venerdì 18 agosto 2017
A Taipei dal 18 al 30 agosto 12mila atleti in gara nelle tredici discipline, la maggior parte olimpiche e l’inedito wushu. L’Italia porta Gregorio Paltrinieri. Tra due anni saranno a Napoli
Gregorio Paltrinieri, punta di diamante della spedizione italiana a Taipei

Gregorio Paltrinieri, punta di diamante della spedizione italiana a Taipei

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Dallo smog di Gwangju ai templi taoisti e buddisti di Taipei, aspettando il tramonto sulla collina di Posillipo. Due anni fa la Corea del Sud, dal 18 al 30 agosto il principale centro di Taiwan, tra due anni l’incantevole scenario del Golfo di Napoli. Lo sport universitario mondiale si dà appuntamento nel mar Cinese - su quella che i portoghesi definirono nel XVI secolo isola di Formosa - per celebrare la ventinovesima edizione delle Universiadi estive, aggettivo quest’ultimo diventato obbligatorio dopo la creazione della versione invernale su neve e ghiaccio.

Pronunciare oggi il termine Universiade è come ammirare un nobile decaduto che a stento riesce a permettersi la carrozza col tiro a quattro. Fino a qualche decennio fa la manifestazione era uno tra gli appuntamenti più prestigiosi dell’anno sportivo, capace di attirare gli atleti più forti iscritti negli atenei di tutto il mondo. Oggi invece la rassegna fatica a farsi spazio, stretta nella morsa di un calendario sempre più fitto. Eppure, da italiani, quando si parla di Universiadi il pensiero vola a due personaggi che ne hanno fatto la storia. Il primo fu il dirigente Primo Nebiolo - presidente tra l’altro di Fidal, Iaaf e Fisu, la Federazione internazionale dello sport universitario -, inventore della manifestazione nel 1959 a Torino. Quella che ai tempi poteva sembrare un’idea balzana, in un battito di ciglia divenne un’iniziativa di successo, in un’epoca in cui l’unica rassegna multisport erano i Giochi olimpici e, sul piano universitario, non erano ancora esplosi i programmi di scambio internazionale degli studenti tra un ateneo e l’altro, tanto che le Universiadi rappresentavano uno dei pochi motivi per i laureandi di incontrare all’estero colleghi stranieri con la passione comune per lo sport. Il secondo è l’indimenticabile Pietro Mennea, che nel 1979 realizzò il record mondiale sui 200 metri correndo in 19’’72 proprio alle Universiadi di Città del Messico.

All’epoca fare un primato mondiale in questa rassegna era la normalità, adesso si tratta di un evento raro. Quella di Taipei non sarà l’edizione dei record - a Kazan 2013 ci furono 27 sport e 13.500 atleti - ma ci si andrà vicino. Accanto alle 13 discipline obbligatorie (atletica, basket, scherma, calcio, ginnastica artistica e ritmica, judo, nuoto, tuffi, pallanuoto, tennis, tennistavolo e pallavolo) il programma contempla anche tiro con l’arco, badminton, baseball, pallacanestro, biliardo, golf, sport rotellistici, taekwondo, sollevamenti pesi e l’inedito wushu, un’arte marziale tipicamente cinese. Così facendo gli atleti in gara sfioreranno quota 12mila.

L’Italia si presenta con una spedizione ricca di giovani che vogliono mettersi in mostra e con un big dello sport nostrano a fare da ciliegina sulla torta. L’obiettivo è superare gli 11 ori, 15 argenti e 17 bronzi di Gwangju 2015, quando il medagliere fu dominato dai padroni di casa della Corea del Sud davanti alla Russia e alla Cina. L’uomo da copertina della missione tricolore a Formosa è Gregorio Paltrinieri, per il quale l’Universiade sancirà l’esordio in una rassegna multi-sport anche nel nuoto di fondo.

Dopo l’apparizione primaverile in Coppa Len in Israele, l’emiliano vestirà di nuovo la muta da caimano per nuotare in acque libere. Ormai non è un mistero: a Tokyo 2020 Greg punterà alla doppietta 1500 in corsia e 10 chilometri di fondo. Taipei sarà la prima tappa di questo percorso alla ricerca dell’oro multiplo. Oltre a Paltrinieri, saranno presenti in vasca anche la medaglia di bronzo dei 1500 Simona Quadarella e altri quattro reduci da Budapest Giacomo Carini, Matteo Milli, Alessandro Miressi e Margherita Panziera. Dopo il flop mondiale, l’atletica spedisce a Taipei 25 giovani, tra cui la discobola Stefania Strumillo, già medaglia a Gwangju, e Ayomide Folorunso, presente pure a Londra come anche Davide Re e Jose Bencosme. C’è attesa per i ritorni in azzurro dell’altista Marco Fassinotti e del lunghista Filippo Randazzo. Nei tuffi in gara l’altro medagliato di Budapest Giovanni Tocci, nel tiro con l’arco Claudia Mandia, quarta a Rio con la squadra. La nazionale di calcio guidata da Alessandro Musicco sarà zeppa di giocatori di Lega Pro, con qualche inserimento dalla Serie B e dalla D e un solo reduce dal trionfo di due anni fa in Corea: Tommaso Maestrelli della Giana Erminio, nipote del “Maestro”.

Come da tradizione, la prima giornata del calcio (venerdì) anticiperà di 24 ore la cerimonia d’apertura, durante la quale sarà acceso il tripode, completando la staffetta del fuoco scattata a Torino il 20 giugno. La torcia ha attraversato anche Napoli che nel 2019 sarà il cuore dell’Universiade. La manifestazione tornerà in Italia per la quinta volta, l’ultima era stata in Sicilia nel 1997. Sport, università e universalità a braccetto. Tutti in piedi è il momento dell’inno ufficiale, «Gaudeamus igitur, iuvenes dum sumus», la melodia che accompagna tutte le premiazioni. Godiamo dunque, finché siamo giovani.

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