee, contesti, aspirazioni e significati che ogni voce esprime in risposta ai problemi del proprio tempo?». Mostre come la Biennale, giocano un ruolo importante in questo cambiamento: «Costituiscono un’occasione unica in cui rinarrare una storia». Sarà una mostra in cui i progetti e le idee presentate vedono un equilibrio di genere e dove l’età media dei partecipanti è di 43 anni, che scende a 37 nei Progetti speciali della curatrice centrati su temi come il cibo, i cambiamenti climatici, la geografia, il genere. L’esposizione inizia nel Padiglione Centrale dove sono riuniti 16 studi che rappresentano «un distillato di force majeure (forza maggiore) della produzione architettonica africana e diasporica», per poi svilupparsi all’Arsenale e a Forte Marghera con le altre sezioni. Le partecipazioni nazionali sono 63, con il Niger per la prima volta e il ritorno della Santa Sede alla Biennale di Architettura di Venezia il cui padiglione quest'anno sarà allestito negli edifici del Monastero benedettino e nei giardini dell'Abbazia. Il cardinale Jose' Tolentino de Mendonca, Prefetto del dicastero per la cultura e l’educazione del Vatoicano e commissario del Padiglione, ha espresso il suo compiacimento per una Biennale che celebra il ruolo degli architetti nella creazione di un futuro migliore e più sostenibile. Non ci sarà invece il padiglione russo, come nel 2022 per la mostra d’arte, mentre il presidente Cicutto ha espresso totale disponibilità a ospitare quello ucraino, al momento assente. Il Padiglione Italia, curato dal Collettivo Fosbury Architecture, presenterà la mostra Spaziale: Ognuno appartiene a tutti gli altri. Ci saranno anche tre partecipazioni speciali: il regista Amos Gitai, il poeta-architetto Rhael ‘LionHeart’ Cape Hon Friba e il fotografo James Morris. I vari temi affrontati dall’esposizione saranno al centro di un ciclo di incontri intitolato Carnival. Inoltre Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale è il titolo del Progetto Speciale che vede assieme la Biennale e il Victoria and Albert Museum di Londra.

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