sabato 18 febbraio 2012
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«Sanremo? È una vacanza del­la mente. Una temporanea perdita di senso». Detto da Ro­berto Vecchioni, che il Festival l’ha vinto l’anno scorso, fa il suo bell’ef­fetto. Ma, attenzione, il professore non è contro Sanremo. «Morandi, che è anche mio amico, è bravissimo. E ha fatto bene a scegliere Rocco Pa­paleo, un comico non caciarone». Ma allora perché dice che Sanremo è una perdita di senso? Perché il Festival ha un metro suo, il quale non può esse­re usato per nessu­na altra cosa. È co­me se ogni anno di­cesse: adesso faccia­mo una cosa che non ha niente a che vedere con la realtà di tutti i giorni. Ma a lei la vittoria di Sanremo è servita? Certo. Mi ha fatto arrivare a moltis­sime persone che mi ritenevano troppo complicato, adatto solo a un’elite culturale. Banalizzando un po’, mi ha fatto diventare popolare. Ma questa botta di popolarità quan­to ha inciso sulle vendite dei suoi al­bum e sulle presenze ai suoi con­certi? Il pubblico dei miei concerti è rad­doppiato. Le vendite dei cd non so­no praticamente cambiate. E mi hanno confermato che in Italia, a parte le solite quattro-cinque su­perstar, tutti le vendite degli altri ar­tisti sono ormai a un livello, diciamo così, standard.Ha visto Sanremo, quest’anno? Qualcosa. Ho trovato molto brave le donne, da Nina Zilli ed Emma a Noe­mi. Anche la Berté mi è parsa inte­ressante. Mi sembra che quest’anno ci siano meno canzoni popolari e più brani raffinati. Quello di Renga, per esempio, ha un’eleganza pazzesca.Cosa pensa dello show di Celenta­no? Non l’ho visto. Ma ne ho letto. E vo­glio dire ad Adriano che è assurdo invocare la chiusura di due giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana. Nessun giornale andrebbe mai chiu­so. Se per magia le chiedessero di or­ganizzare il prossimo Sanremo, co­sa toglierebbe e cosa terrebbe del fe­stival?Innanzitutto rimetterei al centro la musica e la voglia di cantare degli i­taliani. Terrei, quindi, le canzoni. Tut­te. Anche quelle più popolari. Ov­viamente eviterei quelle davvero brutte. Terrei anche le vallette. To­glierei invece tutti gli orpelli. Le cor­nici. Basta polemiche, monologhi e quant’altro. Tornerebbe in gara a Sanremo? Solo se avessi una canzone con den­tro qualcosa di importante da dire, come l’anno scorso. Se stavolta ho detto no è proprio perché non vole­vo fare solo la passerella. A me sono sempre piaciute le cose fuori dal nor­male. Quali sono i no più importanti che ha dovuto dire in quest’ultimo an­no, dopo la vittoria al Festival? Ho detto no a tanti spot pubblicita­ri che mi chiedevano di fare come testimonial, rinunciando a un sacco di soldi. Non l’ho fatto per snobismo ma perché non mi sembrava giusto. Mi piace la pubblicità ma non sentivo quelle offerte sulla mia lunghezza d’on­da. Ho accettato in­vece di fare da testi­monial ad una cam­pagna di raccolta fondi per la ricerca contro la sclerosi multipla.E la televisione l’ha cercata? Sì, ma non mi interessa fare il pre­sentatore o cose simili. Ho detto sì, invece, a Raitre per un programma sulla storia della scuola. Un argo­mento che, dopo una vita da pro­fessore, è nelle mie corde.

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