giovedì 29 aprile 2010
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Pentolada, remuntada, ma finale nada! Adelante Inter. Per una volta quasi tutto il Paese (milanisti e juventini esclusi) ha guardato con simpatia perfino alle smorfie sarcastiche di Mourinho che se ne è stato buono, in mondovisione, e non si è ammanettato per protesta neppure dinanzi alle peggiori nefandezze dell’arbitro De Bleeckere.L’Italia ha sudato a freddo per un’ora con i nerazzurri rimasti in 10 e si è scoperta meno federalista e più «Internazionale». Tanti hanno pensato che fosse stato ingiusto punire quella manina da panettun del Motta, che dopo quindici anni da noi, Zanetti ormai tiene più cuore italiano di patron Moratti e che Julio Cesar in fondo è il nipotino brasiliano dell’Augusto romano. «Veni, vidi, vici» è la risposta latina ai catalani che per l’occasione speciale si erano mascherati da terroristi dell’Eta. Donchisciotteschi, oltre che anacronistici, i proclami di quelli del Barça, troppo convinti dei «paseremos», e «vinceremos», neanche fossero dei guerriglieri del subcomandante Marcos.Hanno venduta «cara la pelle» in campo, come stava scritto sulle loro nere t-shirt. Le avevano messe per tutta la settimana sopra a quella maglia dal nobile sponsor solidale, Unicef. La beneficenza gli è arrivata da De Bleeckere che dopo Ovrebo fa rimpiangere perfino i peggiori loschi figuri con fischietto della nostra Calciopoli. Prima o poi indagheranno anche sul marcio e gli intrighi delle “griglie” di Champions? L’unico signore del Barcellona, resta Pep Guardiola, elegante nel suo completino grigio, composto, posato, pacifista al cospetto della “bombonera” del Camp Nou. «È solo una partita di calcio», aveva condiviso serenamente con il dottor Mourinho, il quale invece non è stato molto capito quando ha esposto la sua tesi che la finale per il Barcellona è «ossessione» - perché si gioca a Madrid - , e per l’Inter è «sueño». Pensieri sottili, in piena sintonia con Calderòn de la Barca e non del Barça, ma bollati con asprezza dal presidente Joan Laporta come trovate da «psicologo di paccottiglia» d’oggi. Sarà, ma questa volta il dottor Mourinho ha letto bene il pensiero dell’avversario, ha evitato il pericolo dell’essere «sottoMessi», costruendo una “gabbia” in cui il bimbo d’oro Lionel, educato alle videomagie di zio Maradona e ormoni della crescita, c’è finito come il canarino Titti. L’Inter che gioca all’«italiana», in rigorosa rimessa, ha segnato 3 gol e ne ha incassato uno solo in 180 minuti, in cui si è confermato il titolo del “poeta” dal cuore blaugrana Manuel Vasquez Montalban: El delantero centro fue asesinado al atardecer. «Il centravanti è stato assassinato verso sera», forse con vent’anni d’anticipo aveva profetizzato la fine di Ibrahimovic? La Champions resta un tabù per questo gigantone dai piedi d’argilla che in Europa non vede mai la porta e Laporta comincia a non vedere più bene lui.Mourinho invece stavolta ha visto tutto giusto e questo stadio immenso, per una notte è diventato il “Camp Mou”. Adelante Inter. Vamos a Madrid.
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