venerdì 20 maggio 2016
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FIRENZE Edire che tempo fa (eravamo nel 1992) manifestava una certa insofferenza per le rassegne imponenti. «Personalmente, credo nei piccoli progetti fatti per poca gente. L’arte non è democratica. È come sulla spiaggia: arriva una folla di diecimila persone e non te la godi più», aveva confessato. Dovrà rassegnarsi, Jan Fabre, perché qui a Firenze di gente ne arriverà parecchia, anche per vedere le sue opere. Che sono un centinaio (bronzi, cere, filmati), alcune delle quali monumentali, distribuite nei luoghi simbolo della città: Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio, Forte di Belvedere. Ma sarà un bel rassegnarsi perché Jan Fabre. Spiritual Guards è una delle più complesse mostre in spazi pubblici italiani dedicate all’artista e creatore teatrale fiammingo e andrà a consolidare il rapporto, già molto stretto, che lega Fabre alla Toscana. Infatti è dal 1994, con una mostra al Pecci di Prato, che Fabre si fa vedere da queste parti e Firenze, che dal 2012 conserva nel CorridoioVasariano due suoi autoritratti e dove espone regolarmente, gli ha assegnato nel 2015 il premio Michelangelo. Spiritual Guardsraccoglie opere realizzate tra il 1976 e il 2016 di raffinata eleganza visiva che fanno della metamorfosi il loro punto di forza, sono cioè come apparizioni che potrebbero indifferentemente provenire dal passato o dal futuro. Notissime quelle realizzate con i carapace cangianti di scarabei dalle metalliche cromie iridescenti e multicolori, quali simbolo di morte e di rinascita, che rappresentano la cifra stilistica dell’artista. Una campionatura di queste opere, tra cui un grande mappamondo che ispirato al globo cinquecentesco di Ignazio Danti, è allestita a Palazzo Vecchio dove il “dialogo” tra antico e contemporaneo rimane tuttavia più auspicato che realizzato. Di spettacolare impatto visivo l’allestimento a Piazza della Signoria, che tuttavia non pare la location ideale per ospitare opere di arte contemporanea, dove Fabre “cavalca” la tartaruga di eccezionali dimensioni di Cercando utopia e assume le sembianze de L’uomo che misura le nuvole, opere nelle quali la figura del-l’artista compare nella doppia veste, rispettivamente di cavaliere e di guardiano. Una condizione, questa (l’artista si definisce «cavaliere della disperazione e guerriero della bellezza »), che si esprime al meglio al Forte di Belvedere dove l’arte di Fabre, che vuole incarnare il potere dell’immaginazione e la missione dell’artista come “ spiritual guard”, trova le ideali condizioni ambientali. Nel luogo fortificato più alto di Firenze, Fabre dispiega il suo esercito vestito di armature lucenti e cangianti. Ecco allora gli scarabei bronzei posizionati nei punti di vedetta del Forte, messi lì come a protezione della bellezza, della spiritualità, dell’utopia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Firenze, sedi varie JAN FABRE Spiritual Guards Fino al 2 ottobre Le installazioni dell’artista in piazza della Signoria e al Forte del Belvedere metafore di rinascita e della sete di spiritualità “L’uomo che dirige le stelle”
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